Dai dati 2017 emerge che il comparto industriale italiano, nel panorama europeo, è già molto efficiente nel rapporto tra produzione e rifiuti. Tuttavia, le nuove esigenze di equilibrio tra competitività e sostenibilità, date dalle direttive UE, impongono un importante cambio di paradigma.
Marco Ravazzolo, responsabile ambiente, Area Politiche industriali di Confindustria, in un articolo su Ecoscienza 3/2018 si sofferma in particolare sul tema dell’ecodesign.
Ecodesign, per l’appunto, perché, secondo la Commissione, “l’economia circolare inizia nelle primissime fasi del ciclo di vita del prodotto. Sia la fase di progettazione sia i processi di produzione incidono sull’approvvigionamento delle risorse, sul loro uso e sulla generazione di rifiuti durante l’intero ciclo di vita del prodotto”.
In un intervento su Ecoscienza 3/2018, da parte sua Conai, il Consorzio nazionale imballaggi, fa il punto della situazione, alla luce delle nuove direttive europee, riguardo al riciclo dei rifiuti da imballaggi. In particolare sottolinea come l’impegno per il raggiungimento degli obiettivi di economia circolare coinvolge tutti gli anelli della filiera, a partire da chi progetta l’imballaggio in chiave di eco-design, prevenzione e riutilizzo, fino alla Ricerca & Sviluppo di nuove tecnologie di selezione e riciclo, passando per la raccolta differenziata di qualità, fattore imprescindibile per ottimizzare e incrementare i flussi a riciclo.
Alberto Bellini, dell’Università di Bologna, intervenendo sul 3/2018 di Ecoscienza, ricorda come la plastica oggi sia un problema globale, con tassi di riciclo molto bassi. Quindi illustra il programma europeo Ecircular, coordinato dall’Università di Bologna, che vuole valorizzare le tecnologie digitali come strumento per l’economia circolare, evidenziando i fattori tecnici, economici e legali necessari al cambiamento.