Alla soglia dell’irreversibilità

Sulla rivista Micron, Pietro Greco, riprende uno studio dell’Università di Stoccolma, nel quale si indaga sull’esistenza di una soglia planetaria nella traiettoria del sistema Terra, superata la quale il regime delle temperature diventa altamente instabile e l’instabilità diventa irreversibile.Sono quattro le domande che Will Steffen, scienziato del clima in forze allo Stockholm Resilience Centre, dell’Università di Stoccolma, con un nutrito gruppo di suoi collaboratori si pongono e ci pongono con un articolo, Trajectories of the Earth System in the Anthropocene, appena pubblicato su PNAS: c’è una soglia planetaria nella traiettoria del sistema Terra, superata la quale il regime delle temperature diventa altamente instabile e l’instabilità diventa irreversibile? Se sì, dove si colloca questa soglia? Quali conseguenze avrebbe per l’umanità il superamento di questa soglia? Possiamo fare qualcosa per impedire che questa soglia venga superata?

L’analisi che Will Steffen e colleghi propongono è molto articolata e andrebbe studiata nei dettagli. Non fosse altro perché le variabili in gioco sono molte e svariate sono le traiettorie possibili. Il Sistema Terra è un sistema complesso e, in quanto tale, è estremamente sensibiledalle condizioni iniziali. Basta un battito d’ali di una farfalla in Amazzonia, verificò al computer il meteorologo Edward Lorenz, per scatenare un uragano imprevisto in Texas. Ciò vale per il singolo evento meteorologico come per il clima globale. Dunque, ogni previsione contiene in sé un’intrinseca incertezza. Questo non significa, però, che ogni previsione è inutile. Al contrario, è possibile stabilire degli scenari di probabilità.

Ed è quello che, tutto sommato, hanno fatto gli scienziati guidati da Will Steffen. L’analisi parte dal fatto che nell’Olocene (gli ultimi 11.700 anni) la temperatura media del pianeta è oscillata poco intorno ai 15 °C e il clima è stato piuttosto stabile. Ma anche che negli ultimi 1,2 milioni di anni mai la temperatura ha raggiunto, in media, i livelli attuali. È stata più bassa nei periodi glaciali, ma mai più alta nei periodi interglaciali. Il sistema si è trovato, in qualche modo, in una condizione di equilibrio.

Bene, dicono Steffen e i suoi colleghi: è molto probabile che la crescita della temperatura nell’Antropocene, ovvero nella recentissima era in cui l’impatto umano sull’ambiente è diventato importante e in molti casi decisivo, possa determinare fenomeni irreversibili capaci di far saltare l’equilibrio. Prendiamo, a esempio, lo scioglimento del permafrost in Siberia o di gran parte dei ghiacci in Antartide: se si verificassero, non si potrebbe tornare indietro. Non in tempi brevi, almeno. L’equilibrio salterebbe e occorrerebbero migliaia di anni se non di più prima che eventualmente sia ricomposto.

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