Nel 2008 parlavano di Green Economy solo poche riviste specializzate, oggi l’Italia ricicla il 79% dei suoi rifiuti, e siamo per questo il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo. Quando veniva pubblicato il primo rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola (2009), nel mondo c’erano 25 GW di fotovoltaico installato, che oggi sono diventati 660 e il costo dell’elettricità da fotovoltaico è crollato dell’81%, mentre quello dell’eolico del 46%. Stando a quanto riporta l’edizione di GreenItaly del 2019, le emissioni di green bond sono passate da 1 miliardo di dollari del 2009 ai 250 miliardi del 2018.
Oggi sono 432 mila le imprese italiane che hanno investito negli ultimi cinque anni sulla Green Economy o hanno dichiarato di farlo nel 2019, da nord a sud. Il Nord Est si conferma l’area in cui la quota di imprese che hanno investito o investiranno nel green è più elevata (32,3%), ma è poco distante il valore delle imprese del Nord Ovest (31,6%). Segue il Mezzogiorno (31,2%) e quindi il Centro Italia (29,5%). Tra le province a maggiore concentrazione di imprese eco-investitrici Milano emerge nuovamente, con una quota pari a 35,1%, così come molto elevate sono le quote delle province venete di Padova, Verona, Vicenza, Venezia e Treviso.
Queste scelte si sono tradotte oggi in 3,1 milioni di green jobs, il 13,4% delle persone oggi occupate. Lo ha fatto quasi un’impresa su tre (il 31,2%) dell’intera imprenditoria extra-agricola, mentre nei cinque anni precedenti lo aveva fatto un’azienda su quattro (il 24%). Nel manifatturiero sono una su tre (35,8%).
In un solo anno – riporta Unioncamere – l’occupazione green è cresciuta di oltre 100 mila unità, con un (+3,4% rispetto al +0,5% delle altre figure professionali). Le aziende che investono in tecnologie o sistemi verdi sono più dinamiche sul mercato, anche estero. Se ci limitiamo alle imprese manifatturiere (da 5 a 499 addetti), il 51% delle eco-investitrici ha segnalato un aumento dell’export nel 2018, contro il più ridotto 38% di quelle che non hanno investito.
Sono inoltre imprese che innovano più delle altre: il 79% ha sviluppato attività di innovazione, contro il 61% delle aziende non green. Mentre tra le imprese eco-investitrici il 36% ha già adottato o sta portando avanti progetti per attivare misure legate al programma Impresa 4.0, fra le aziende che non credono nel green lo ha fatto solo il 18%.
Molto elevato è anche il numero di brevetti green italiani: complessivamente nel 2018 se ne sono registrati 3.500, cioè il 10% dei brevetti europei, con un aumento del 22% nel periodo 2006-2015, e una dinamica in controtendenza rispetto ai brevetti in generale. Oggi infine l’Italia è il terzo Paese al mondo, dopo Cina e Giappone e davanti a Spagna, Germania, Francia ma anche Usa, per numero di certificazioni ISO 14001, che fissa i requisiti di un sistema di gestione ambientale di una qualsiasi organizzazione.
Dividendo per settore manifatturiero, si registrano valori molto elevati per gomma e plastica, dove le imprese eco-investitrici sono diventate quasi due su tre (65,4%), così come molto marcata sembra essere la propensione green del petrolchimico (54,2%), in cui più della metà delle imprese negli ultimi cinque anni considerati, ha proceduto, o previsto di procedere quest’anno, a investimenti nel green.
Nel terziario, i servizi di trasporto e logistica mostrano una quota di imprese eco- investitrici pari a 38,2%, mentre i servizi di alloggio e ristorazione green sono il 34,3% del totale. Tra i settori più distanti si ritrovano invece i servizi dei media e della comunicazione (il 19,6% delle aziende investe nel settore green) e i servizi informatici e delle telecomunicazioni (22,2%).
Sono solo alcuni dei dati del nuovo rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola – Unioncamere, di cui parla Cristina Da Rold in un articolo sulla rivista Micron.
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