Abbiamo sperimentato il fastidio del grande caldo di questi giorni. In Italia e ancor di più in Francia, in Germania e nel nord d’Europa. Lo hanno definito “anomalo” questo grande caldo e improvviso questo fastidio. A riprova che stiamo fallendo non solo nella prevenzione (mitigation, dicono gli esperti dell’IPCC) dei cambiamenti climatici, ma anche nell’adattamento (adaptation, dicono gli esperti).
I cambiamenti climatici sono già in atto. Rispetto al 1880, la temperatura media del pianeta è aumentata di 1,1 °C. E i fenomeni meteorologici estremi, come le ondate di calore, sono già più frequenti e più aspri che in passato.
Ne parla Pietro Greco in un articolo su Micron.
Le temperature di questi giorni, per quanto punte estreme, non possiamo considerarle anomale. Dobbiamo, al contrario, considerarle come fenomeni con cui dobbiamo fare i conti (e ancor più li dovremo fare in futuro). Sono la norma in un regime di cambiamenti accelerati del clima.
Dobbiamo, dunque, fare di tutto per mitigarli i cambiamenti del clima, magari rispettando gli accordi di Parigi del 2015 e andando oltre. Ma dobbiamo anche adattarci ai mutamenti che sono già avvenuti. Se, dunque, i picchi di temperatura ci colgono impreparati – in Italia e in tutta Europa – beh, questo significa che non abbiamo fatti molti passi avanti nelle strategie di adattamento.
L’impreparazione del momento ci parla di un’impreparazione strutturale. È come se ancora ci illudessimo di vivere in un regime climatico tipico di cinquanta anni o di un secolo fa e considerassimo le ondate di calore o anche le alluvioni e le inondazioni come eventi rari e imprevedibili. Invece sono eventi sempre più frequenti e prevedibili.
Vedi l’articolo integrale su Micron.