Pietro Greco sulla rivista Micron affronta un tema di grande attualità.
“The Guardian ha sollevato il problema pochi giorni fa con un articolo del suo editor ambientale, Damian Carrington: dobbiamo cambiare le parole quando parliamo di ambiente. In particolare quando parliamo di clima. Perché dobbiamo essere incisivi e, nel medesimo tempo, scientificamente rigorosi.
Ecco qualche esempio dei cambiamenti che il quotidiano ha deciso di autoimporsi. Invece di climate change, d’ora in poi saranno usati i termini climate emergency, climatecrisis o climate breakdown. Volessimo seguirne l’esempio, noi in italiano dovremmo utilizzare al posto di ‘cambiamenti climatici’ i termini ‘emergenza climatica’, ‘crisi climatica’ o ‘collasso climatico’ (diciamo subito che su quest’ultima proposta avremmo serie riserve, anche di tipo scientifico, persino se breakdown lo traducessimo con ‘rottura’).
Allo stesso modo, The Guardian utilizzerà d’ora in poi global heating invece che global warming, anche se quest’ultimo termine non sarà messo al bando. In italiano avremmo meno problemi, perché traduciamo entrambe le espressioni con ‘riscaldamento globale’. Ma non ne facciamo un problema di traduzione. Non per ora, almeno.
Verifichiamo perché The Guardian sente questo problema che, a prima vista, potrebbe sembrare puramente nominalistico. «Noi vogliamo assicurare – sostiene Katharine Viner, la direttrice del quotidiano (la prima donna a dirigere l’autorevole giornale inglese) – di essere scientificamente precisi oltre che di comunicare chiaramente con i nostri lettori su questi temi così importanti. L’espressione climate change suona piuttosto passiva e gentile mentre gli scienziati ci parlano di un fenomeno che rappresenta una catastrofe per l’umanità».
The Guardian ricorda come il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, abbia iniziato a utilizzare l’espressione climate crisis già lo scorso mese di settembre, ricordando che quella del clima è una «crisi esistenziale». E che la medesima espressione viene utilizzata da Hans Joachim Schellnhuber, il climatologo che è stato consigliere di Angela Merkel, dell’Unione Europea e del papa (in occasione dell’enciclica Laudato si’).”
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