L’adozione di adeguate politiche per contrastare i cambiamenti del clima innescherà – ha già innescato – una sorta di “guerra fredda delle tecnologie pulite”, è questo il filo conduttore di una riflessione che Pietro Greco conduce su Micron.
In una battaglia che quasi certamente non sarà tra due blocchi contrapposti ma conflagrerà in un conflitto di tutti contro tutti.
La “guerra fredda delle tecnologie pulite” è già iniziata, peraltro. E già annuncia il rimescolamento delle carte geopolitiche. Da un lato, per esempio, vediamo la laica Greta (che rappresenta l’opinione pubblica transnazionale) e papa Francesco (il capo di una delle grandi religioni del pianeta) accettare le indicazioni della comunità scientifica e battersi per prevenire il climate change; dall’altra, i portavoce della visione economicista alleati con i portatori di interesse dei combustibili fossili che non intendono mettere in discussione lo status quo economico del presente per evitare una serie di catastrofi sociali ed economiche, oltre che biogeofisiche, domani.
Ma in campo, gli uni contro gli altri armati, non ci sono solo portatori di idee e lobbies. Ci sono già anche gli stati, con tutti i loro armamentari. L’Amministrazione Trump, per esempio, ha confermato che nel 2020 (prima data utile) si ritirerà dagli accordi di Parigi firmati dall’Amministrazione Obama. Mentre l’Europa ha già iniziato a elevare qualche muro protezionista nei confronti delle tecnologie pulite prodotte a costi sempre più competitivi dalla Cina.
Prendiamo il caso dei produttori di combustibili fossili: l’International Energy Agency calcola che potrebbero perdere 7.000 miliardi di dollari l’anno, a partire dal 2040, se a vincere la guerra fredda delle tecnologie pulite saranno le energie rinnovabili e carbon free. Non proprio noccioline. Non c’è dubbio che gli stati e le imprese che posseggono la gallina dalle uova d’oro delle fonti fossili si batteranno fino alla fine per conservarla nel proprio pollaio.
Come evolverà, dunque, la guerra fredda dell’energia? Nei giorni scorsi su Nature un gruppo di analisti di diversi paesi ha pubblicato un articolo, How the energy transition will reshape geopolitics, in cui propongono i quattro diversi scenari che potranno ridisegnare la geopolitica in seguito alla transizione (o alla mancata transizione) energetica.
Scenari che sono descritti nell’articolo di Pietro Greco.
Mi sarebbe piaciuto leggere almeno un sunto dei quattro diversi scenari, ma pazienza: andrò a cercarli su Nature
Puo’ trovarli nell’articolo su Micron.