Il coordinamento degli aspetti sanitari con quelli di carattere ambientale è necessario per una migliore comprensione delle relazioni causa-effetto e per la valutazione delle azioni messe in campo. Il Sistema nazionale di protezione ambientale può fornire un ampio e importantissimo contributo anche per quanto concerne le informazioni e i dati specifici di ciascuno dei SIN considerati nello studio epidemiologico Sentieri.
“Una salute migliore, un ambiente più salubre, scelte sostenibili”: sono queste le parole d’ordine che hanno guidato i ministri dell’Ambiente e della Salute nell’inserire anche il tema dell’impatto sulla salute dei siti contaminati tra le sette priorità degli interventi di prevenzione, nell’ambito della Sesta conferenza dell’Organizzazione mondiale della sanità di Ostrava (v. articolo Le sette priorità di OMS Europa, Ecoscienza 6/2017).
La disponibilità di un flusso di conoscenze aggiornato sulla salute delle popolazioni che vivono nelle aree dei siti contaminati è necessario per potenziare le attività di prevenzione e le strategie di sanità pubblica.
I nuovi dati dello studio Sentieri, presentati in via preliminare lo scorso 12 giugno a Roma, riguardano il profilo di salute delle popolazioni che risiedono nei 45 Siti di interesse nazionale (SIN) o regionale per le bonifiche, basato su metodi e fonti informative accreditati, e che include la mortalità, i ricoveri ospedalieri, l’incidenza dei tumori e le anomalie congenite.
Pienamente in linea con gli indirizzi della Conferenza di Ostrava, l’obiettivo dello studio conoscitivo è quello di rafforzare la sorveglianza epidemiologica per verificare l’efficacia delle azioni di bonifica, di riqualificazione ambientale e degli altri interventi sul territorio.
È utile ricordare che la maggior parte delle patologie indagate dallo studio Sentieri riconosce fattori di rischio e cause eziologiche molteplici, in alcuni casi ancora sconosciute. In diverse patologie hanno un ruolo importante sia gli stili di vita (ad esempio, l’abitudine al fumo e al consumo di alcool, la dieta, la sedentarietà), sia la familiarità, sia le esposizioni professionali e ambientali.
Proprio sulle valutazioni delle esposizioni ambientali della popolazione nei SIN è necessario mettere in valore le informazioni e i dati ambientali nelle disponibilità del Sistema nazionale di protezione ambientale (Snpa).
E’ del tutto evidente infatti che lo studio Sentieri – principalmente fondato sull’elaborazione di dati aggregati, indipendentemente dalle caratteristiche delle attività produttive presenti nelle diverse aree e dalle specifiche caratteristiche dei siti, e quindi dei differenti impatti attesi – può avere come unico obiettivo la formulazione di ipotesi, che andrebbero poi approfondite e valutate nel dettaglio.
In questo senso, il contributo del dato ambientale, e dei modelli di esposizione della popolazione, costituirebbero un sicuro valore aggiunto nella ricerca dell’associazione esposizione-effetto.
Il coordinamento degli aspetti sanitari con quelli di carattere ambientale diventa quindi necessario ai fini della migliore comprensione delle relazioni causa-effetto; non solo, si tratta anche strumento di grande potenza per il monitoraggio e la verifica delle azioni messe in campo. Su questo, il Snpa può fornire un ampio e importantissimo contributo; la disponibilità e la reperibilità delle informazioni relative a ciascuno dei SIN è peculiare e diversa da situazione a situazione, per cui il contributo delle singole Agenzie risulta prezioso e imprescindibile.
Oggi, con la nascita del Sistema nazionale di protezione ambientale e il progredire del lavoro di integrazione delle diverse migliori esperienze, vi sono le condizioni per una proficua collaborazione con il “Sistema Sentieri” e i gruppi di lavoro “Ambiente e Salute”, operativi a livello di singole Agenzie e di Snpa.
Risulterebbe, ad esempio, di grande utilità la creazione di un “catasto” dei modelli di ricaduta degli inquinanti esistenti per i diversi SIN, che rappresenterebbe uno strumento operativo di grande interesse nell’ottica dell’organizzazione e omogeneizzazione delle informazioni disponibili a livello locale.
Più in generale, sussiste l’urgenza di definire una strategia condivisa sui temi “Ambiente&Salute”, un settore in cui è necessario elaborare una visione sempre più integrata e strategica. Gli effetti sanitari dei determinanti ambientali restano uno dei punti più “sensibili” per la pubblica opinione e per le Istituzioni. Le Agenzie ambientali e sanitarie sono sempre più spesso coinvolte nella gestione di conflitti, emergenze o questioni ambientali di varia natura e in diversi contesti è richiesta la valutazione diretta di rischi o pericoli per la salute pubblica.
La materia è complessa e interdisciplinare e non può essere ricondotta a un’unica competenza, ma è sempre più urgente:
– superare l’esclusivo approccio epidemiologico, con integrazione delle tecniche di valutazione di rischio e tossicologia ambientale
– inserire delle valutazioni ambientali e sanitarie nei procedimenti valutativi e autorizzativi, in maniera integrata ab origine
– assicurare multidisciplinarietà e multiprofessionalità (chimici, tossicologi, ingegneri, statistici, biologi, fisici, medici ecc.)
E’ dunque necessario sviluppare un substrato tecnico e scientifico adeguato, operativo in maniera solida e diffusa, su cui le istituzioni possano impostare politiche di prevenzione e riduzione del rischio: una forte risposta di sistema, per vincere una sfida importante per il nostro Paese.
Giuseppe Bortone, direttore generale Arpae Emilia-Romagna
- Ecoscienza 6/2017, servizio “Ambiente e salute”
- Ecoscienza 4/2017, servizio “La bonifica dei siti inquinati in Italia”
- Ecoscienza 1/2018, articolo “La dose soglia esiste sempre”, A. Colacci