La stretta correlazione tra ambiente e salute non può essere letta solo con la visione antropocentrica, che si limitava a definire l’impatto dei determinanti ambientali sulla salute dell’uomo, una prospettiva senz’altro importante, ma che non può più essere ritenuta esaustiva dei complessi rapporti in gioco. L’evoluzione delle ricerca, dell’analisi e della pianificazione su questi temi sta infatti andando nella direzione di privilegiare una visione ecosistemica, con una forte integrazione di aspetti diversi e molteplici discipline, per contribuire a salvaguardare (o ricostruire) un ambiente che abbia caratteristiche tali da porsi a supporto della salute, Environmental Health, per utilizzare una definizione coniata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Una visione olistica, che ingloba sempre di più anche gli aspetti economici e sociali. L’evidenza scientifica dimostra quanto i temi delle diseguaglianze e delle inequità per l’accesso qualitativo e quantitativo alle risorse ambientali e naturali/paesaggistiche rappresentino aspetti significativi di vulnerabilità per le fasce sociali più deboli. La dimostrazione che gli effetti delle pressioni ambientali sulla qualità della vita dipendono in maniera diretta e significativa dalle condizioni socio-economiche e dagli stili di vita. Questo implica la necessità di garantire l’inclusione più ampia dei principi di salute e di benessere nell’ambito degli obiettivi di sostenibilità (Agenda 2030).
Prevenzione e sostenibilità nel Snpa
Su questi aspetti la legge 132/2016, istitutiva del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa) è stata quanto mai innovativa; all’articolo 1 prevede infatti che: “Al fine di assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica, è istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente”. Snpa si candida quindi come attore fondamentale per lo sviluppo di queste tematiche e per fungere da interlocutore privilegiato a supporto delle policy.
Per “scoprire” e misurare le relazioni tra ambiente e salute c’è bisogno non solo di dati ambientali e sanitari validi e di qualità, ma anche di dati che siano dialoganti tra loro, informativi dell’associazione tra stato ambientale e impatto sulla salute. Raccogliere dati che possano dialogare tra loro è alla base di un solido studio di epidemiologia ambientale e della costruzione di indicatori che possano monitorare nel tempo l’ambiente, i suoi fattori di pressione e i potenziali impatti sulla salute delle popolazioni esposte.
In ultima analisi, è necessaria una visione ancora più europea dell’approccio ad ambiente e salute. Bisogna quindi lavorare in una logica di open data, nel giusto rispetto della sensibilità dei dati, che in campo sanitario ha ovviamente una rilevanza maggiore.
Laddove l’integrazione tra gli operatori e le loro “culture” professionali è avvenuta in modo costruttivo, i risultati sono stati evidenti. L’autoreferenzialità in questo campo così complesso e interdisciplinare è una sconfitta dichiarata in partenza, e questo vale per tutti gli attori coinvolti. Come già detto, la materia è complessa e interdisciplinare e non può essere ricondotta a un’unica competenza, c’è bisogno di multidisciplinarietà.
Il position paper di Snpa su ambiente e salute
Indubbiamente il Snpa, per le proprie caratteristiche specifiche quali la consolidata interdisciplinarietà e il collegamento stretto con il territorio e le sue comunità, può fornire un contributo fondamentale. Per questo, il Consiglio del Snpa ha condiviso in un documento comune alcuni degli aspetti prioritari del nesso ambiente e salute, per elaborare una visione integrata e strategica: un vero e proprio position paper di Sistema.
In questo documento i componenti del Sistema condividono che:
a) va superato l’esclusivo approccio epidemiologico, privilegiando invece l’integrazione delle tecniche di valutazione di rischio e tossicologia ambientale
b) è necessario l’inserimento delle valutazioni ambientali e sanitarie nei procedimenti valutativi e autorizzativi, in maniera integrata ab origine e internalizzandoli nelle procedure amministrative vigenti
c) è necessario, oltre che operare nell’ambito del singolo procedimento valutativo e autorizzativo, iniziare a costruire percorsi operativi per una valutazione d’impatto sanitario che tengano anche conto delle variabilità territoriali, sociali ed economiche, in aree con accertate criticità sanitarie; questo comporta che, per taluni inquinanti, sia necessario definire obiettivi di qualità ambientale più elevati o sito-specifici; inoltre in alcuni casi può essere opportuno determinare prescrizioni e valori limite di emissione più restrittivi di quelli di legge, o ancora prevedere azioni di mitigazione e compensazione ambientali e socio/economiche, per il perseguimento dei valori e degli obiettivi di qualità ambientale e di tutela sanitaria
d) è necessario sviluppare un substrato tecnico e scientifico adeguato, operativo in maniera solida e diffusa, su cui le istituzioni possano impostare politiche di prevenzione e riduzione del rischio.
D’altra parte è già quello che viene richiesto nelle valutazioni ambientali e nei controlli, nelle valutazioni di impatto ambientale (Via) e nelle autorizzazioni integrate ambientali (Aia), nella gestione di eventi emergenziali complessi. È necessario superare il dualismo che si sta sempre più affermando tra Via/Aia e le valutazioni di impatto sanitario (Vis).
Bisogna far crescere le nostre competenze per valutare esposizione e stima dei rischi. Bisogna sviluppare modelli, come è stato già fatto con le analisi di rischio per i siti contaminati, anche per la valutazione delle altre esposizioni e dei relativi rischi: questo è un “territorio di frontiera” per il dialogo sinergico tra il mondo che si occupa di tutela dell’ambiente e quello della sanità. In tal senso, il Snpa può mettere a sistema le proprie qualificate competenze sulla disponibilità e la fruibilità dei catasti delle emissioni, la propria specializzazione sui modelli di dispersione e ricaduta dei diversi contaminanti nelle varie matrici ambientali, la definizione dei fattori di esposizione e la conseguente valutazione dei rischi. Insomma, c’è materia per un posizionamento chiaro e definito del Snpa, che mette a disposizione del paese le proprie capacità.
Su queste basi e esigenze, è stato di recente siglato un protocollo di intesa con l’Istituto superiore di sanità, per promuovere e rafforzare un’azione sinergica, intersettoriale per le attività di prevenzione e gestione dei rischi per la salute da fattori ambientali antropici e naturali secondo il modello “Salute in tutte le politiche”, in coerenza con gli obiettivi integrati dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. L’idea è quella di partire da proposte concrete e attività operative basate sulla condivisione di piattaforme integrate in grado di mettere a sistema monitoraggio ambientale, valutazioni delle pressioni ambientali, modellistica, esposizione e rischio. Su questi temi, i diversi enti coinvolti possono collaborare proficuamente per sviluppare attività innovative, proporre attività di formazione specifiche su epidemiologia e modelli di rischio, valorizzare il sistema a rete per i rapporti con il territorio e le sue comunità.
In particolare, saranno previsti progetti di ricerca inter-istituzionali e intersettoriali finalizzati al potenziamento e allo sviluppo di strumenti tecnico-scientifici di pronta applicazione, per rispondere alla domanda di supporto alla valutazione integrata degli impatti su ambiente e salute nelle valutazioni e autorizzazioni ambientali e alla gestione delle emergenze ambientali. L’obiettivo è anche quello di conferire organicità alle azioni integrate di ambiente e salute per il contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici.
Sono state inoltre elaborate congiuntamente da esperti dell’Iss e Snpa, a fronte dell’invito del ministero della Salute, alcune proposte per la stesura del nuovo Piano nazionale della prevenzione (Pnp 2020-2025). Iss e Snpa hanno proposto nuovi obiettivi strategici, tesi a promuovere il superamento delle criticità tecnico-scientifiche e di governance a livello nazionale e regionale, con l’impegno di promuovere e rafforzare una strategia sinergica, intersettoriale tra le strutture di prevenzione sanitaria del Ssn e del Snpa per le attività di prevenzione e di gestione dei rischi per la salute da fattori ambientali antropici e naturali.
Sono stati inoltre proposti interventi per la prevenzione e riduzione delle esposizioni dannose per la salute e per il potenziamento della ricerca a supporto dei decisori pubblici.
Giuseppe Bortone, direttore generale Arpae Emilia-Romagna
Leggi l’articolo in Ecoscienza 1/2019 dedicato alla prima Conferenza nazionale Snpa.