Ambiente in Costituzione, un nuovo impegno

Pubblichiamo l’anteprima dell’editoriale di Stefano Laporta, presidente Ispra e di Snpa, sul nuovo numero di Ecoscienza 1/2022.

Una grande soddisfazione e un rinnovato impegno. Sono questi i sentimenti con cui tutti noi del Sistema nazionale Snpa abbiamo accolto la novità costituzionale che ha investito il nostro Paese in questo inizio di anno nuovo e che rappresenta il coronamento di un percorso nato dalla sensibilità dei cittadini. La tutela dell’ambiente entra con un rilievo tutto speciale nella Carta fondamentale della Repubblica italiana, in una prospettiva che guarda non solo al nostro presente ma all’interesse delle future generazioni. Il nuovo comma dell’articolo 9 stabilisce che la Repubblica “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Una previsione che va letta insieme alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, alla promozione dello sviluppo della cultura, della ricerca scientifica e tecnica. Un’attenzione ad ambiente e salute che il legislatore ha voluto inserire anche tra i capisaldi dell’azione economica: nel secondo e terzo comma dell’articolo 41 si esprime in modo esplicito che l’iniziativa economica non deve arrecare danno alla salute e all’ambiente, e che la legge la indirizza e coordina a fini sociali e ambientali.

L’iter di una modifica costituzionale, lo sappiamo, è complesso e questo a tutela del nostro ordinamento democratico. L’ampia maggioranza parlamentare con cui è stata approvata l’8 febbraio  2022 non ha reso necessario l’ulteriore passaggio del referendum, testimoniando quanto la tutela ambientale sia un elemento di convergenza tra le rappresentanze politiche del nostro Parlamento. Un segno che, pur con le necessarie diversità, ricorda l’approvazione della legge 132/2006, grazie alla quale è nato il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa) e che in qualche modo la lega.

L’ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi e gli animali entrano nella Costituzione con un atto di portata storica. Sono inseriti tra i principi fondamentali della Repubblica tra i primi 12 articoli della Carta. Prima di questa modifica, la Costituzione nominava espressamente l’ambiente solo all’articolo 117 nell’elencazione delle materie di esclusiva competenza dello Stato (ex comma 2) e tra quelle di competenza concorrente (ex comma 3), in entrambi i casi riferendosi sempre solo alla questione delle competenze. Con questa modifica costituzionale si colma un vuoto valoriale e di principio che andava ben oltre quello normativo.

Si tratta sicuramente di una scelta del legislatore che arriva al termine di un lungo percorso. Quando i padri costituenti nel secolo scorso inserirono la tutela del paesaggio tra i principi fondamentali, intesero introdurre il concetto di un patrimonio naturale la cui bellezza andava preservata, nel contesto di un periodo storico segnato dall’orrore di due conflitti mondiali. Ci sarebbero voluti almeno venti anni prima che i danni all’ambiente e la mancata tutela fossero visti come un’offesa alla libertà e alla dignità umana. 

Benché non presente nella Costituzione, va detto che a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso non sono mancate sentenze della Corte Costituzionale dove la parola ambiente è stata centrale. Penso ad esempio alla n. 641 del 1987: “L’ambiente è protetto come elemento determinativo della qualità della vita” o alla n. 127 del 1990, dove si definisce un valore primario. La stessa Corte aveva ricordato in più occasioni che la formulazione della tutela del paesaggio andava intesa come tutela dell’ambiente. 

Vorrei soffermarmi brevemente su un altro punto per me fondamentale: l’esplicito richiamo all’interesse delle future generazioni. Oltre a vedervi un legame con la definizione di sviluppo sostenibile contenuta nel rapporto Brundtland del 1987 (“Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”), si coglie la scelta di rispondere a quella spinta che giunge forte dalle giovani generazioni. Penso alle mobilitazioni dei Fridays for future e all’impegno internazionale dei giovani per la lotta contro i cambiamenti climatici. In generale a una forte richiesta di prendere sul serio i problemi ambientali e di sentirli come la priorità del mondo di oggi. Un monito che ci giunge anche da papa Francesco con i suoi molteplici interventi sulla cura del creato e soprattutto con l’enciclica Laudato si’. Per la prima volta nella storia un pontefice ha dedicato il documento più alto del magistero alle sfide ambientali.

Quanto alla modifica dell’articolo 41, tengo a sottolineare che rientra perfettamente in quel lavoro avviato negli ultimi anni dal Sistema Snpa per accompagnare il processo di transizione ecologica del Paese. Affermare che l’azione economica non deve arrecare danno alla salute e all’ambiente non rappresenta un ostacolo alla libera iniziativa delle imprese. Al contrario vuol dire sostenere uno sviluppo realmente sostenibile che orienti l’azione economica verso un reale equilibrio tra produzione, lavoro e difesa dell’ambiente. È un processo possibile e lo testimoniano le imprese che nel seguire criteri ambientali acquistano di competitività e crescita.

Quali sviluppi per Snpa dalla riforma costituzionale? Per chi come noi del Sistema nazionale è impegnato quotidianamente nei controlli, nel monitoraggio del territorio, nelle attività di ricerca ambientale, a livello nazionale e locale, quanto accaduto lo scorso 8 febbraio non può che essere una notizia di grandissimo rilievo. Ritengo, inoltre, che il Parlamento sia oggi chiamato a ragionare su una legislazione di dettaglio che sviluppi i nuovi principi costituzionali. Se la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi non diventa una materia viva, rischia di rimanere un alto enunciato. Entrando come principio fondamentale della Repubblica, l’ambiente deve essere tutelato in modo uniforme su tutto il territorio, garantendo gli stessi livelli da nord a sud. Un impegno che ci vede profondamente coinvolti in ogni regione e pronti a essere un riferimento per il nostro Paese.

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