In occasione della presentazione dell’Annuario dei dati ambientali della Toscana 2022 in virtù dell’accordo quadro stipulato tra ARPAT e l’Università di Pisa, Carlo Pretti ordinario presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa ha portato un interessante contributo sul tema delle interconnessioni tra le contaminazioni in ambiente marino, gli organismi in esso presenti ed i cambiamenti climatici. Proprio tale fenomeno è, infatti, la causa dell’insorgere di fattori di stress negli organismi marini oggi esposti a temperature superiori ed a pH differenti. Questo scenario di contaminazione rischia di imprimere all’ambiente marino cambiamenti in una direzione “non” corretta e desiderata.
Fattori da monitorare
A partire dal 2010 – ha commentato Pretti – si è assistito ad un consistente aumento di studi sulla presenza di microplastiche in ambiente marino e sui risvolti che queste determinano sul cambiamento climatico. Gli studi e le ricerche per verificare e monitorare il fenomeno del cambiamento climatico nel mare sono basati sulle misurazione di tre fattori quali temperatura, pH e salinità.
Per quanto riguarda la temperatura, l’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change (https://www.ipcc.ch/) ha eseguito delle proiezioni ed ha rilevato che se vengono avviate per tempo azioni correttive necessarie è possibile limitare l’aumento di temperatura intorno al grado e mezzo, diversamente è previsto un aumento della temperatura di 4° entro il 2100. Per quanto riguarda l’acidificazione dei mari sarebbe auspicabile attestare i valori su un pH di 7/8 mentre attualmente il valore rilevato è di 8,10 – 8,12.
Tossicità dei contaminanti e cambiamento climatico
L’aumento delle precipitazioni estreme comporta un maggiore dilavamento dei suoli (fenomeno del run-off) che assorbono contaminanti come pesticidi, erbicidi e idrocarburi, oltre ad assorbire maggiori immissioni di carbonio organico. I dilavamenti che impattano sui suoli, si riversano nelle falde e nei corsi d’acqua per giungere poi al mare. Il crescere degli eventi siccitosi favorisce la concentrazione di sostanze non volatili ed anche di elementi in traccia come l’arsenico ( un elemento in traccia è definito come tale se è presente nel sistema in esame con una concentrazione minore di 0.1% in peso, cioè minore di 1000 parti per milione ppm = μg · g-1).
Le precipitazioni impattando su terreni che hanno perso coerenza (terreni arsi con presenza di crepe) e che fanno penetrare contaminanti attraverso “cammini preferenziali” offerti dai suoli inariditi e fratturati. Da qui le acque pluviali con i contaminanti arrivano alle falde, alle acque interne e poi alla fine al mare. I contaminanti volatili possono essere più facilmente dispersi in atmosfera, tuttavia l’incremento delle temperature a cui stiamo assistendo può causare una dispersione in atmosfera più rapida di tali sostanze volatili. L’effetto di evaporazione può contribuire a concentrare maggiormente le sostanze non volatili nei corpi idrici. É importante sottolineare – ha commentato Pretti – che un contaminante che ha alte caratteristiche di volatilità può entrare in atmosfera ed essere trasportato secondo i movimenti e le traiettorie delle correnti aeree, causando i cosiddetti fenomeni cavalletta (grasshopper) dove i contaminanti presenti in aree industrializzate si ritrovano poi in zone dove tali contaminanti non dovrebbero essere presenti perché non lì prodotti.
I contaminanti presenti in Artico ed in Antartico sono arrivati li attraverso l’effetto di evaporazione, condensazione, e riprecipitazione avendo percorso enormi distanze ed avendo compiuto grandi salti di latitudine.
Biodisponibilità e degradazione dei contaminanati
Il succedersi di eventi siccitosi incide anche sui contaminanti che si sono stoccati e mineralizzati nel corso del tempo e che non esercitano sostanzialmente alcuna azione tossica. La siccità invece li può rendere di nuovo mobili (fenomeno della rimobilitazione) rimettendoli in soluzione, come ad esempio le opere di dragaggio di un porto per rimuovere le sabbie che nel tempo si sono ammassate e che lo ostruiscono.
Altro elemento su cui occorre porre attenzione è la degradazione dei contaminanti causata dall’incremento delle temperature, tale fenomeno può indurre accelerazioni ai processi di degradazione dei contaminanti considerato che alcuni contaminanti sono più tossici da metaboliti ( Un metabolita è il prodotto del processo del metabolismo. Dopo che una sostanza è stata assimilata dall’organismo, subisce un processo di trasformazione che ha la funzione di rendere la sostanza assunta più facilmente assorbibile o eliminabile).
Oppure si possono produrre nuovi metaboliti con effetti poco conosciuti e quindi sostanze chimiche a cui vengono esposti organismi che non hanno conoscenza metabolica o immunologica di tali sostanze.
Gli ecosistemi marini sono sotto pressione a causa dei cambiamenti climatici e per l’esposizione a miscele complesse di contaminanti di origine antropica, miscele note capaci di aggredire sia l’ambiente, sia causare effetti sugli organismi.
Contaminanti emergenti
Esiste poi un nuovo settore di contaminanti chiamati contaminanti emergenti tra cui ci sono tutti i prodotti per la cura personale ed i farmaci che contengono al loro interno materiali come plastiche, microplastiche associati anche ai nanomateriali. Fanno parte dei contaminanti emergenti i prodotti per la cosmesi, i prodotti ad azione antisettica, ad azione preservante, repellente per gli insetti, protettiva ai raggi solari e tutti i conservanti in essi contenuti.
Le possibili soluzioni
La tendenza è quella di individuare e proporre soluzioni le più naturali possibili e che la natura stessa è in grado di offrirci. Si parla dunque di andare ad allargare le aree marine protette, di ripristinare ambienti marini erosi, di rivedere il design delle chiglie delle imbarcazioni perché sia possibile diminuire l’impatto delle turbolenze sui fondali.
Tale visione si collega ad un approccio di tipo olistico che è rappresentato dal concetto di “salute unica” dove sostanzialmente un ambiente mantenuto in buone condizioni ha un effetto benefico sugli animali e sull’uomo.