L’allerta siccità in Calabria, scattata in questi ultimi giorni ha un’origine lontana che si può desumere dalla consultazione delle mappe delle precipitazioni e delle temperature, confrontandole con i dati storici.
“lo scenario analizzato evidenzia inequivocabilmente una carenza di riserva idrica molto marcata, che risulta palese nei territori centro settentrionali e tirrenici meridionali della regione, mentre appare mascherata lungo il versante jonico centro meridionale”.
Questa è la conclusione a cui giunge il “Rapporto sulle precipitazioni e valutazione del deficit idrico nel periodo ottobre 2016 – Giugno 2017”, che il Centro funzionale Multirischi dell’Arpacal, diretto dall’ing. Raffaele Niccoli, ha trasmesso alla Regione Calabria che, proprio in questi giorni, ha chiesto al Governo il riconoscimento dello stato di calamità naturale per la siccità che sta colpendo il territorio calabrese.
Il rapporto speditivo si pone l’obiettivo di quantificare e caratterizzare qualitativamente quello che viene indicato come periodo siccitoso, facendo ricorso alle elaborazioni dei dati provenienti dalla rete meteorologica nazionale, gestita in Calabria dal Centro Funzionale Multirischi dell’Arpacal.
“Dall’analisi dei dati – riferisce il Rapporto – emerge che negli ultimi mesi il territorio regionale calabrese è sottoposto ad un marcato deficit di precipitazioni atmosferiche, soprattutto per quanto riguarda i versanti centro settentrionali della regione. Le mappe tematiche prodotte evidenziano che per l’intero periodo in studio si è registrato un diffuso e continuo deficit di precipitazione mensile rispetto alle medie storiche”.
“La valutazione della distribuzione cumulata nell’intero periodo ottobre 2016 – giugno 2017 ed alla media relativa allo stesso periodo riferita ai valori misurati dal 1916 al 2016 – continua il Rapporto – evidenzia il sensibile deficit di apporto precipitativo soprattutto nei territori centro-settentrionali della regione”.
“Anche dall’analisi dei dati di temperatura registrata sulla nostra regione si evince che per l’intero periodo in studio le temperature si sono mantenute al di sopra della media, soprattutto nei mesi di febbraio, marzo e giugno. Solo nel mese di gennaio si riconosce un generico calo rispetto alla media del periodo”.
Passando quindi alla valutazione dello Standardized Precipitation Index (SPI) – un indice climatologico internazionale comunemente usato per la quantificazione della relativa scarsità o abbondanza di precipitazioni – dal rapporto si evidenzia “come l’indice SPI assuma valori inferiori a -2, cioè di estrema siccità, per l’aggregazione a 3, 6 e 12 mesi per buona parte del Cosentino e del versante Tirrenico reggino. Ciò testimonia, allo stato attuale, una scarsa disponibilità di risorse idriche sia ai fini della produzione agraria che di bacino idrologico (livelli di falda e portate fluviali).”