In Calabria, la qualità dell’aria gode di buona salute. Lo dice la valutazione annuale sintetizzata nella “Relazione per la valutazione della qualità dell’aria nella regione Calabria” appena pubblicata in formato integrale sul sito dell’agenzia regionale per l’ambiente: nel 2020, in tutte le stazioni di monitoraggio gestite da Arpacal, i dati sugli inquinanti rilasciati in atmosfera non hanno superato i limiti previsti dal D.lgs. n. 155/2010 e dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Con riguardo all’andamento dell’ozono, alcuni parametri ne influenzano l’accumulo in modo tale da presentare il superamento dell’obiettivo a lungo termine, nel periodo tardo primaverile-estivo. Ad attestare questa tendenza è la stazione di monitoraggio di Mammola che nel Piano di valutazione regionale riveste un particolare ruolo di sentinella della qualità dell’aria in Calabria. Nessun superamento delle emissioni di ozono per quanto riguarda, invece, i limiti previsti per la soglia di informazione e la soglia di allarme: l’andamento dell’inquinante su base temporale giornaliera garantisce, anche nei picchi orari più sensibili, i parametri stabiliti dalla legge per la protezione della salute umana.
Prevedibile e meritevole di alcune considerazioni è il confronto dei dati 2020 con il 2019: in Calabria come nelle altre regioni, i dati sugli inquinanti – sia quelli principali rilevati dalla rete regionale di monitoraggio che quelli secondari riscontrabili attraverso le analisi di laboratorio- hanno registrato una significativa diminuzione della concentrazione media in corrispondenza del periodo di lockdown. La limitazione del traffico, la drastica riduzione delle attività commerciali e produttive- tra questi anche quella dei porti e degli aeroporti- hanno avuto un vero e proprio effetto di mitigazione particolarmente efficace, grazie al carattere universale, oltre ai confini geografici, del lockdown. A dimostrazione che sul destino degli inquinanti dell’aria, conta la prospettiva universale delle azioni umane. Si tratta, in generale, di una sfida ambientale che richiede forti sinergie poiché si tratta, come nel caso dell’ozono, di gas influenzati dalla temperatura e dall’aumento della CO2 nell’atmosfera, prodotta da emissioni antropiche che si sovrappongono a quelle delle sorgenti naturali.
“Attraverso le agenzie ambientali, le istituzioni di ricerca, incluse quelle del settore sanitario – ha affermato il direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra– si possono individuare, sotto l’egida dell’Ispra, le migliori strategie anche per mitigare gli effetti del clima sulla qualità dell’aria”.
Il direttore scientifico dell’Arpacal, dr. Michelangelo Iannone, spiega: “ sulla base dell’esperienza di altre agenzie, emerge l’opportunità di riuscire ad integrare l’attuale monitoraggio degli inquinanti con dati ancora più dettagliati circa le sorgenti emissive”. “Una specifica attività di monitoraggio delle emissioni sugli aeroporti – continua Iannone- così come sul traffico portuale e stradale, all’interno del settore trasporti, e delle attività produttive, ci consentirebbe di elaborare valutazioni di impatto sempre più dettagliate alla realtà regionale e supportare la pianificazione in modo coerente alla sostenibilità ambientale”.
“Un particolare ringraziamento – conclude il direttore generale- al team tecnico che, coordinato dal Dirigente Tecnico Ing. Domenico Vottari, ha realizzato le attività previste dalla Convenzione con la Regione Calabria fino al 2020, prima di passare il coordinamento alla Dirigente Chimico Dr.ssa Claudia Tuoto, Responsabile del Servizio Aria del Dipartimento Provinciale di Cosenza”.
Attraverso il sito web dedicato alla Rete Regionale della Qualità dell’Aria, raggiungibile dal sito istituzionale dell’Arpacal, ogni utente può accedere direttamente ai dati e alle informazioni sugli inquinanti attraverso mappe che informano per il giorno corrente e i due giorni successivi.
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