Arpa Campania ha partecipato agli Stati generali del mare promossi dal Comune di Napoli. Alla presenza, tra gli altri, del sottosegretario all’Ambiente Salvatore Micillo, si è discusso delle principali criticità ambientali nel Golfo.
Il mare e la città: una simbiosi suggestiva, ma anche un rapporto problematico, una questione aperta. La salvaguardia e la valorizzazione delle acque costiere a Napoli, in chiave ambientale e di fruibilità, sono state al centro di una tavola rotonda tra istituzioni ed esperti, che si è tenuta lo scorso 9 novembre nella Sala dei baroni del Maschio angioino. Tra i partecipanti, Arpa Campania, rappresentata da Lucio De Maio, dirigente dell’Unità operativa mare, che ha illustrato ai presenti il quadro dei controlli sulla qualità delle acque costiere e le criticità non ancora risolte.
All’incontro, promosso dalla delegata al Mare del Comune partenopeo, Daniela Villani, ha partecipato anche il sottosegretario di Stato all’Ambiente Salvatore Micillo. L’esponente del Governo ha accennato alle attività propedeutiche alla bonifica del sito di interesse nazionale di Napoli Est. «Sono partiti i primi tavoli tecnici con la partecipazione del Comune», ha detto il sottosegretario. «In un contesto segnato da attività portuali e da altri impatti, si tratta di un’operazione complessa, attesa da molti anni, vicina a un punto di svolta».
Micillo ha anche citato il disegno di legge Salva Mare, un testo che il ministro Sergio Costa intende sottoporre al vaglio del Parlamento. «Attualmente – ha spiegato il sottosegretario – i pescherecci raccolgono, insieme al pescato, una quantità di plastica notevole. L’idea è indurre i pescatori a portare questi rifiuti in porti con banchine appositamente attrezzate, anziché rimetterli in mare». I primi esperimenti-pilota, condotti in diverse località tra cui Sorrento, hanno portato al recupero di circa trenta tonnellate di plastica in dieci giorni.
A Napoli, come è ovvio, il mare sconta la presenza di un porto di grandi dimensioni. Il vicesindaco Enrico Panini ha parlato di un «muro, in parte visibile in parte invisibile, che separa il mare dalla città. Un muro – ha commentato il numero due di Palazzo San Giacomo – che si sta sgretolando anche grazie al moltiplicarsi dei turisti, ma non è del tutto scomparso. Attenzione, però: restituire il mare alle persone non significa considerarlo una risorsa sfruttabile all’infinito».
La presenza dell’Arpa Campania ha spostato il dibattito su un piano tecnico. De Maio, che coordina la flotta dell’Agenzia, ha spiegato che Arpac investe molto nei controlli sulle acque costiere, al punto che la Campania è una delle regioni più attive su questo fronte. Solo sul versante dei controlli sulla balneabilità delle acque, da aprile a settembre 2018 l’Agenzia ha prelevato circa 2.500 campioni d’acqua lungo l’intero litorale campano e svolto oltre 5.000 analisi. Il dirigente ha tracciato l’elenco delle criticità: al primo punto, gli scarichi presenti lungo la costa.
Lo scarico diretto, senza condotta sottomarina e non depurato, è la categoria più impattante. Il dirigente Arpac ha ricordato che questa fino a 40-50 anni fa era la norma, oggi invece è un’eccezione, seppure non del tutto scomparsa. I depuratori sono spesso presenti, ma è frequente che le acque fognarie non siano separate dalle acque piovane. In caso di piogge abbondanti, si attivano i cosiddetti tubi di “troppo pieno”: per evitare danni agli impianti causati dalle piene, i depuratori vengono bypassati e gli scarichi finiscono in mare non trattati. È il motivo per cui, non di rado, si arriva a divieti temporanei di balneazione, anche solo di pochi giorni, in tratti di costa le cui acque normalmente sono di buona qualità.
All’incontro, moderato dalla giornalista Rai Francesca Ghidini, sono intervenuti anche, tra gli altri, il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale, Pietro Spirito e la consigliera regionale Vincenza Amato.