Si avvia verso l’epilogo la vicenda della sfortunata balenottera ritrovata morta nelle acque del porto di Sorrento la mattina dello scorso 15 gennaio. Nella giornata di ieri, 21 gennaio 2021, la carcassa del cetaceo di notevoli dimensioni è stata sottoposta a necroscopia.
L’intera operazione, a partire dal ritrovamento della balena, ha coinvolto numerosi Enti, che si sono coordinati con una serie di sopralluoghi e riunioni: in primo luogo la Guardia Costiera (in particolare la Capitaneria di porto di Castellammare di Stabia e l’Ufficio locale marittimo di Sorrento), che, oltre al ritrovamento dell’animale con un nucleo di sommozzatori, ne ha curato tutte le fasi del trasferimento da Sorrento al Porto di Napoli. Poi, le Asl Napoli 3 Sud e Napoli 1, per le loro competenze sanitarie e territoriali, insieme al Centro di riferimento regionale sulla sicurezza sanitaria del pescato (Crissap), il Parco marino di Punta Campanella, che ha svolto una intensa opera di collegamento tra i diversi soggetti coinvolti, il Comune di Sorrento, l’associazione Marevivo e i diversi atenei ed enti di ricerca intervenuti, tra questi l’Università di Padova con il nucleo specializzato sulla necroscopia dei mammiferi marini (Cert), l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, con sede a Portici, e l’Università di Siena.
Arpac ha portato il proprio contributo in ogni fase delle operazioni, innanzitutto manifestando la propria disponibilità al trasferimento del mammifero con i mezzi nautici dell’Agenzia, gestiti dalla UO Mare. Inoltre, ha assicurato con la ASL Napoli 3 Sud, in appalto con ditte specializzate, che non ci fossero compromissioni ambientali per eventuali sversamenti in aree marine confinate di liquidi organici ed ematici. Le successive analisi sugli organi interni e sui tessuti saranno svolte dall’Università di Padova e dallo Zooprofilattico, mentre l’Università di Siena e Arpac effettueranno indagini per verificare se sono presenti microplastiche nel contenuto prelevato dallo stomaco del cetaceo.
Prima di trasferire la balena dal porto di Sorrento è stato necessario pianificare le operazioni per sollevare l’animale dall’acqua e trasferirlo in un luogo idoneo per le indagini necroscopiche. Bisogna tener presente che si trattava di un esemplare della lunghezza di 21 metri, uno dei più grandi mai rinvenuti nel Mediterraneo, con un peso stimato di oltre 60 tonnellate. Questo ha posto difficoltà enormi, apparentemente insormontabili, tuttavia la disponibilità di un armatore sorrentino, il comandante Salvatore Di Leva, ha reso possibile l’operazione, grazie a un bacino galleggiante del Cantiere Compagnia bacini napoletani, normalmente utilizzato per il carenaggio delle navi: qui il mammifero è entrato in galleggiamento, poi il bacino è stato fatto emergere.
Dai primi esami necroscopici, osservando gli strati del cono cerumeo, è stato possibile accertare che si trattava di un esemplare anziano di circa 70 anni. La significativa presenza di parassiti sulla cute denotava una scarsa vitalità e mobilità dell’animale. Sono stati infatti riscontrati evidenti segni di artrosi con deformazione ossea di due vertebre nella parte terminale della spina dorsale, il che certamente provocava un serio problema di mobilità della coda. Lo stomaco è risultato sostanzialmente vuoto: è stato possibile prelevare soltanto un liquido scuro, che sarà comunque sottoposto ad esame per verificare l’eventuale presenza di microplastiche. Infine, le mammelle sono risultate atrofizzate: questo lascia un po’ cadere l’ipotesi avanzata in precedenza, che i due esemplari avvistati nelle acque del porto di Sorrento siano madre e figlio. Tuttavia gli esperti dell’Università di Padova continuano a ritenere che le immagini del presunto piccolo, filmato ancora vivo giovedì 14 gennaio, non siano compatibili con la grandezza di questo esemplare, ritrovato senza vita sul fondale il giorno successivo, e che quindi si tratta di due diversi esemplari.
Trattandosi dunque di un animale che non si alimentava probabilmente da più giorni, con problemi di mobilità e in età avanzata, è verosimile ipotizzare che la morte sia stata determinata per cause naturali e che la balenottera, come spesso accade, trovandosi in uno stato di malessere e di indebolimento abbia cercato un basso fondo su cui adagiarsi scegliendo le acque del porto di Sorrento. Proprio nel territorio di questo comune, appena possibile, sarà esposto il suo scheletro, secondo quanto hanno annunciato le autorità comunali.
(a cura di Lucio De Maio – Arpa Campania – dirigente UO Mare)