Ad Avellino affollato incontro di presentazione della Carta della natura della Campania. Bratti: «Irpinia non è area critica dal punto di vista ambientale, ma occorre manutenzione per combattere il dissesto»
L’elaborazione della Carta della natura della Campania conferma l’Irpinia come il “cuore verde” di una regione nel complesso fragile e decisamente impattata dalla presenza umana. «Non esistono isole felici», ha detto il commissario Arpac Stefano Sorvino nel corso dell’evento di presentazione della Carta, lo scorso 25 maggio ad Avellino, «però questo lavoro conferma come la Campania presenti uno scenario fortemente articolato, con un’area congestionata occupata dalla grande conurbazione costiera e una fascia interna dove gli equilibri ambientali sono meno stressati, fascia che comprende l’Irpinia, il Sannio e il Cilento».
Sono 56 i diversi tipi di habitat identificati in provincia di Avellino, sui 105 del territorio regionale: un universo naturale, quello irpino, che comprende quindi una buona parte di tutta la biodiversità campana. Salvatore Viglietti (Arpac) e Lucilla Laureti (Ispra) hanno raccontato i contenuti della Carta a una platea di tecnici e amministratori riuniti a Palazzo Caracciolo: a risaltare, i boschi dell’Avellinese, e tra questi soprattutto castagneti, querceti e faggete. I tecnici dei due enti coinvolti nel progetto hanno per la prima volta censito tutti gli habitat della provincia, distinguendo ad esempio tra castagneti selvatici e castagneti da frutto, classificando inoltre i querceti a seconda della prevalenza del cerro o della roverella.
Un lavoro che risulterà molto utile per il Piano paesaggistico regionale, in corso di elaborazione. «Questo tipo di strumenti», ha sottolineato il prefetto di Avellino Maria Tirone, «toglie alibi a scelte devastanti per il territorio. Non ci si può più trincerare nella mancata conoscenza delle risorse naturali, oggi sappiamo con precisione dove sono le aree di pregio da salvaguardare». Rosa D’Amelio, presidente del Consiglio regionale, ha aggiunto che «occorre uscire dalla logica delle emergenza e puntare finalmente sulla programmazione dello sviluppo. Lo strumento Carta della natura va proprio in questa direzione. In Irpinia, ad esempio, abbiamo uno dei bacini idrici più importanti d’Europa, che al momento disseta ben due regioni: conoscere le risorse del territorio è indispensabile, lo sviluppo non si improvvisa».
«La descrizione degli habitat», ha osservato Sorvino, che è stato assessore all’Ambiente della Provincia di Avellino, «fa emergere le caratteristiche di pregio di un territorio dove l’abbondanza di risorse idriche e la presenza di importanti gruppi montuosi rendono la vegetazione rigogliosa in molte zone. Ovviamente, rispetto al resto della Campania, qui è più leggera la pressione esercitata dall’uomo sull’ambiente, ma non significa che sia da sottovalutare». Se in Campania, stando ai dati contenuti nella Carta, non è trascurabile la quota di territorio a pressione antropica “alta” (9,27%) e “molto alta” (8,46%), in provincia di Avellino si registra una pressione antropica “alta” sul 4,31% del territorio, “molto alta” su appena lo 0,01%.
Dei conseguenza, dal punto di vista naturalistico, la provincia di Avellino risulta meno fragile della regione nel suo complesso: il 3,53% del territorio irpino è considerato a fragilità “alta”, appena lo 0,03% a fragilità “molto alta”, percentuali che a livello regionale salgono rispettivamente al 5,62 e allo 0,51. «Dal punto di vista ambientale», ha sottolineato il direttore generale Ispra Alessandro Bratti, «l’Irpinia non è affatto una delle aree critiche del Paese. La Carta della natura, del resto, conferma che la provincia di Avellino è un’area naturalisticamente ricca, meno impattata dall’uomo rispetto ad altre aree della Campania e d’Italia. Ma anche i territori più verdi non vanno lasciati a se stessi, soprattutto in ragione dei cambiamenti climatici. È necessario puntare sulla manutenzione per combattere il dissesto».
Bratti, che è già intervenuto alla presentazione della Carta della natura a Napoli, ha aggiunto anche che «il rapporto tra Arpa Campania e Ispra diventerà sempre più stretto con l’attuazione della legge 132. Arpac è già un punto di riferimento importante per la conoscenza del territorio, ma con la realizzazione del Snpa l’obiettivo è colmare i gap strutturali che sussistono tra le varie agenzie regionali e rendere il sistema di autorizzazioni e controlli più uniforme su tutto il territorio nazionale. Questo – ha ragionato l’ex presidente della Commissione bicamerale ecomafie – è un bene per le imprese più sane e innovative, che hanno bisogno di regole certe per poter lavorare, e di un panorama istituzionale più omogeneo da regione a regione».
Ha partecipato al dibattito anche Francesco Iovino, neopresidente del Parco regionale del Partenio, uno dei due parchi regionali irpini insieme a quello dei Monti picentini «La Carta della natura», ha detto Iovino, «ci fa conoscere in modo dettagliato tutte le peculiarità dell’intero Parco. Una conoscenza fondamentale per decidere come intervenire per incidere in modo efficiente. Nel territorio del Parco ci sono tante bellezze, come evidenzia questo lavoro, ma anche punti di fragilità sotto l’aspetto idrogeologico». Tra i presenti, il presidente dell’Osservatorio regionale rifiuti, Enzo De Luca, che ha ricordato come la Campania sia la prima regione del Mezzogiorno ad aver aderito al sistema ORSo per monitorare i flussi di rifiuti.
Luigi Mosca
Arpa Campania – l.mosca@arpacampania.it
Carta degli habitat della provincia di Avellino