Grazie all’accordo Ministero-Regioni, introdotte nuove attività, dallo studio delle praterie di posidonia al monitoraggio di mammiferi marini come il tursiope. Le operazioni sono coordinate dall’Unità operativa Mare dell’Arpa Campania.
Da questo mese, in virtù del rinnovo dell’accordo operativo tra Ministero dell’Ambiente e Regioni, sarà garantita anche in Campania la prosecuzione per il triennio 2018-2020 delle attività disciplinate dalla direttiva “Marine Strategy”. Nel 2008 il Parlamento europeo ed il Consiglio dell’Unione europea, allo scopo di istituire un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino, hanno infatti emanato la direttiva quadro 2008/56/CE, poi recepita in Italia con il decreto legislativo 190 del 2010.
Il Ministero per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare, individuato come Autorità competente per l’attuazione di tale direttiva, si è avvalso sin dal 2015 delle Arpa/Appa per la realizzazione dei piani di monitoraggio previsti dall’articolo 11 del decreto 190. Questo ha consentito alle agenzie di ampliare per la prima volta il campo del monitoraggio marino costiero tradizionale, non solo in senso geografico (l’area di monitoraggio arriva fino alle dodici miglia nautiche anziché a un miglio nautico come previsto dal Testo unico sull’ambiente) ma anche come numero e tipologia di azioni. La Marine Strategy ha infatti introdotto in maniera innovativa le indagini in materia di microplastiche disperse in ambiente marino, la stima quantitativa dei rifiuti spiaggiati lungo le coste, lo studio di habitat di elevato pregio ambientale come quelli a coralligeno e i fondi a maerl, nonché l’osservazione delle specie non indigene come il fitoplancton e il macrozoobenthos.
In Campania le attività affidate ad Arpac sono coordinate dalla Unità operativa Mare e coinvolgono molte strutture dell’Agenzia, in particolare le Aree territoriali dei tre Dipartimenti provinciali costieri, l’Area Analiticadi Napoli e la Uoc Siti Contaminati e Bonifiche, nonché la Direzione generale e quella amministrativa.
Con l’imminente avvio dei lavori, inizia quindi il quarto anno di attività, determinante sotto molti punti di vista: in programma ci sono l’ottimizzazione degli interventi, l’analisi di trend dei dati, il popolamento del database nazionale con tutti i “dati” raccolti nei tre anni di convenzione.
Non sono poche le novità per l’anno appena cominciato: come previsto dal nuovo Piano operativo delle attività (Poa 2018) vengono introdotte, attraverso un apposito Addendum, nuove attività di monitoraggio che porteranno un notevole incremento delle mansioni. Oltre al numero di campionamenti effettuati nel 2017 (che si assesta a 584 totali, oltre ai rilievi visivi e a quelli effettuati con veicoli guidati da remoto), riferiti ai nove moduli previsti dal Poa 2017, saranno aggiunti quelli previsti da cinque nuovi moduli.
Si tratta del monitoraggio degli habitat delle praterie di Posidonia oceanica (modulo 10), delle specie bentoniche protette Patella ferruginea (11F) e Pinna nobilis (11N), dei mammiferi marini, in particolare del Turiops truncatus, il tursiope o delfino dal naso a bottiglia (12), e infine dell’avifauna marina, in particolare dell’ Ichthyaetus audouinii o gabbiano corso (13I).
Questo complesso quadro di attività è stato organizzato in Arpac attraverso l’istituzione di progetti speciali annuali associati ai rispettivi Poa. Così i costi non gravano direttamente sui fondi dell’Agenzia, bensì sui fondi attribuiti dal Ministero, caratteristica unica nello scenario del Snpa. Tale progetto, strutturato in tre fasi sinergiche al fine di garantire il corretto svolgimento delle attività nel rispetto dei dettagli tecnici, delle tempistiche e della quantificazione economica, prevede inoltre l’istituzione di uno specifico Gruppo di Lavoro costituito da risorse umane individuate nelle diverse strutture agenziali sulla base delle esigenze tecniche ed operative, che rispecchiano l’eterogeneità delle attività.
Concludendo, la finalità del progetto è quella di mettere in atto le misure necessarie per conseguire o mantenere un buono stato ambientale (GES, Good Environmental Status) nell’ambiente marino entro il 2020, dove per GES s’intende lo stato degli ambienti marini che consenta di preservare la diversità ecologica e la vitalità di mari puliti, sani e produttivi.
Lucio De Maio, Rosario Carbone, Andrea Celentano, Fabrizio D’Apice, Dario Monaco – Arpa Campania – l.demaio@arpacampania.it