Produrre energia dai rifiuti, con processi a basso impatto ambientale. È lo scopo di un accordo, siglato tra Università di Salerno, Arpa Campania e Irpiniambiente per avviare nuove sperimentazioni tecnologiche nello Stir di Pianodardine, alle porte di Avellino. L’azienda, partecipata dalla provincia di Avellino, gestisce l’impianto di trattamento di rifiuti nella periferia del capoluogo irpino e intende utilizzare processi meccanici a bassa temperatura per trasformare i rifiuti urbani in combustibile solido valido per usi industriali. Per questo si avvarrà della collaborazione del Centro interdipartimentale Sistemi per l’innovazione e il management, struttura dell’ateneo di Fisciano, mentre Arpac ha il compito di monitorare la produzione di emissioni e miasmi durante le fasi di trattamento dei rifiuti. Altro partner del progetto è il Comea, Consorzio per il miglioramento e l’efficienza energetica.
L’accordo, che ha una durata di due anni, prevede l’impiego di macchinari costituiti da reattori Lmtp (Low Temperature Mechanical Process), capaci di comprimere i rifiuti e riscaldarli fino a una temperatura di 400 gradi centigradi. Di conseguenza, i rifiuti si decompongono fino a ottenere un combustibile interessante per svariati usi industriali. Come ha sottolineato uno dei firmatari dell’accordo, l’avvocato Nicola Boccalone che amministra Irpiniambiente, il processo sarà sottoposto a una duplice valutazione. Da un lato, occorrerà studiarne l’efficienza dal punto di vista tecnico e produttivo, dall’altro sotto esame sono gli impatti ambientali di questa tecnologia.
A sottoscrivere l’intesa lo scorso 22 febbraio scorso nella sede del dipartimento di Avellino dell’Arpa Campania, il commissario straordinario dell’Agenzia, l’avvocato Stefano Sorvino, i professori Domenico Capriglione e Francesco Polese rispettivamente per Comea e Università di Salerno. Referente del progetto è, per Arpa Campania, la direttrice dell’Area territoriale del dipartimento di Avellino, Lucia D’Arienzo.