Interventi del vicepresidente della Regione Bonavitacola, del sindaco Mastella e del commissario Arpac Sorvino. Cresce la differenziata, anche a Napoli, ma occorrono nuovi impianti, in particolare per la frazione organica.
Dagli anni terribili dell’emergenza rifiuti al decollo della raccolta differenziata che negli ultimi anni ha superato il 50 percento. In Campania si fa un bilancio sui progressi nella gestione dei rifiuti urbani, a due anni di distanza dall’approvazione della nuova legge regionale in materia (la legge 16 del 2014) e a un anno e mezzo dall’aggiornamento del Piano regionale. L’occasione è stato un incontro promosso il 15 giugno a Benevento da Asia, l’azienda di igiene urbana del capoluogo sannita.
A Palazzo Paolo V, sede storica del Comune oggi utilizzata principalmente come cornice di eventi, è intervenuto il vicepresidente della Giunta regionale Fulvio Bonavitacola. «L’emergenza rifiuti, consumatasi in un passato ancora troppo recente», ha detto Bonavitacola, che detiene la delega all’Ambiente, «ha compromesso il brand Campania, un tempo carico di connotazioni positive. Oggi dobbiamo ricostruire questo marchio e se possibile evitare di autoflagellarci con mode mediatiche pregiudizialmente negative. Dal punto di vista della gestione, poi, dobbiamo passare da un modello militare, che si è reso necessario negli anni dell’emergenza, a un modello democratico, basato sui comportamenti virtuosi di ogni cittadino e anche, lasciatemi aggiungere, su una netta assunzione di responsabilità da parte degli enti locali. Perché con il pesante intervento dello Stato si può forse avviare una discarica, ma non una differenziata capillare».
Il numero due dell’esecutivo regionale ha elencato i passi avanti compiuti negli ultimi anni: la nuova legge regionale sul ciclo dei rifiuti, l’aggiornamento della pianificazione, la costituzione dei sette Enti di ambito territoriale ottimale (tre per la provincia di Napoli, uno per ciascuna delle altre province), la crescita della differenziata, l’avvio alla rimozione delle ecoballe. Ma non mancano le sfide incompiute. Su tutte, l’allestimento degli impianti: basti pensare (dati della Sezione regionale del Catasto rifiuti gestita da Arpac) che nel solo 2016 oltre 600mila tonnellate di rifiuti organici, debitamente separati dai cittadini campani, sono state trattate fuori regione, per mancanza di strutture in loco: in pratica, finisce fuori regione quasi tutta la frazione organica ottenuta grazie alla differenziata.
«Resta sul campo una diffidenza verso gli impianti», ha sottolineato Bonavitacola, «eredità dei guasti del passato. Qui è più difficile che altrove localizzare un impianto di compostaggio. Spieghiamo ai cittadini che non si tratta di una centrale nucleare». Alberto Grosso, ingegnere della direzione tecnica Arpac, ha tracciato una mappa dei flussi di rifiuti nella regione: mentre per l’organico la Campania dipende pesantemente da altre regioni, invece se la cava molto meglio nel recupero della carta, per la quale esiste una filiera d’eccellenza. Stesso discorso per la plastica.
Dunque, non è ancora chiuso il cerchio di una vera economia circolare. Stefano Sorvino, commissario straordinario Arpac, ha ricordato ai presenti il ruolo dell’agenzia ambientale: ente di controllo, in particolare sugli impianti, ma anche di supporto tecnico agli enti territoriali, ad esempio per la pianificazione, e poi fonte di conoscenza per la situazione-rifiuti, grazie ai dati statistici della Sezione regionale del catasto rifiuti. «Le condizioni strutturali», ha sottolineato l’avvocato alla guida dell’Arpa Campania, «sono qui particolarmente impegnative, se non altro per la densità demografica. Ad esempio, se togliamo la città di Napoli, la Campania produce una quota ragguardevole di differenziata. Il capoluogo, nonostante i recenti progressi che l’hanno portata a superare il 30 percento, pesa sull’andamento regionale, ma ovviamente quello partenopeo è un contesto di complessa gestione».
A raccontare esperienze di vari contesti, rappresentanti di ex municipalizzate tra cui l’emiliana Hera e la lombarda A2A (che in Campania gestisce, tra l’altro, l’inceneritore di Acerra, dove sono confluite nel 2016 oltre 700mila tonnellate di rifiuti urbani campani indifferenziati). Presente anche Clemente Mastella, nella veste di sindaco di Benevento, che ha sottolineato come diverse aziende di servizi pubblici del Centro-Nord siano diventate talmente redditizie da attirare investimenti anche dall’estero. «La provincia di Benevento è un contesto virtuoso per quanto riguarda la differenziata», ha detto l’ex ministro. «Però anche qui registriamo difficoltà economiche. C’è da dire che su questo fronte in altre regioni si fa meglio. Oggi, superate le difficoltà macroscopiche degli anni Novanta-Duemila, la Campania deve lavorare sull’efficienza gestionale: le municipalizzate, ad esempio, devono essere rese remunerative, anche con l’acquisizione di nuove professionalità». «I buoni livelli di differenziata raggiunti a Benevento sono un punto di partenza – ha aggiunto l’assessore comunale all’Ambiente, Luigi De Nigris -. Resta il nodo di come tramutare i rifiuti da costo a risorsa, chiudendo definitivamente il ciclo».
Luigi Mosca – Arpa Campania
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