Donne, arte e ambiente: il fantastico mondo di Donatella

Ci sono schegge apparentemente inutili, gettate dal caso sulla spiaggia, sul greto del fiume, in un prato qualunque. Quelle cose inascoltate, mute. Ci sono oggetti che nessuno guarda perché non servono più. Li lasciamo lì dove si trovano, dove il vento o l’acqua li hanno fatti capitare o dove qualcuno li ha buttati… 

Rivolgiamo loro uno sguardo se capita, ma anche no. Cose usate, abbandonate, senza futuro né senso, fino a quando arriva lei che, con mani abili, osa spingere l’immaginazione oltre la superficie, la svela, la rivela e con delicatezza racconta, amalgama e combina, ridando vita.
Donatella lavora in Arpa FVG da quando l’Agenzia è nata: si occupa di protocollo. La sua scrivania è invasa da pile di fascicoli, fogli accuratamente sovrapposti, moduli, cartelline colorate, procedure di protocollo. Tutto è allineato, impilato, strutturato, come il suo lavoro.

Eppure, forse per la legge del contrappasso, Donatella ha da sempre la capacità di creare, andando oltre gli oggetti che vede: materiali naturali come sassi, tronchi, radici diventano cani, gatti, uccelli, serpenti e creature indefinite; materiali di scarto come tappi di bottiglia, cavi elettrici, fili metallici, pezzi di vetro, avanzi di plastica diventano bambini, meduse, sedie, barche.

Donatella parte da ciò che altri hanno scartato o da materiali naturali, li interpreta come preziosa risorsa, se ne appropria e li trasforma. Questo fenomeno non è recente: sono molti gli artisti che negli ultimi cent’anni hanno operato in questo modo con intenti e linguaggi dei più svariati.

L’idea della trasformazione, del riuso e del recupero è quanto di più versatile ci possa essere e si offre a innumerevoli variazioni. Alla base vi è l’idea che non occorra produrre “altro” ma che sia possibile rigenerare ciò che c’è. Ci si allontana dalla logica “usa e getta” praticata spesso con poca consapevolezza.

Tuttavia non vi è solo il concetto di riciclo, innestato nel più ampio cappello della sostenibilità: prolungare la vita di ciò che pareva aver concluso il proprio ciclo vitale ed economico è un vero e proprio atto poetico. Se li si osserva attentamente, gli scarti acquistano nuovo senso, rivelando inedite possibilità di riutilizzo. Ogni vecchio oggetto, anche il più ordinario, conserva, visibili o no, tracce del passato, pensieri, desideri, emozioni, vite di chi l’ha posseduto. Riutilizzare qualcosa che porta i segni dell’uso significa evidenziare lo stratificarsi dell’esperienza e il trascorrere del tempo e della vita, con la loro transitorietà. Significa appropriarsi di una storia e infondervi un senso d’identità propria, personale. Il riciclo assume così valenza metaforica: la perdita, l’abbandono e poi la rinascita, la rigenerazione è un ciclo che i nuovi oggetti ci invitano a riscoprire. E Donatella, con la sua capacità creativa, ci accompagna in questo percorso.

Grazie a Donatella Porciello per aver condiviso le sue creazioni e a Orsola Zuccheri per aver contribuito alla stesura dell’articolo

5 pensieri su “Donne, arte e ambiente: il fantastico mondo di Donatella

  1. Finalmente!!! Sono davvero felice che questo lavoro minuzioso e originale possa essere valorizzato come merita e spero di poter ammirare presto in una mostra non solo virtuale questi oggetti perchè il contatto visivo diretto aggiunge emozioni, sensazioni, vibrazioni…..

  2. Davvero il caso non sempre è il caso!. Le storie che racconti, attraverso l’immaginazione e trasformazione, sono come dardi diretti all’emozione. Grazie mille!

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