Intervista a Stellio Vatta, direttore generale di Arpa Friuli Venezia Giulia. Continuiamo con lui il “giro d’Italia” con i direttori generali delle Agenzie ambientali che compongono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, per capire da loro come stanno affrontando l’attuale periodo di crisi e come pensano di poter contribuire ad uscirne in una logica di “transizione ecologica”, come sempre più spesso si legge nei documenti ufficiali.
Il Paese sta affrontando una crisi sanitaria, sociale ed economica con pochi precedenti, ma al contempo sta lavorando per uscirne e costruire una prospettiva di ripartenza. In quale modo il SNPA può dare il proprio contributo perché questa ripartenza sia nel segno dell’ambiente?
L’anno che si è da poco concluso lo ricorderemo per una serie di accadimenti straordinari e sotto certi versi imprevedibili sino ad ora, connotati da notevole complessità e grande incertezza, che ci hanno cambiato radicalmente: hanno cambiato il nostro modo di lavorare, la nostra socialità, addirittura il nostro modo di rapportarci con i nostri cari, all’interno delle nostre famiglie. Tema importante su cui tutto questo ci ha fatto riflettere è sicuramente il nostro rapporto con l’ambiente, un ambiente troppo spesso maltrattato, degradato o sfruttato: basti pensare alla crisi climatica in atto, al consumo sregolato di risorse naturali, alla perdita di biodiversità, alla deforestazione, all’inquinamento da plastica dei nostri mari. Un recente studio (Lancet countdown 2020), redatto da oltre 120 ricercatori di tutto il mondo (tra cui climatologi, ingegneri, esperti di energia, alimentazione, trasporti, economia, salute, scienze sociali, ambiente), mostra come il cambiamento climatico e la pandemia ancora in atto siano due crisi convergenti: entrambi ci stanno danneggiando ed entrambi sono causati dall’intervento umano sugli ecosistemi.
Ma è proprio la convergenza tra le due crisi che può darci la soluzione per arginare ed evitare il sorgere di future pandemie e frenare i fattori che determinano il cambiamento climatico.
Mai come ora abbiamo tra le nostre mani una grandissima opportunità: l’opportunità di ripartire nel segno dell’ambiente. I tempi sono maturi, i segnali ci sono tutti: sono 68,9 miliardi i soldi destinati alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, 32 miliardi quelli per la mobilità sostenibile secondo l’ultima bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il documento che spartirà i fondi del Next Generation EU, defnito anche Recovery Found.
Questi fondi sono un’occasione irripetibile che, se sfruttati con programmazione e raziocinio, permetteranno all’Italia di fare un importante passo in avanti in termini di energie rinnovabili, economia circolare e mobilità sostenibile.
In questo contesto così complesso, ma anche così stimolante e ricco di sfide, si inserisce l’attività del nostro Snpa e di tutte le Agenzie ambientali, regionali e provinciali, che ne fanno parte assieme a Ispra. Il contributo dell’intero Sitema alla ripartenza dovrà essere nel segno dello Sviluppo Sostenibile: uno sviluppo per il quale l’intervento umano sia limitato entro le capacità di carico dei sistemi naturali, conservandone vitalità e resilienza; uno sviluppo basato su un progresso tecnologico orientato all’incremento di efficienza piuttosto che all’incremento dell’utilizzo di energia e materie prime; uno sviluppo che preveda livelli di prelievo delle risorse non rinnovabili che non ecceda le loro capacità rigenerative; uno sviluppo in cui l’emissione di scarti e rifiuti prodotti dai sistemi sociali non superi la capacità di assimilazione dei sistemi naturali; uno sviluppo che garantisca almeno le attuali condizioni di vita e benessere anche alle generazioni future, quelle dei nostri figli, dei nostri nipoti.
Lo sforzo di Arpa FVG durante tutto quest’ultimo anno, che proseguirà ancor più nel prossimo futuro e che potrà essere rimodulato su scala nazionale dal Snpa, è stato proprio quello di dare concretezza al termine Sviluppo Sostenibile, concretezza che parte dalla programmazione delle proprie attività, dagli obiettivi che si prefigge, dalle azioni che mette in campo, dai risultati e impatti prospettati e misurati (sociali, ambientali, economici e sanitari). Un vero e priprio modello di nuova PA che vuole dare per prima l’esempio di quanto si possa effettivamente concretizzare lo Sviluppo Sostenibile.
Nel Programma delle attività di Arpa FVG, gli obiettivi strategici e le prestazioni sono stati associati ai Sustainable Development Goals, con lo scopo di contribuire concretamente al programma d’azione per lo sviluppo sostenibile. Le attività di Arpa quindi si inseriscono nel quadro delineato dall’Agenda 2030 e contribuiscono, su più livelli, al raggiungimento degli obiettivi internazionali.
Inoltre, gli obiettivi strategici dell’Agenzia, proprio grazie al loro carattere trasversale possono essere letti alla luce dei Vettori di Sostenibilità della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, lo strumento strategico per dare sostanza in Italia ai Sustainable Development Goals indicati dall’ONU, in coerenza con l’Accordo sul Clima di Parigi.Tutto questo percorso si colloca, trovando il suo alveo naturale, all’interno delle politiche regionali per lo Sviluppo Sostenibile, attualmente in fase di definizione con la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile del Friuli Venezia Giulia.
Se la ripartenza del paese deve essere nel segno dell’ambiente, quali potrebbero essere i problemi che ancora impediscono il consolidamento di un forte sistema nazionale di protezione ambientale da affrontare e risolvere una volta per tutte?
Due sono, a mio parere, le criticità che devono essere risolte.
La prima riguarda la natura e l’entità dei finanziamenti.
La legge 132 del 2016 istituisce il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, sistema a rete composto da tutte le Agenzie regionali e provinciali ambientali e Ispra. In questi anni molto è stato fatto a livello di governance in termini di indirizzi, coordinamento e collaborazione sinergica per assicurare omogeneità di attività e procedure su tutto il territorio nazionale.
Tuttavia come Sistema si paga lo scotto di una asimmettria insita già nella stessa legge istitutiva, che accomuna Ispra, istituto di ricerca nazionale, vigilato dal Ministero dell’Ambiente, ma inquadrato nel comparto della Ricerca, alle Agenzie regionali e provinciali che fanno riferimento al contratto della Sanità e sono finanziate a carico del fondo sanitario, con quote fortemente disomogenee che comportano avere agenzie che spesso si trovano a operare a diverse “velocità”.
La seconda criticità va cercata nell’ambito della contrattualistica del personale che afferisce al Snpa. Nonostante le Arpa vogliano perseguire reali politiche di valorizzazione delle risorse umane, con accesso alla dirigenza ambientale orientata a soddisfare effettive esigenze organizzative, ad oggi, si assiste a varie prese di posizione che ostacolano, e non poco, il raggiungimento di questi obiettivi.
Sulla base di condizioni di rinnovata forza e autonomia il SNPA può svolgere un ruolo importante nello scenario che si sta profilando in Italia ed in Europa?
Credo fortemente che sia nostro dovere svolgere un ruolo importante nello scenario che si sta profilando! Come? Contribuendo a costruire efficaci strumenti di policy a base territoriale e nazionale.
È il momento di dare risposta ad alcune domande che possono orientare di fatto l’operato del Snpa e delle varie Agenzie, al fine di aumentare la rispondenza delle politiche alle strategie territoriali: cosa abbiamo imparato dalle numerose e varie esperienze fatte nei territori? Quali strumenti si sono rivelati più adatti a ciascun contesto? Quali tempi sono stati necessari per completare gli step tipici degli interventi territoriali e per produrre ciascun tipo di risultato (sulla governance, sui sistemi produttivi, sulle condizioni di vita e lavoro, sull’ambiente e la salute)?
Il place-based approach, che qui riporto sinteticamente, da un lato si basa su un “ambito territoriale di intervento”, con proprie risorse, attori, dinamiche, ecc., chiamato a definire una propria strategia territoriale per la soluzione dei propri problemi e il soddisfacimento dei propri bisogni.
Mediante l’attivazione di metodi partenariali, inclusivi, di democrazia deliberativa si identifica una conoscenza non nota e spesso inespressa che include una risposta ad alcune domande cruciali per il territorio. Non è da sottovalutare, inoltre, il fatto che la conoscenza e l’innovazione hanno bisogno di arrivare anche dall’esterno di questi luoghi introducendo variabili di rottura delle dinamiche conservative locali. La cooperazione tra soggetti endogeni ed esogeni, dunque, diventa fondamentale e richiede di attivare meccanismi di multilevel governance. Questo è il livello di operatività e di intervento delle varie Agenzie ambientali, regionali e provinciali.
D’altro canto, tale approccio, prevede di intervenire su “politiche pubbliche e programmi” definiti a livello nazionale e regionale, che rendono disponibili risorse finanziarie, che forniscono servizi (istruzione, salute, ambiente, politiche sociali, trasporti, ordine pubblico, ecc.) e regolamentazione, che influenzano il rapporto tra la comunità e le risorse del territorio e orientano una parte di queste risorse all’esterno. Inoltre, una parte di tali politiche e programmi identificano gli strumenti con cui si può agevolare uno sviluppo territoriale integrato, mettendo a disposizione supporto per l’attuazione del processo. Questo è il livello di operatività del Snpa, inteso come corpo unitario composto da molte membra.
In definitiva le politiche pubbliche e i programmi sono costruiti, in maniera integrata, per soddisfare la domanda di sviluppo, multidimensionale, emergente dalle strategie territoriali e per consentire una attuazione agevole ed efficace delle medesime strategie. La duplice natura del Snpa, quale soggetto unico su scala nazionale, ma anche quale soggetto composto da 22 enti differenti strettamente legati al territorio, sotto questa ottica diventa un punto di forza, e non più di debolezza, per poter davvero intervenire sulle policy nazionali e sugli strumenti territoriali che da qui al prossimo futuro l’Italia sarà impeganta a mettere in campo per attuare la “transizione ecologica” tanto auspicata.
Intervista a cura di Sara Petrillo (Arpa FVG)