Con il termine 5G si fa comunemente riferimento alle nuove tecnologie di telefonia mobile giunte oramai alla quinta generazione. Molti si chiedono cosa c’è dietro questa sigla, vista talora con diffidenza sia per le preoccupazioni per gli effetti sanitari, sia per le questioni economiche e geo-politiche connesse allo sfruttamento commerciale.
Quando si parla di 5G, la prima cosa da sapere è che questa tecnologia non è altro che l’evoluzione di tecnologie già presenti ed ampiamente utilizzate nel campo della telefonia mobile e consente di aumentare sia le prestazioni dei servizi attualmente offerti, sia di supportare nuovi servizi (ad esempio, la comunicazione in situazioni di emergenza).
Una delle principali differenze è la frequenza di trasmissione del segnale. I nuovi sistemi prevedono, infatti, l’utilizzo di frequenze di trasmissione di 700 MHz, 3600-3800 MHz e 26 GHz, mentre le attuali tecnologie sfruttano frequenze comprese tra 800 MHz e 2600 MHz. La tecnologia 5G andrà quindi ad utilizzare anche radiazione a frequenza maggiore, nella porzione dello spettro delle microonde. Lo svantaggio è rappresentato dal fatto che le radiazioni con queste frequenze sono più facilmente assorbite da pareti e ostacoli, richiedendo quindi l’installazione di un maggior numero di impianti di diffusione del segnale.
La diffusione di questa nuova tecnologia ha destato anche un certo allarme per l’utilizzo di radiazioni a così piccola lunghezza d’onda, definite erroneamente “millimetriche”. A tale proposito è opportuno osservare che la lunghezza d’onda della luce visibile è enormemente più ridotta di quella delle microonde utilizzate per il 5G.
La diffusione della tecnologia 5G avverrà per gradi. La sperimentazione pre-commerciale in Italia è già avviata e interessa cinque aree: l’area metropolitana di Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera. La normativa nazionale prevede poi degli obblighi di copertura abbastanza articolati. Ad esempio, per la frequenza 700 MHz i gestori debbono entro 3 anni dalla messa a disponibilità delle frequenze (che avverrà a luglio 2022) rendere la tecnologia utilizzabile per almeno l’80% della popolazione nazionale, coprendo in ogni caso tutti i comuni con più di 30.000 abitanti e tutti i capoluoghi di provincia.
Saranno pertanto i comuni più grandi ad avvantaggiarsi per primi di questa nuova tecnologia. Ma la normativa prevede anche dei vincoli per la restante quota di popolazione. Infatti, sempre considerando l’esempio della frequenza 700 MHz, entro 4 anni e mezzo (indicativamente entro il 2026-2027) dalla messa a disposizione delle frequenze i gestori dovranno garantire la copertura del 99.4% della popolazione nazionale, comprendendo in quest’ultimo numero almeno il 90% della popolazione dei 120 comuni (in Friuli Venezia Giulia: Ragogna, Pontebba, Bordano, Resiutta, Lauco, Comeglians e Tramonti di Sopra) che si trovano attualmente in condizioni di “divario digitale” (digital divide): un occhio di riguardo quindi per questi comuni!
Per quanto riguarda la sicurezza degli impianti, è da ricordare che tutte le antenne di trasmissione del segnale devono essere valutate in via preventiva dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente competente per territorio. Le Agenzie per l’ambiente valutano, infatti, già in fase di progetto la compatibilità dell’impianto (antenna) con i limiti di legge relativi alle esposizioni ai campi elettromagnetici, oltre ad effettuare dei successivi monitoraggi periodici dei livelli di campo sul territorio.
Per quanto riguarda i limiti di esposizione della popolazione la principale fonte normativa è la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 12 luglio 1999, che definisce i livelli di riferimento per i campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici. Tale raccomandazione stabilisce, ad esempio, che il livello di riferimento di un telefono mobile a 900 MHz è pari a 41,25 Volt per metro (V/m), per un forno a microonde (2,3-2,4 GHz) è pari a 61 V/m.
La raccomandazione lascia la facoltà agli Stati membri di definire dei livelli di protezione più elevati di quelli proposti. Ed è ciò che ha fatto l’Italia, che ha definito per le antenne tre diversi limiti: limite di esposizione, valore di attenzione e obiettivo di qualità. Tali limiti rappresentano quindi delle ulteriori cautele, che si applicano alle sole antenne di telecomunicazione e non ai dispositivi elettronici (ad esempio, cellulare o forno a microonde) per i quali sono validi i limiti della norma europea.
Il limite di esposizione è il valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico che non deve essere superato in alcuna condizione di esposizione della popolazione e dei lavoratori. Ad esempio, per le antenne alle frequenze di 900 MHz e 2,1 GHz (frequenze analoghe a quelle sopra menzionate per il telefono mobile e per il forno a microonde) il valore è pari a 20 V/m, molto inferiore quindi al livello di riferimento della normativa europea.
Il valore di attenzione rappresenta il valore di cautela per eventuali effetti a lungo termine delle radiazioni ed è il valore di campo che non deve essere superato negli ambienti abitativi, scolastici o di permanenza prolungata. Infine, l’obiettivo di qualità è il valore di campo a cui tendere ai fini della progressiva minimizzazione dell’esposizione ai campi medesimi e si applica alle aree intensamente frequentate.
Questi due ultimi valori (attenzione e obiettivo di qualità) sono pari a 6 V/m e non sono associati a rischi sanitari correlabili ad esposizioni a lungo termine.
I limiti nazionali impongono pertanto forti restrizioni ai gestori degli impianti di telefonia mobile, soprattutto per quanto riguarda la diffusione di impianti 5G, che richiedono l’installazione di ulteriori impianti in una situazione di quasi saturazione dello “spazio radioelettrico”. Si è aperto quindi un confronto tra i gestori, che ritengono il valore di attenzione e di obiettivo di qualità troppo bassi, e chi vuole mantenere gli attuali limiti estremamente cautelativi.
A tale proposito, le Agenzie per l’ambiente operanti in Italia, ritengono che, senza entrare in considerazioni di tipo sanitario, la realizzazione del 5G possa avvenire anche con il mantenimento degli attuali limiti di legge, attraverso la definizione di criteri progettuali efficienti, come, ad esempio, il corretto dimensionamento e posizionamento degli impianti sul territorio.
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