Arpa Friuli Venezia Giulia e Arpa Umbria hanno presentato, nell’ambito del primo Rapporto SNPA sulla qualità dell’aria in Italia, uno studio sulla presenza di particelle di toner e di microplastiche disperse in aria. L’analisi effettuata dalle due Agenzie regionali per l’ambiente è stata eseguita sui campioni raccolti per l’analisi di polline prelevati in 5 diverse città, a 15–20 metri di altezza: Trieste, Lignano Sabbiadoro, Pordenone, Tolmezzo e Terni.
Per il toner si tratta di un campo di indagine innovativo. Nella letteratura scientifica sono presenti solamente studi sulla presenza di questa polvere in aree confinate e la maggior parte di questi lavori tende tuttavia ad escludere gravi danni alla salute, pur avendo le particelle di inchiostro dimensioni compatibili con le PM10.
Nei campioni di polline osservati son rilevabili granuli di toner colorato (giallo, ciano e magenta) in quantità dell’ordine di meno di un granulo al metro cubo al giorno. La frazione quantificabile è solo quella colorata, poiché la componente nera, sicuramente presente, non è possibile valutarla con precisione per la somiglianza con le particelle di polvere provenienti dai processi di combustione delle biomasse. Questi dati fanno supporre che a livello del suolo la concentrazione di residui di toner sia maggiore in prossimità di sorgenti (uffici, copisterie, negozi, eliotecniche) o all’interno di edifici con presenza di stampanti non adeguatamente isolate o di toner esauriti non correttamente stoccati per lo smaltimento.
Nei vetrini analizzati è stata rilevata anche la presenza di microplastiche di dimensioni comparabili con i frammenti rinvenuti in campioni di acqua marina. Tali microplastiche sospese nell’aria presentano in generale classi dimensionali nettamente superiori a quelle tipiche del PM10.
Sia la presenza di toner che di microplastiche in aria ambiente risulta nel complesso modesta. Lo studio su questi inquinanti, a prescindere dagli eventuali effetti sanitari attualmente oggetto di ricerca scientifica, è servito a testare le capacità delle Agenzie per l’ambiente ad individuare nell’atmosfera anche sostanze nuove e non previste o prevedibili nei classici panel analitici.