È stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Urban Climate” un articolo frutto di uno studio condotto nella Valle del Sacco da ARPA Lazio, CNR e Università “La Sapienza” di Roma. L’obiettivo principale dello studio è stato identificare le sorgenti di emissione, il loro contributo alla concentrazione di PM10 e il potenziale impatto sulla salute, in un’area particolarmente critica dal punto di vista della qualità dell’aria.
I campionamenti di PM10 sono stati condotti in 12 siti distribuiti nell’area, la maggior parte dei quali presso le centraline fisse per il monitoraggio della qualità dell’aria dell’Agenzia, dove sono stati installati campionatori low-cost a basso flusso che consentono di eseguire il monitoraggio del PM in parallelo in numerosi siti e per lunghi periodi di tempo, aumentando la risoluzione spaziale dei dati e mantenendo ridotti i costi operativi e analitici, ma garantendo comunque un’ottima efficienza.
In 18 mesi sono stati raccolti oltre 90 campioni che sono stati analizzati per circa 77 parametri chimici, tra componenti organici, inorganici e altro. È stato inoltre valutato il potenziale ossidativo (OP) del PM10, un indicatore della potenziale tossicità delle polveri.
I risultati hanno evidenziato che, durante l’inverno, il riscaldamento domestico a biomassa è stata la principale sorgente di PM10, mentre in estate ha prevalso la componente legata al suolo, costituita da particelle locali e polveri minerali provenienti da regioni desertiche remote. Inoltre, sia il PM10 proveniente dalla combustione di biomasse che quello emesso dal traffico veicolare esibiscono un potenziale ossidativo decisamente significativo.
L’approccio sperimentale adottato in questo studio si è dimostrato estremamente efficiente nel localizzare le aree critiche di esposizione a diverse sorgenti locali e può essere molto utile per studiare le relazioni tra le fonti di emissione e i dati epidemiologici georeferenziati. L’integrazione tra dati spaziali e misurazioni aumenta la conoscenza delle relazioni tra il potenziale ossidativo e le fonti di emissione locali di polveri sottili in contesti urbani e industriali, supportando così lo sviluppo di strategie di mitigazione dell’inquinamento atmosferico più complete ed efficaci.
Inoltre, in caso di superamento dei valori limite normativi, questo approccio può fornire un supporto per identificare quale fonte sia più prevalente in un’area specifica. I risultati ottenuti forniscono indicazioni utili per la pianificazione di politiche di mitigazione dell’inquinamento atmosferico mirate a gestire la complessità dei contesti urbano-industriali.
L’articolo, in inglese è disponibile per un tempo limitato a questo indirizzo
Molto ben fatto, purtroppo conferma un sospetto che avevo da anni confrontando per la sola Frosinone le curve della temperatura dell’ aria e i valori delle centraline, con andamento parallelo presumevo dovuto a biomasse in quanto la gran parte del
riscaldamento è a metano .
dr. B Monticelli, Chimico