Grazie alla Strategia Marina, Arpal monitora sistematicamente il tema delle plastiche e microplastiche in mare e sulle spiagge: oltre 20.000 gli oggetti censiti nei primi anni di monitoraggio, con il 70% del materiale di origine plastica. Una conferma di quanto emerso nel progetto Smile che, già qualche anno fa, aveva portato alla realizzazione di una fotoguida di rifiuti spiaggiati, a maggioranza plastici.
La giornata mondiale dell’ambiente 2018 è dedicata al tema della plastica in mare, con lo slogan “beat plastic pollution, if you can’t reuse it, refuse it” (sconfiggiamo l’inquinamento da plastica, se non puoi riutilizzarlo, rifiutalo).
Arpal già da qualche anno si occupa del tema, grazie alla Strategia marina di cui l’agenzia ligure è capofila per il Mediterraneo Occidentale, coordinando anche le attività di Toscana, Lazio, Campania e Sardegna.
In particolare, fra i quattordici moduli di questo articolato programma di monitoraggio, due sono dedicati a rifiuti spiaggiati, galleggianti e microplastiche.
Il modulo 2 ha cambiato nome proprio quest’anno, diventando microplastiche e rifiuti galleggianti: prevede 12 stazioni di monitoraggio suddivise in 4 transetti da controllare a primavera e autunno. Le stazioni sono a 0.5, 1.5 e 6 miglia di distanza dalla costa, e in Liguria sono posizionate davanti a Savona Vado, Genova Voltri, Portofino e Punta Mesco – Levanto. Con il retino manta – un particolare strumento con una bocca da 50 centimetri e una maglia da 330 micron – si setaccia un chilometro di mare, fissando il materiale raccolto con alcol ed effettuando il sorting al microscopio in laboratorio.
Il termine microplastica, infatti, identifica frammenti racchiusi fra 330 millesimi di millimetro e mezzo centimetro, ma è indispensabile procedere alla classificazione per riordinare i materiali per forma e colore; la forma inoltre può dare indicazione dell’oggetto originario che ha generato il frammento (fogli da sacchetti o teli, sfere divise in granuli, foam – il classico polistirolo, pellet – la base da cui si produce la plastica.
Nei casi dubbi si ricorre all’analisi infrarossa per determinare la natura (Pet piuttosto che polipropilene o altro); Arpal si sta dotando del microscopio Raman, uno specifico strumento utilizzabile anche per distinguere agevolmente la plastica da altri materiali.
I primi tre anni di monitoraggio di microplastiche denotano una situazione a macchia di leopardo (un po’ come tutti gli oggetti in mare), senza tuttavia sostanziali differenze all’allontanarsi dalla costa, sintomo di una diffusione omogenea di queste sostanze. Con la campagna primaverile 2018 è iniziato anche il censimento visivo degli oggetti galleggianti, attualmente nelle stesse stazioni della microplastiche, dal 2019 su tratti di navigazione più lunghi.
Il modulo 4 invece riguarda i rifiuti spiaggiati, dove la spiaggia risulta ancora una volta protagonista in negativo con circa il 70% degli oltre 20.000 oggetti identificati. Arpal effettua il censimento su 5 spiagge liguri – Varigotti (considerata come “bianco”, perché lontana da centri abitati, aree portuali e corpi idrici significativi), Vado, Cogoleto, Lavagna e Marinella di Sarzana).
I tecnici escono due volte l’anno, e nei tre anni di dati raccolti risulta evidente un calo di rifiuti proporzionale all’allontanamento dalle foci dei torrenti. Il monitoraggio avviene suddividendo l’arenile in 3 tratti da 33 metri ciascuno, e si è notata una certa ricorrenza in alcuni tipi di materiali, come residui di gomma, buste di plastica (nonostante il divieto), cotton fioc, cannucce, blister o dosatori di medicinali, etc.
Il tema dei rifiuti spiaggiati era stato al centro del progetto europeo Smile – “Strategies for MarIne Litter and Environmental prevention of sea pollution in coastal areas”, sul territorio dei comuni di Pietra Ligure, Magliolo, Giustenice e Tovo San Giacomo nella zona del Torrente Maremola. Fra le azioni del progetto, la realizzazione di una fotoguida con ben 172 oggetti spiaggiati catalogati. Di questi, poco più di un centinaio erano quelli in plastica.