Gli interventi a seguito di incendi in impianti di rifiuti sono diventati di una preoccupante regolarità su tutto il territorio nazionale. Carlo Emanuele Pepe, direttore generale di Arpa Liguria, introduce l’argomento e il gruppo di lavoro per ottimizzare la risposta che si può dare su questo tema così delicato.
L’incendio scoppiato nella serata di domenica 7 gennaio in un impianto di raccolta rifiuti a Cairo Montenotte è stato il più recente caso – almeno per la Liguria – di una serie di episodi analoghi che si sono presentati con preoccupante regolarità da diversi anni su tutto il territorio nazionale.
Senza entrare nel merito di quegli aspetti a cui comunque, come singola agenzia prima ancora che come Sistema nazionale di protezione dell’ambiente, forniamo supporto tecnico e operativo (l’attività in capo agli inquirenti e quanto evidenziato anche nella relazione della Commissione parlamentare di inchiesta, presentata lo scorso 3 agosto dall’allora Presidente Alessandro Bratti) da tempo Snpa si sta confrontando su come gestire al meglio questo tipo di interventi.
Siamo chiamati nell’immediato, a supporto dei vigili del fuoco impegnati nello spegnimento del focolaio, e nelle ore e giorni successivi all’evento, con compiti di analisi del ciclo produttivo e verifica documentale per l’identificazione dei possibili materiali presenti e delle conseguenti problematiche per l’ambiente, con il monitoraggio dei punti più esposti agli effetti dell’incendio, con le analisi laboratoristiche dei campioni raccolti, etc.
Fondamentale è la comunicazione continua di quanto stiamo svolgendo, in tempi efficaci e con notizie corrette, rivolta a Enti e cittadini; che sono preoccupati e vorrebbero risposte istantanee.
Deve esser chiaro a tutti, però, quali tipi di risposte è lecito attendersi. Non sono le Arpa a dire al Sindaco quali ordinanze adottare, né se certe sostanze siano dannose per la salute.
La letteratura e l’esperienza ci dicono che quando bruciano in maniera incontrollata rifiuti con plastica e gomma si producono, fra le altre sostanze inquinanti, ipa e diossine. Nostro compito è fornire indicazioni su basi modellistiche e dati oggettivi, rispettando i tempi tecnici necessari per le analisi.
Stiamo progettando un evento formativo sul tema della gestione delle emergenze a seguito di incendi, con cui andare ad analizzare le esigenze delle Agenzie e i programmi comuni di risposta sul tema; a partire, giusto per fare un esempio, dal tipo di strumentazione da utilizzare, possibilmente uguale in tutti il paese.
Il primo appuntamento con i membri del gruppo di lavoro AssoArpa, formato da Liguria, Sardegna, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, è stato fissato proprio a Genova il prossimo 6 marzo 2018.
In considerazione della fattispecie che “attanaglia” la nostra regione – la CAMPANIA – la cd. “TERRA DEI FUOCHI”, credo sarebbe opportuna la presenza di ARPA CAMPANIA all’evento formativo in programmazione a Genova.
Gianfranco Tedesco, funzionario Arpa Campania dei Servizi Territoriali del Dipartimento di Napoli.
Cordiali saluti.
Proprio in virtù del fatto che non sono le ARPA a dover dare risposte sugli effetti sulla salute delle sostanze sprigionate dagli incendi viene da chiedersi perché il Dipartimento di Prevenzione delle ASL non viene attivato dalle strutture regionali di Protezione Civile ad essere presenti durante l’emergenza per formulare proposte ai Sindaci.
Da parte di ARPA invece ci si sta concentrando solo su IPA e Diossine che non hanno effetti tossici immediati e richiedono tempi lunghi di analisi (e relativa ansia comunicativa) mentre la determinazione in situ di numerosi gas ad effetto tossico diretto sulla salute permetterebbe di fornire degli elementi oggettivi alle ASL per proporre i provvedimenti diretti alla popolazione, dalla restrizione alla mobilità fino all’evacuazione di zone abitate, oltre ai limiti al consumo della frutta e verdura autoprodotta.
Quasi se non tutti questi incendi sono di origine dolosa. Basta lavorare in questa direzione per risolvere i problemi futuri