La misura dell’esposizione costituisce uno dei quattro pilastri su cui regge la valutazione del rischio per la popolazione esposta. Le Agenzie ambientali svolgono un ruolo fondamentale nella misura dell’esposizione. Il monitoraggio, la quantificazione e la caratterizzazione degli inquinanti sono elementi fondamentali non solo per comprendere la natura e il pericolo insito in una specifica esposizione, spesso multipla, in uno specifico territorio, ma forniscono anche utili e preziose informazioni per capire quali sono le vie di esposizione, sulla base delle matrici monitorate.
L’adozione di modelli di ricaduta e dispersione, inoltre, permette di circoscrivere e georeferenziare la popolazione più esposta e di identificare i soggetti maggiormente a rischio. Tuttavia – nell’era segnata dagli approcci omici all’identificazione delle interazioni complesse tra ambiente e salute e volta a una caratterizzazione sempre più specifica e, persino, “personalizzata” dell’esposizione – l’attenzione si sposta sul diretto monitoraggio del soggetto esposto, sia mediante strumenti di rilevazione personale di esposizione, sia utilizzando nuove tecniche di indagine per identificare e quantificare gli inquinanti nelle matrici accessibili del corpo umano, un approccio che viene identificato come biomonitoraggio umano. Sebbene il numero di studi di biomonitoraggio umano abbia subito un’impennata in questi ultimi anni, esistono ancora limiti interpretativi dei risultati, spesso presentati fuori contesto e senza una diretta correlazione con il monitoraggio ambientale nella specifica area e nelle specifiche matrici, fonte di esposizione.
In questo contesto è nato il progetto European Human Biomonitoring Initiative (HBM4EU), finanziato nell’ambito di Horizon 2020 per il periodo 2017-2021, e che vede la partecipazione di 28 paesi, dell’Agenzia ambientale europea (Eea) e della Commissione europea. Il progetto si prefigge di armonizzare le procedure di biomonitoraggio nei 28 paesi partecipanti, di correlare i dati di biomonitoraggio con i dati di monitoraggio e con l’identificazione delle sorgenti di esposizione, di produrre le informazioni necessarie a supportare l’evidenza scientifica (e scientificamente difendibile) della correlazione fra esposizione e esiti sanitari, di fornire gli strumenti necessari per indagare inquinanti emergenti e miscele complesse, di sviluppare e adattare metodologie di stima del rischio che possano incorporare i dati di biomonitoraggio, e di utilizzare tutte le informazioni per supportare le politiche di riduzione dell’esposizione. La presenza (e l’interesse) di Eea in un progetto di così largo respiro e di obiettivi decisamente sfidanti pone l’accento sull’importanza del coinvolgimento delle Agenzie ambientali nella tematica e nel coordinamento delle iniziative di biomonitoraggio.
A metà del percorso progettuale, Eea e la Commissione europea hanno voluto lanciare un’indagine conoscitiva nei paesi dell’Unione, volta a comprendere il livello di conoscenza e partecipazione al tema del biomonitoraggio in generale e l’interesse per i risultati che il progetto potrà produrre. L’indagine, indirizzata ai Centri di riferimento nazionali per ambiente e salute, è stata sottoposta all’attenzione di tutte le Agenzie del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa) che hanno manifestato interesse in tema di ambiente e salute, coinvolte nelle iniziative condotte in questo ultimo anno nell’intento di fornire una risposta univoca del Sistema all’indagine proposta da Eea. Sono state raccolte le risposte di Arpae Emilia-Romagna, che ha coordinato il lavoro di raccolta e analisi delle risposte pervenute, di Arpa Liguria, di Arpa Marche, Arpa Molise, Arpa Sicilia, Arpa Umbria, Arpa Veneto, Arpa Val D’Aosta, e di Ispra.
Il risultato dell’indagine fotografa molto bene la situazione in Italia, dove non esiste un centro di coordinamento delle iniziative di biomonitoraggio, ma dove la conoscenza da parte del Sistema di queste tematiche e l’interesse per questa tipologia di approccio è molto attenta e molto alta.
Tutte le Agenzie che hanno partecipato all’indagine hanno manifestato un totale interesse per le tecniche di biomonitoraggio, verso le quali si dimostra conoscenza e competenza nell’identificare le priorità e le modalità di indagine e nell’assegnare il peso che tale approccio possa e debba rivestire nell’ambito delle strategie per una più puntuale valutazione dei rischi da esposizione.
Le risposte sono state elaborate in modo che fossero il più possibile rappresentative della posizione espressa dal Sistema su questa tematica e sono state inserite a nome di Snpa nei moduli resi disponibili on-line.
Giuseppe Bortone1, Annamaria Colacci2
1. Direttore generale Arpae Emilia-Romagna
2. Responsabile Centro tematico regionale Ambiente, prevenzione e salute
Direzione tecnica Arpae