La Patella ferruginea è ancora presente lungo le coste liguri. Il suo monitoraggio è una delle novità 2018 della Strategia marina, di cui Arpal è capofila per il Mediterraneo occidentale. A breve toccherà anche al Pinna nobilis, il più grande bivalve presente nei nostri mari.
Personale di Arpal impegnato nei monitoraggi della Marine Strategy ha trovato 16 esemplari di Patella ferruginea, tutti di dimensioni superiori ai 5 centimetri, nella zona di Punta Mesco, nello spezzino.
Si tratta di un mollusco gasteropode della famiglia Patellidae; vive nel piano mesolitorale (la zona di litorale interessata dal movimento delle maree) su substrati duri sia di natura calcarea che granitica, predilige tratti di coste esposti al moto ondoso con elevate concentrazioni di ossigeno e bassi livelli di inquinamento; può trovarsi talvolta anche in siti riparati. È un organismo erbivoro e si nutre “brucando” le alghe che trova sugli scogli. Era un tempo molto diffusa in Liguria; poi, lentamente, i suoi avvistamenti si sono diradati fino a farla ritenere estinta nelle nostre zone. Qualche mese fa un esemplare è stato individuato a Cala dell’Oro lungo la costa del Promontorio di Portofino; poi, nei giorni scorsi, ecco i nuovi esemplari fotografati e catalogati nell’ambito di un censimento condotto da Arpal nella zona di Punta Mesco.
Gli scopi del monitoraggio, novità 2018 fra quelli previsti dalla Marine Strategy, sono molteplici: acquisire conoscenze adeguate sulla presenza della Patella ferruginea, con particolare riguardo a distribuzione, densità ed abbondanza, e seguirne gli andamenti. Poi definire la struttura di popolazione, utile anche all’analisi della sex-ratio, studiare l’influenza del substrato sulla presenza di Patella ferruginea, analizzare l’effetto dell’esposizione al moto ondoso sulla distribuzione degli esemplari, valutare il possibile impatto della presenza umana confrontando zone a diverso grado di tutela/accessibilità.
Il pericolo per la sopravvivenza di questa specie è dovuto alla raccolta indiscriminata a scopo alimentare, collezionistico e per uso come esca. Il prelievo degli individui più grandi, che spesso sono femmine adulte sulla cui conchiglia, di frequente, vivono i piccoli (che quindi vengono uccisi con la raccolta della madre stessa), ha ulteriormente compromesso la sopravvivenza in ampi settori del suo originario areale di distribuzione. Anche l’inquinamento, che ha provocato la diminuzione o la scomparsa di alcune specie algali delle quali questa patella si nutre, ha contribuito alla sua rarefazione.
Alle operazioni che hanno portato all’individuazione degli esemplari di Patella ferruginea hanno partecipato ricercatori dell’Università di Genova che avevano già censito alcuni esemplari nella zona delle Cinque Terre nell’ambito del progetto ReLife per lo studio e il ripopolamento di questo organismo. La mappatura della zona (già oggetto di indagine per l’applicazione dell’indice Carlit che riguarda prevalentemente i popolamenti di alghe) ha riguardato tre tratti, lunghi mediamente 250 metri l’uno; in pratica è stato trovato un esemplare ogni 50 metri.
I ritrovamenti, anche se non particolarmente numerosi, sono un segnale incoraggiante dopo anni in cui si temeva l’estinzione in Liguria di Patella ferruginea. Va sottolineato che è difficile individuare gli esemplari più piccoli perché negli stadi giovanili questo mollusco si confonde facilmente con altre specie.
Gli operatori Arpal a tal fine hanno raccolto numerose foto di giovani esemplari che saranno sottoposte al giudizio ed alla valutazione di centri di ricerca che già lavorano da tempo per lo studio e la conservazione di questo mollusco.
A questo indirizzo anche la galleria fotografica dell’ultimo sopralluogo effettuato.