Lo scorso 11 marzo, la Commissione Europea ha adottato il nuovo Piano d’azione per l’Economia circolare, che fa parte del Green Deal europeo.
In un momento in cui la consapevolezza dell’importanza delle problematiche ambientali è ormai diffusa in tutta Europa, Italia compresa, l’Economia circolare rappresenta la via ottimale per offrire una soluzione integrata alle stesse, permettendo di ottenere prodotti di elevata qualità, funzionali e sicuri, che siano al contempo efficienti e alla portata dei consumatori.
Secondo l’indagine Eurobarometro dello scorso dicembre, circa la metà degli italiani è preoccupata per il cambiamento climatico (53%), la quantità crescente di rifiuti (51%) e l’inquinamento atmosferico (47%). Valori molto simili sono recentemente emersi in una consultazione pubblica promossa dalla Direzione generale Ambiente e Clima di Regione Lombardia con l’obiettivo di indagare la percezione e il grado di conoscenza collettiva sulle tematiche legate allo sviluppo sostenibile e di raccogliere indicazioni per l’avvio di azioni mirate.
Il nuovo Action Plan si basa su alcuni principi che guideranno le prossime iniziative legislative, riguardanti in particolare la revisione della direttiva Ecodesign (2009/125/EC), del Regolamento Ecolabel (66/2010) e dei criteri per gli Acquisti Verdi (Green Public Procurement – GPP), in modo da costruire un unico e coerente contesto normativo.
I principi di sostenibilità indicati dalla Commissione sono:
- avvantaggiare i consumatori tramite una maggiore durabilità, riusabilità, possibilità di riparare e rinnovare i prodotti
- realizzare oggetti migliorando l’efficienza energetica e delle materie prime
- aumentare il contenuto di materiale riciclato nelle merci
- rendere i prodotti facilmente riadattabili e rinnovabili, ponendo attenzione al riciclaggio
- diminuire l’impronta del carbonio
- scoraggiare il mono-uso e la prematura obsolescenza dei prodotti
- introdurre un divieto di distruzione degli oggetti invenduti
- incentivare metodi di utilizzo in “sharing” (product-as-a-service)
- sfruttare le potenzialità della digitalizzazione (passaporti digitali, marchi digitali, ecc.)
- creare meccanismi di incentivi fiscali che tengano in considerazione la differente sostenibilità ambientale dei prodotti
I settori ritenuti prioritari per questo cambiamento di prospettiva sono l’elettronica, l’ICT e il settore tessile, per quanto sia prevedibile un impatto anche sui settori dell’arredamento, dell’acciaio, del cemento e dei prodotti chimici.
Anche i servizi saranno coinvolti in questo processo, con un’attenzione allargata agli aspetti socio-ambientali della catena di produzione del valore.
Ulteriori azioni riguarderanno la creazione di una “Piattaforma Digitale” (COM2020-67) e il rafforzamento delle ispezioni sui prodotti e della sorveglianza del mercato.
L’Economia circolare è parte essenziale di una più complessiva e vasta riorganizzazione del mondo produttivo: la strategia europea definita dalla Commissione (COM2020-102) riguarda anche la revisione della direttiva Emissioni (2010/75/CE), la facilitazione della “simbiosi industriale” – in cui lo scarto di un processo produttivo è il materiale di ingresso in un altro processo (cd. materie prime seconde), basato su un sistema di certificazione promosso dal mondo produttivo – la promozione dei settori della bioeconomia, la creazione di un sistema di certificazione per la tecnologia sostenibile (ETV – Environmental Technology Verification) per i prodotti innovativi e, infine, l’introduzione di una strategia di collaborazione delle PMI.
Per fare qualche esempio delle novità che saranno introdotte da questo Piano, si pensi ai prodotti elettronici, per i quali verrà stabilito il “diritto alla riparazione” e all’upgrade del software obsoleto, la possibilità di riutilizzo delle cartucce delle stampanti, l’uso di un caricabatteria universale per i telefonini, l’eliminazione delle batterie non ricaricabili.
Nel settore del packaging la revisione della direttiva 94/62/CE avrà lo scopo di ridurre l’overpackaging (la tendenza ad usare più confezionamento di quanto necessario), ridurre la complessità dei materiali per l’imballaggio e indirizzare la progettazione del confezionamento dei prodotti verso soluzioni riciclabili e riutilizzabili; in particolare, verrà scoraggiato l’uso delle bottiglie di plastica facilitando l’accesso agli erogatori nei luoghi accessibili al pubblico.
Relativamente alla plastica, inoltre, l’iniziativa della Commissione prevede di ridurre l’uso delle microplastiche nei prodotti, secondo quanto suggerito dall’European Chemicals Agency, così come di favorire l’uso di bioplastiche e plastiche biodegradabili con l’apposizione di specifiche etichette sui prodotti.
Anche il settore dei rifiuti verrà regolamentato in modo nuovo, con la revisione della direttiva 2008/98/CE: l’obiettivo principale è dimezzare entro il 2030 l’ammontare dei rifiuti urbani che non vengono riciclati. Questo traguardo è tanto più importante se si considera che la metà degli Stati membri non sono in grado di conseguire l’obiettivo previsto nel 2020, che consiste nel raggiungere il 50% di raccolta differenziata.
In Lombardia la raccolta differenziata è arrivata a superare il 70% (Report rifiuti urbani 2018) con forte prevalenza della raccolta monomateriale destinata a recupero (carta e cartone, vetro e plastica): complessivamente il recupero di materia avviene nel 62% dei casi mentre il recupero energetico è del 22%, con uno smaltimento in discarica ormai marginale (0,6%).
Negli altri Paesi europei la situazione è decisamente peggiore, per questo motivo la Commissione Europea ha intenzione di rafforzare la cooperazione tra Stati membri, Regioni e Comuni nell’utilizzo dei fondi europei disponibili.
Inoltre, i criteri End of Waste saranno ampliati sulla base di un monitoraggio dell’applicazione che viene fatta nei Paesi membri con lo scopo di aumentare l’armonizzazione normativa, attraverso la standardizzazione, l’introduzione di regole più severe per l’uso di sostanze tossiche e la creazione di un osservatorio del mercato delle materie seconde. La normativa prevede infine l’adozione di misure per contrastare l’export illegale dei rifiuti dall’Europa a Paesi terzi.
Tra il 2012 e il 2018 il numero di posti di lavoro in EU nell’economia circolare è aumentato fino a 4 milioni e, si prevede, continuerà a crescere grazie anche a un’attenta considerazione dei diritti sociali e a una transizione equa (Just Transition), favorita dalla disponibilità di fondi di coesione sociale per l’implementazione delle competenze e la formazione dei lavoratori. Per rafforzare l’efficacia della propria politica, la Commissione proseguirà nel monitoraggio dell’economia circolare come già stabilito nella comunicazione della Commissione COM(2018) 29, andando a misurare i progressi ottenuti anche nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, in particolare il 12 – “Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo”.
La transizione verso l’economia circolare sarà sistematica, profonda e in grado di trasformare la UE, e non solo. Un cambiamento inarrestabile e per certi versi dirompente che, per garantire equità e inclusione, dovrà essere accompagnato un allineamento e una cooperazione da parte di tutte le parti interessate, a tutti i livelli: comunitario, nazionale, regionale e locale. Pertanto, la Commissione invita le istituzioni e gli organi dell’UE a contribuire attivamente alla sua attuazione e incoraggia gli Stati membri ad adottare o aggiornare l’economia circolare nazionale, le strategie, i piani e le misure alla luce delle proprie ambizioni. Inoltre, la Commissione raccomanderà che l’economia circolare diventi uno degli argomenti di discussione sul futuro dell’Europa e un tema di costante confronto tra i cittadini.
a cura di Mauro Mussin, Arpa Lombardia