Secondo i rilievi della Goletta dei Laghi il lago di Como presenta una densità media di 157mila particelle di microplastiche per km2. Arpa Lombardia classifica “sufficiente” lo stato ecologico del Lario, che deve migliorare entro il 2027 per raggiungere l’obiettivo di stato “buono” posto dalla Ue.
Questo è quanto emerso durante il convegno “Como città d’acqua”, organizzato da Legambiente lo scorso 19 maggio per fare il punto sulla salute del Lago di Como.
Con un picco di oltre 500mila particelle in corrispondenza del restringimento tra Dervio (Lecco) e Santa Maria Rezzonico (Como), la quantità di microplastiche rilevate è in preoccupante aumento e, secondo Legambiente, è strettamente collegata al grado di efficienza dei depuratori.
Presenti, per Arpa Lombardia, Pietro Genoni – responsabile del Centro Regionale Laghi e Monitoraggio Biologico Acque Superficiali – e Fabio Buzzi – referente Laghi – che hanno relazionato sullo stato ecologico e chimico del lago. Nonostante la situazione sia migliorata nel tempo, almeno fino alla fine degli anni ‘90, non è stato ancora raggiunto il livello di “buono stato”, uno fra gli obiettivi ambientali fissati per il 2027 dal Programma di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia, come richiesto dalla Direttiva 2000/60/CE, la “direttiva quadro sulle acque”.
Negli anni, dopo un’iniziale fase di miglioramento fino all’entrata in vigore della direttiva, la situazione sembra essersi fermata a livelli stazionari e in alcuni casi si è rilevata la presenza sporadica di sostanze prioritarie, quali il mercurio.
Ciò è confermato anche dalle analisi condotte dal dipartimento di Scienze teoriche e applicate dell’Università degli studi dell’Insubria che, pur indicando che lo stato tossicologico del lago non è complessivamente allarmante (il pesce lacustre è tranquillamente consumabile, se cotto), denotano presenza di Pcb e perfino di Ddt. Quest’ultimo composto, bandito in Italia già nel 1978, è ricomparso in basse concentrazioni dai primi anni del 2000 come probabile conseguenza dello scioglimento dei ghiacciai accelerato dall’ondata di caldo dell’estate 2003.
Anche a livello trofico e biologico, confermano i referenti di Arpa Lombardia, la situazione è da tenere sotto controllo: dal 2000 si è verificata una serie di episodi di fioriture superficiali di cianobatteri, con una frequenza che è aumentata negli ultimi anni. Da segnalare un fenomeno verificatosi nel 2017, quando la precipitazione di cristalli di calcite, conseguente alla elevata attività di fotosintesi del fitoplancton, ha determinato una colorazione verdeazzurra delle acque del lago. Anche i cambiamenti climatici recenti, hanno contribuito, tra l’altro, all’incremento delle concentrazioni di fosforo negli strati profondi del lago.
Riguardo alle microplastiche, Legambiente ha avviato, in collaborazione con Enea, un progetto specifico nei bacini lacustri italiani per la rilevazione delle microparticelle di diametro inferiore ai 5 mm, sia primarie (già piccole al momento dell’immissione: microperle di detersivi o cosmetici, residuati di pellet o fibre tessili, cotton fioc) sia derivanti dalla disgregazione di rifiuti di materiale plastico di volume maggiore.
Si tratta di una componente inquinante difficilmente degradabile il cui impatto ambientale, oltre che dall’esigenza di efficientamento degli impianti di depurazione, è spesso causato da cattive pratiche ecologiche, anche individuali.
È dunque necessario che alle campagne di monitoraggio effettuate dai vari enti vengano affiancate iniziative di informazione e sensibilizzazione il più possibile capillari e diffuse.
Qui la presentazione scaricabile di Arpa Lombardia: Como_19mag2018_ARPA
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