Si è svolta il 19 novembre a Milano la IDC-DevOps Conference 2019 alla quale hanno partecipato consulenti e analisti di IDC e i responsabili di organizzazioni ICT (Information Communication Technology) privati e pubblici, fra i quali anche Graziella Dilli, direttore informatico di Arpa Lombardia.
Per accelerare e governare i processi di innovazione, le aziende italiane stanno sperimentando logiche DevOps, ossia metodologie di sviluppo “agile” da condurre con gli utenti e rapidità e flessibilità nella creazione/adeguamento delle infrastrutture tecnologiche a supporto.
La strada verso approcci DevOps e di Continuous Innovation presenta sfide e incessanti adattamenti. L’incontro ha offerto una panoramica sulle realtà nazionali per contestualizzare ruolo e significato nel quadro delle dinamiche globali ed europee, fare il punto sull’adozione di metodologie DevOps – linguaggi, strumenti, processi -, comprendere step incrementali rispetto a benefici, aspettative, complessità e, infine, riflettere sulle implicazioni relative a competenze, organizzazione e business agile culture.
In Arpa Lombardia – ha spiegato Dilli nel suo intervento – la struttura ICT ha realizzato i progetti di digitalizzazione/dematerializzazione dei procedimenti amministrativi, lo sviluppo di reti di monitoraggio e le nuove applicazioni legate alla mobilità e allo smartworking. Per far ciò, è stato necessario “rifondare” il team ICT e impostare da subito una metodologia agile per lo sviluppo dei software, lavorando sempre a stretto contatto con gli utenti finali e con i fornitori, in modo da favorire un confronto costruttivo. Un approccio DevOps, quindi, che ha consentito agilità, flessibilità e tempi di sviluppo ragionevoli, semplificazione dei processi IT e aiuto nel processo di standardizzazione e semplificazione dei processi dell’Agenzia, portando anche a una riduzione dei costi di gestione.
Fra i principali ostacoli affrontati in questo percorso, vi sono le competenze di alcuni fornitori che si sono rivelate, a volte, non sempre adeguate soprattutto negli ambiti specifici delle tematiche ambientali, oltre alle modalità operative ancora troppo distanti dalla metodologia “agile” cui si aspirava. Uno dei possibili approcci per superare almeno in parte questi problemi è quello di sviluppare i prototipi e sperimentare la soluzione internamente, quindi affidare la realizzazione completa ai fornitori e, successivamente, laddove possibile, riportare all’interno (insourcing) le “attività di fino”, comprese quelle di manutenzione evolutiva. L’ideale, nei rapporti con i fornitori, è comunque realizzare i prototipi anche con il loro contributo e promuovere poi un reciproco arricchimento culturale, attraverso lo scambio sulle metodologie di sviluppo e il continuo miglioramento dell’approccio metodologico con gli utenti, aiutandoli nell’analisi dei processi interni con attenzione alla semplificazione per la definizione delle soluzioni più idonee.
Un’altra importante area di attenzione è quella legata alla cultura digitale interna e ai tempi di cambiamento e di apprendimento non sempre uniformi. Il consiglio, in casi come questo, è quello di non dare nulla per scontato e di effettuare una valutazione preliminare sul livello di digitalizzazione e sulla cultura digitale in generale, in modo da adeguare i tempi di sviluppo in base al grado di assorbimento reale degli utenti, assicurandosi poi una sponsorship e una comunicazione adeguata a tutti i livelli dell’azienda.