Alla Summer School AssoArpa, Michele Camisasca, dg di Arpa Lombardia, ha parlato di personale, di finanziamento del Sistema e dell’Atto di indirizzo sul Contratto di comparto e dirigenza.
Cosa potremmo aspettarci rispetto a un sistema di finanziamento basato sul modello dei Lepta, quali potrebbero essere le differenze rispetto a quello dei Lea, a quali condizioni il Governo pensa si possa arrivare a regime rispetto alla gestione della L.132? E, relativamente al personale, sarà possibile fare chiarezza sulla qualificazione degli enti Arpa circa il tipo di norma assunzionale da applicare: quelle delle regioni di riferimento o quelle del sistema sanitario? E, ancora, è possibile ipotizzare limiti di riferimento propri del Snpa e Ispra magari attraverso una capacità assunzionale condivisa, o un futuro contratto collettivo unico del Sistema? Questi sono solo alcuni dei quesiti sui quali Camisasca ha focalizzato l’attenzione della platea fornendo informazioni sia sullo stato dell’arte dei lavori di AssoArpa sulle varie questioni aperte, sia sulle azioni che sarebbe opportuno intraprendere nel breve periodo.
Il direttore sottolinea che uno dei principali temi di lavoro è un’adeguata capacità di relazioni istituzionali, in particolare con il ministero dell’Economia e delle finanze al quale occorrerà rappresentare i risvolti di carattere finanziario delle norme contenute nella L 132. Va considerata anche la molteplicità degli Ispettorati in cui si declina la Ragioneria generale dello Stato, con le difficoltà informative e comunicative che ne conseguono, ai fini del lavoro di relazioni che va ancora effettuato.
“Dobbiamo lavorare a un Sistema che sappia prima di tutto farsi conoscere e ‘fare lobby’, anche se a molti questa parola non piace. Farci conoscere e farci “riconoscere”, portando gli interessi delle Agenzie, che alla fine coincidono con l’interesse dei cittadini, nei luoghi giusti” – ha dichiarato Camisasca – “lavorare quindi, come dice il presidente Laporta, a un Sistema che sia forte, autorevole e credibile, dandoci innanzitutto da fare al nostro interno”.
Fra le tante modalità efficaci per raggiungere questi obiettivi, il direttore ha citato i lavori già avviati dall’Area C-Governance di AssoArpa su stabilizzazioni, risparmi fondi sulla produttività, attività libero-professionali, ponendo l’accento sull’importanza di momenti di condivisione e confronto per produrre documenti e linee di riferimento da proporre agli organi decisori.
Rispetto al prossimo probabile rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, invece, il direttore ha richiamato l’attenzione sulla necessità di prevedere, nei bilanci delle Agenzie, la copertura degli oneri derivanti dall’aumento contrattuale (di circa 85 euro a testa per il comparto; mentre per la dirigenza l’importo è ancora da definirsi) che, come indicato sia nell’art. 48 c.2 Dlgs 165 sia nella legge Madia sia nell’Atto di indirizzo, saranno posti a carico degli enti.
In ogni caso, l’Atto di indirizzo è stato approvato ai primi di luglio e contiene una serie di aspetti normativi che, per il comparto, prendono in considerazione alcune indicazioni proposte da AssoArpa, partendo da un presupposto imprescindibile: esiste una legge di riforma delle Agenzie!
Iniziano quindi le trattative e, oltre a definire questioni legate alla parte economica e normativa, l’atto di indirizzo invita a considerare l’evoluzione legislativa recentemente intervenuta per le Agenzie per la protezione dell’ambiente. Rispetto al reclutamento, ad esempio, l’Aran dovrà prevedere per la suddivisione del personale anche l’area tecnico-ambientale, comprendente i profili operanti nelle Agenzie regionali per l’ambiente. Inoltre, per il personale Arpa, andrà verificato il sistema delle indennità di responsabilità, con particolare riferimento alle funzioni ispettive e di controllo in materia ambientale.
Sempre riguardo al personale delle Arpa, si pone anche l’esigenza di rivedere la limitazione riferita alle categorie di dipendenti e al tempo massimo dei turni mensili di reperibilità, superando l’esclusione, in via ordinaria, del personale del ruolo tecnico. Anche in questo caso, la soluzione individuata non deve comportare spesa aggiuntiva ed è finanziata con il fondo del salario accessorio, oltre a rispettare le disposizioni in materia di orario di cui al Dlgs 66/2003.
Tutto ciò nell’ambito dei cosiddetti fondi contrattuali per la produttività. A questo proposito, infine, Camisasca segnala che vanno definite modalità di riconversione delle risorse, tendendo a una semplificazione complessiva del percorso di costituzione, di computo e di utilizzazione delle medesime.
E’ necessario quindi andare verso una revisione del sistema dei fondi, che porti alla costituzione di un unico fondo per il salario accessorio e a finalizzare la spesa per le necessità dell’ente nella contrattazione collettiva.
In ogni caso, il lavoro è in progress e il prossimo punto potrà essere fatto in occasione dei prossimi eventi formativi proposti da AssoArpa.