È stato di recente pubblicato dall’Agenzia dell’Ambiente europea il report “Europe’s urban air quality” che analizza l’attuazione della legislazione UE sulla qualità dell’aria a livello urbano focalizzando l’attenzione su 10 città europee, tra cui Milano, e identifica alcune delle ragioni che rendono più difficile combattere l’ inquinamento atmosferico. Il progetto a cui si riferisce il rapporto segue un’analoga analisi del 2013 e confronta la situazione attuale a quella allora rilevata.
Alla stesura del report hanno collaborato anche gli esperti di qualità dell’aria di Arpa Lombardia che, oltre ad aver inviato i contributi necessari, si sono confrontati direttamente con i colleghi europei in numerose occasioni.
Il rapporto contiene diversi punti interessanti riguardo alla città di Milano, quali tra gli altri: il riconoscimento dello sviluppo nel quinquennio considerato delle attività di misura con l’avvio, ad esempio, dell’analisi routinaria della composizione del PM10; l’importanza del contributo del secondario sul totale del PM10 (alla cui formazione concorrono notevolmente, oltre alle emissioni di ossidi di azoto, le emissioni dell’agricoltura); l’esistenza di una situazione orografica che rende difficile la dispersione.
Vengono poi citati, quali esempi positivi, oltre alla “area C” con la correlata crescita del servizio di bike sharing, l’esperienza da maturata in Lombardia sulla gestione della combustione della legna, l’introduzione di limitazioni alla circolazione per i veicoli più inquinanti – non solo a Milano ma in tutti i Comuni sopra i 30.000 abitanti – e l’adozione di misure per limitare le emissioni di ammoniaca da agricoltura.
Ovviamente, la fotografia che ne emerge non può che rappresentare un quadro ove, sebbene in diminuzione, sono ancora estesi i superamenti dei limiti in particolare per PM10, NO2 e ozono.
Il report e la relativa press release sono pubblicati sul sito dell’European Environmental Agency