Ancora nessuna informazione certa sull’origine della contaminazione da radionuclidi artificiali rilevata nelle scorse settimane nell’aria dei Paesi Scandinavi, ma la situazione sembra in ogni caso tornata ovunque alla completa normalità.
Anche il Centro Regionale Radioprotezione di Arpa Lombardia, che sta costantemente controllando l’evolversi del fenomeno, conferma l’assenza di qualunque anomalia significativa nella nostra regione.
Fermo restando che i valori misurati sono sempre stati estremamente piccoli e privi di rilevanza per la salute, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e l’ Ispettorato Nazionale per la Sicurezza e la Radioprotezione i rilasci potrebbero essere riconducibili a un malfunzionamento o operazioni di manutenzione in un reattore nucleare.
Controllo e individuazione precoce di incidenti nucleari avvenuti anche oltrefrontiera
La misura dei livelli di radioattività in aria è la “spia” più rapida ed efficace di incidenti nucleari, anche con origine molto lontana dal nostro Paese.
In Lombardia, Arpa gestisce due stazioni per il controllo ad alta sensibilità della radioattività in aria, una a Milano e una a Bergamo, che funzionano in continuo, h24, 365 giorni all’anno. Qui, il particolato e i gas presenti in atmosfera sono continuamente raccolti su appositi filtri mediante pompe che aspirano ogni giorno migliaia di metri cubi d’aria.
Ogni giorno i filtri sono sostituiti e analizzati in laboratorio mediante spettrometria gamma ad alta risoluzione, una tecnica di misura che consente di individuare e quantificare tutte le specie radioattive presenti.
Il sistema di Milano è attivo dal 1988 ed è uno dei più sensibili ed efficienti d’Europa, in grado di rilevare anche minime tracce di radioattività molto al di sotto delle concentrazioni che potrebbero costituire un pericolo per la salute.
Un efficiente sistema di allertamento
Quando i controlli giornalieri sul particolato evidenziano qualche anomalia, anche se piccola, i tecnici del CRR lombardo informano immediatamente la Sala Operativa del Centro Emergenze Nucleari di ISIN che coordina le attività di controllo sul territorio nazionale ed è punto di contatto dei sistemi internazionali di pronta notifica degli incidenti nucleari ECURIE (European Commission Urgent Radiological Information Exchange), protocollo sottoscritto da tutti i Paesi europei, e USIE (Unified System for Information Exchange in Incidents and Emergencies), protocollo adottato dalla Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e sottoscritto anche dai Paesi non comunitari.
Individuare velocemente l’origine dell’evento
La rete europea
Contemporaneamente, grazie alle informazioni fornite dal Servizio meteorologico di Arpa, vengono ricostruite le possibili retro-traiettorie sulla base dell’analisi degli spostamenti delle masse d’aria, in modo da poter effettuare le prime ipotesi sulla possibile origine dell’evento.
Altre informazioni sono raccolte attraverso il Ring of Five, una rete informale di laboratori esperti nella misura della radioattività in aria, fra cui quelli del CRR, che collega i principali centri europei di radioprotezione e che permette di raccogliere informazioni e riscontri in modo estremamente rapido.
La rete internazionale
A livello mondiale un’ulteriore fonte di informazioni è rappresentata dalle stazioni del Sistema di Monitoraggio Internazionale IMS, un progetto realizzato dai Paesi che hanno sottoscritto il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari – (CTBT) con lo scopo di individuare tutte le esplosioni nucleari condotte dai Paesi che non vi hanno aderito.
L’IMS è di fatto una rete di strumenti costituita da circa 300 stazioni di misura sparse in tutto il mondo. Queste permettono di individuare anche il più piccolo segnale riconducibile a esplosioni nucleari attraverso 4 diverse tipologie di sensori: sismici, idroacustici, infrasonici e sensori per la misura della radioattività in aria, analoghi a quelli in uso nella nostra regione.
Analisi del rischio
L’analisi delle informazioni raccolte da tutti questi laboratori consente di tracciare la dimensione e l’evoluzione della contaminazione.
Nella maggior parte dei casi si tratta di piccole fluttuazioni non legate ad eventi incidentali, ma talvolta, come nel caso della nube di rutenio 106 del 2017, può trattarsi di un effettivo incidente non ancora scoperto o notificato.
In situazioni simili la disponibilità di tutte queste informazioni permette alle autorità sanitarie di mettere in atto, con adeguato anticipo, tutte le contromisure necessarie a gestire e contenere il rischio per la popolazione.