Youth4Climate a Milano: i giovani pretendono più impegno

Quattrocento delegati della Youth4Climate per 189 nazioni si sono incontrati dal 28 al 30 settembre a Milano per portare delle proposte operative alla pre-COP, l’incontro preliminare alla prossima e importante COP26 di Glasgow, in programma a fine ottobre.  

I giovani delegati avevano il compito di sviluppare le proposte su quattro temi: come aumentare l’impegno dei loro coetanei; come rendere sostenibile la ripresa dopo la pandemia; come coinvolgere le organizzazioni non statali; come rendere consapevole la società sui pericoli del cambiamento climatico e sulle soluzioni per contrastarlo.  

Alok Sharma, parlamentare UK e presidente della COP26, si è dichiarato profondamente colpito dalle proposte dei giovani – molti dei quali potrebbero essere i prossimi presidenti, ministri o primi ministri nei loro Paesi – e, allo stesso tempo, consapevole che le decisioni assunte dai leader attuali saranno decisive per il futuro che le nuove generazioni dovranno affrontare. Per questo, al centro delle discussioni che hanno preceduto la pre-COP vi sono stati molti dei temi avanzati da questi giovani, a cui i politici dovranno rendere conto delle decisioni che verranno prese, anche dopo la COP.  

Quali sono queste proposte? Ecco alcuni messaggi chiave (Key Message) contenuti nel documento conclusivo 

Ernest Gibson, delegato delle Isole Fiji, ha presentato i Key Message del tavolo sulla ripresa sostenibile (Sustainable Recovery), articolati in cinque temi:  

  • per la transizione energetica e “green jobs” è necessaria una azione “urgente, olistica, diversificata e inclusiva”, che coniughi il lavoro dignitoso a quello della ricerca  
  • per l’adattamento e la resilienza occorre rafforzare le misure immediatamente disponibili, soprattutto quelle a vantaggio delle comunità locali più vulnerabili, a cui è importante dare ascolto 
  • vanno privilegiate le soluzioni basate sulla natura, che rispettino e proteggano i popoli indigeni e la loro conoscenza del territorio  
  • sul tema della finanza, la richiesta è “put your money where your mouth is”, essere cioè coerenti nella destinazione dei fondi, adottando criteri di trasparenza attraverso una regolamentazione robusta, eliminando le distorsioni attuali, il lavoro minorile e lo sfruttamento delle donne e garantendo la possibilità di crescita per tutta la popolazione 
  • sul tema del turismo sostenibile, bisogna incrementare la responsabilità del settore per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, rispettare la vulnerabilità di quei Paesi che dipendono economicamente dal turismo (come le piccole isole) e consentire a tutti gli interessati (giovani, donne, comunità indigene, altri gruppi emarginati) di trarne beneficio 

Nisreen Elsaim, sudanese, ha riportato i risultati del gruppo sul ruolo dei giovani (Youth driving ambition); giovani a cui occorre indirizzare un messaggio incalzante sull’urgenza delle azioni sul clima, dal momento che non solo si sta continuando ad andare nella direzione sbagliata, come dimostrano tutti i rapporti scientifici, ma si sta anche accelerando. Una preoccupazione che non riguarda solo le nuove generazioni, ma comprende per tutte le altre creature viventi del Pianeta e i luoghi a rischio, come le isole che sono solo pochi metri sul livello del mare.
Fra le sue proposte per cambiare direzione: 

  • multilateralismo, cooperazione tra Paesi e condivisione delle responsabilità, a partire dal riconoscimento del ruolo che quelli più sviluppati hanno avuto nelle emissioni di carbonio 
  • soluzioni realistiche, che tengano contro delle differenti realtà delle varie nazioni: l’uso dell’auto elettrica, ad esempio, non è proponibile dove solo il 30% delle persone ha accesso all’elettricità 
  • ascolto e rispetto alle comunità indigene, alle persone ai margini della società, alle tribù che conoscono il territorio e sanno come tutelarlo 
  • maggiore supporto da parte dei governi in termini finanziari, amministrativi e logistici per rafforzare il coinvolgimento e l’azione dei giovani, rendendo accessibili le risorse e favorendone la partecipazione a processi decisionali, progettazione, applicazione e verifica delle soluzioni per il contrasto al cambiamento climatico, a tutti e tre i livelli: multilaterale, nazionale e locale 
  • tutela e accoglienza nei confronti della partecipazione e dell’attivismo dei giovani, spesso soggetti a preconcetti o, nei casi più gravi, vittime di uccisioni, incarcerazioni o espulsioni dai loro Paesi.  

Nathan Metenier, francese, ha riportato i Key Message per le organizzazioni non statali, ovvero le imprese e le altre parti non governative che parteciperanno alla COP (Non-State actors engagment).  

I giovani non chiedono solo di agire per il clima, ma di farlo tenendo in forte considerazione la giustizia sociale.
Fra le richieste indirizzate a queste organizzazioni e imprese: 

  • favorire la partecipazione di giovani imprenditori, artisti, contadini, atleti, in particolare quelli che provengono dai Paesi emergenti, dalle minoranze etniche, popolazioni indigene, ecc., consentendo loro l’accesso ai mezzi finanziari e alle infrastrutture, come internet 
  • adeguare le modalità operative e le filiere di approvvigionamento, ora e nel futuro, per raggiungere le emissioni zero da subito. La transizione deve, infatti, partire immediatamente e deve contenere un sistema di rendicontazione, con cadenza almeno annuale, che sia robusto, trasparente e verificabile e che includa tutti i dati di base  
  • abolire l’industria fossile – questa la richiesta più importante e condivisa da tutto il gruppo – partendo subito per arrivare all’eliminazione totale dal 2030, assicurando una transizione giusta per i lavoratori costruita con loro e con le comunità locali, soprattutto quelle più colpite dalla crisi climatica  
  • tutti – entità non statali, organizzazioni UN, industria della moda, dello sport, dell’arte, organizzazioni industriali e del settore agricolo – devono rifiutare qualsiasi tipo di azione lobbistica, finanziamento o influenza dall’industria dei combustibili fossili, soprattutto nei negoziati internazionali 

Sophia Kianni, delegata degli Stati Uniti, ha riportato il lavoro del tavolo che ha discusso su come rendere la società più consapevole (Climate-Conscious society), costituito da quattro punti chiave: mostrare gli impatti e le soluzioni, ruolo dell’educazione, consapevolezza delle persone e mondo dei media.
 Ecco, una sintesi del suo intervento: 

  • dobbiamo riuscire a ottenere azioni significative, convinti che i governi che prenderanno parte alla COP26 sosterranno l’educazione. Infatti, le nazioni e i politici devono essere considerati responsabili per la traduzione delle loro parole in azioni: i giovani non vogliono altro “bla, bla, bla” ma vogliono vedere azioni concrete 
  • i decisori politici devono ascoltare i giovani e gli studiosi, per prevedere gli impatti delle decisioni sugli aspetti di giustizia sociale, sostenendo le comunità indigene e quelle più vulnerabili o emarginate nelle aree più povere  
  • è necessario implementare una piattaforma multilaterale per la formazione, includendo la dimostrazione delle soluzioni e favorendo l’inclusività della partecipazione  
  • occorre sviluppare un programma educativo per tutti che riguardi i temi della mitigazione e dell’adattamento, per promuovere il cambiamento negli stili di vita affinché diventino più sostenibili e resilienti. Questi corsi devono essere inseriti nei curricula formativi e nel materiale didattico in funzione delle specificità nazionali e del contesto culturale  
  • Il tema dell’educazione deve essere incluso nelle NDC (le proposte di mitigazione che ciascun paese annuncia alla COP26), rafforzando la collaborazione tra i ministeri dell’ambiente e dell’istruzione  
  • si deve prevedere, per le persone come i delegati alla Youth4Climate o agli altri attivisti per il clima, una partecipazione remunerata a questi programmi educativi 
  • occorre puntare alle popolazioni più colpite dal fenomeno, in particolare i migranti climatici, per promuovere la consapevolezza diffusa sul tema del cambiamento climatico 
  • agli scienziati e al mondo scientifico deve essere lasciato più spazio per illustrare le soluzioni o i possibili impatti: alle organizzazioni non governative (NGO) e alle associazioni di giovani deve essere garantito libero accesso alle pubblicazioni scientifiche  
  • I governi devono contrastare il greenwashing e le pratiche commerciali fuorvianti, limitando la pubblicità per coloro che emettono di più 
  • I media devono condividere l’urgenza di questa sfida e informare – ed educare – le comunità, comunicando in modo trasparente e oggettivo i temi del cambiamento climatico, semplificando i risultati della ricerca scientifica, facilitando la comprensione delle politiche, degli impatti e delle soluzioni e l’approfondimento sui temi della giustizia sociale e delle disuguaglianze. 

Tutte queste richieste devono spingere i leader mondiali attualmente in carica a rafforzare il proprio impegno nelle politiche di contrasto al cambiamento climatico, attraverso il coinvolgimento di tutti i settori della società. E i giovani, i primi destinati a subire le conseguenze del cambiamento climatico, partecipando al tavolo delle trattative per lo sviluppo di queste decisioni potranno spingere per un’accelerazione e un progresso delle azioni da intraprendere. 

Per dare maggiore incisività al dibattito in corso, il governo italiano ha deciso di tenere aperta la piattaforma online di Youth4climate fino al prossimo 25 ottobre 2021, per permettere ai delegati di continuare a lavorare sui contenuti di tutte le proposte presentate che, ampliate e precisate, verranno raccolte in un documento da presentare a COP26. 

a cura di Mauro Mussin – Arpa Lombardia

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