La melissopalinologia è la disciplina scientifica che studia il polline e altri elementi microscopici che compongono il sedimento del miele, permettendo l’identificazione dell’origine geografica e del genere delle piante dalle quali le api hanno prelevato il polline. In questo modo, le sue caratteristiche morfologiche fungono da punto di partenza per l’identificazione dei taxa di origine, utili per risalire alle relazioni filogenetiche tra miele e piante.
Una ricerca condotta da ARPA Marche, presentata lo scorso settembre al Congresso “One Health” di Paestum e ora pubblicata sulla rivista scientifica Global Journal of Ecology, mostra i risultati di un lavoro di indagine sul polline contenuto in diversi campioni di miele, analizzato per individuarne l’origine geografica e botanica e, non ultimo, per valutarne il potenziale allergenico.
Il polline contenuto nel miele, infatti, osservato al microscopio utilizzando procedure di analisi aerobiologica conformi ai regolamenti nazionali e standard europei, può fornire elementi di assoluto interesse in più campi, ad esempio come strumento di controllo contro le frodi alimentari o, come detto, valutato in relazione alle seppur rare forme allergiche che possono colpire i consumatori.
Confrontando le percentuali dei taxa pollinici contenuti nel miele analizzato con quelle riportate nelle schede di caratterizzazione, la ricerca ha evidenziato, in primo luogo, la conformità all’origine botanica dichiarata della maggior parte dei campioni, prelevati sia sul mercato sia provenienti da produttori locali; sul fronte dell’allergologia – seppur le forme allergiche al miele rappresentino ancora una condizione molto rara – è stato inoltre possibile rintracciare negli stessi campioni polline di Compositae, come artemisia, ambrosia e tarassaco.
In conclusione, lo studio di Arpa Marche rappresenta certamente un punto di partenza per creare, estendendo l’area di studio, uno spettro pollinico tipico del territorio regionale e conseguentemente promuovere la valutazione dell’origine botanica del miele come metodo di monitoraggio dell’agroecosistema nel tempo.
Ma soprattutto, in questo tempo di crisi ambientale e forte cambiamento climatico, lo studio evidenzia quanto anche una costante e accurata indagine dei taxa presenti nel miele potrebbe funzionare da valido tracciante per eventuali ingressi di specie nuove o perdita di specie in estinzione, nonché per individuare variazioni degli ecosistemi dovuti al consumo di suolo, taglio degli alberi, edificazione incontrollata e così via.
Disponibile qui la traduzione italiana dell’articolo.