Il fenomeno, rilevato nei primi giorni di settembre dagli esperti della rete Pollnet, non ha precedenti per intensità ed estensione geografica nel nostro paese.
Il genere Ambrosia, tra cui in particolare l’A. artemisiifolia, pianta erbacea alloctona dalle proprietà fortemente allergeniche, è fra le specie più nocive per gli effetti allergologici sulla salute umana, nonché un’erba particolarmente infestante per le nostre colture.
La Rete Italiana di Monitoraggio Aerobiologico POLLnet, impegnata a garantire il monitoraggio aerobiologico sull’intero territorio nazionale, segnala ora il particolare fenomeno – da un lato atteso per stagionalità, ma inaspettato per intensità ed espansione geografica – del brusco aumento dei pollini di Ambrosia rilevato dai ricercatori aerobiologi delle varie Agenzie ambientali italiane aderenti alla Rete nei primi giorni di questo mese di settembre 2023.
Questa particolare specie, originaria del Nord America, inizia solitamente a fiorire verso la fine del mese di agosto e necessita di molta luce; presente solitamente nelle aree urbane prive di vegetazione con suolo nudo e con disturbi antropici (in particolare luoghi particolarmente assolati, come le zone industriali attive e abbandonate, i bordi stradali, i marciapiedi e le sponde di fiumi) essa costituisce un grave problema per la salute in quanto pianta a rapida diffusione, con massiccia produzione di polline e semi, che possono diffondersi con importante dispersione dalla pianura fino all’orizzonte montano.
Il fenomeno dei picchi di concentrazione dei pollini di Ambrosia è stato registrato a partire dalle regioni centrali del Paese con inizio lo scorso 4 settembre e si è protratto fino al giorno 8 dello stesso mese.
Presentatosi in una o più ondate anche negli anni scorsi e in particolare dal 2015, il fenomeno del trasporto a distanza di questo polline non si era mai verificato in misura così massiccia per quantitativo di pollini che ha investito le nostre città dal Nord al Sud, interessando addirittura regioni come la Sardegna, di norma caratterizzata da concentrazioni poco significative.
Nel dettaglio, a partire dalle Marche dove il 5 settembre si è registrato il picco più elevato nella stazione di Monitoraggio di Castel di Lama (Figura 2), le maggiori concentrazioni di polline di Ambrosia sono state registrate in Emilia-Romagna (Rimini), Toscana (Arezzo), Umbria ( Perugia), Molise (Campobasso), Lazio (Roma**), ma anche, pur con valori nettamente più bassi in Friuli Venezia Giulia (Udine), Veneto (Venezia), Sardegna (Sassari) e Sicilia (Trapani).
Nel periodo analizzato, la situazione sinottica in medio-bassa troposfera evidenziava venti al suolo prevalentemente da Nord-Est, così come confermato dalle elaborazioni delle traiettorie ottenute attraverso il modello di dispersione di particelle Hysplit della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration).
Le simulazioni sulle masse d’aria spostatesi dalla Pannonia serbo ungherese, territorio particolarmente infestato da Ambrosia, sembrerebbero pertanto confermare l’ipotesi del trasporto di polline a lunga distanza su buona parte della penisola da parte della circolazione dominante (Figure 3a, 3b, 3c, 3d, 3e).
L’attività istituzionale di monitoraggio aerobiologico è assicurata in continuo dalla Rete POLLnet che, attraverso il lavoro dei collaboratori delle Agenzie ambientali italiane e il coordinamento di ISPRA, non soltanto attenziona l’andamento ordinario delle fioriture di pollini e spore, offrendo un valido supporto anche per ciò che riguarda i loro effetti sanitari, ma garantisce altresì una preziosa azione di “sentinella” in occasione di eventi eccezionali (fioriture fuori stagione, ceneri vulcaniche, sabbia desertica) che investono i nostri territori.
Per conoscerne l’attività e per ogni approfondimento è possibile visitare il sito della Rete all’indirizzo www.pollnet.it/.
(*) Per l’elaborazione della mappa sono state utilizzate le concentrazioni più elevate di pollini di Ambrosia, di alcune province italiane nel giorno 5 settembre.
(**) I dati della città di Roma sono stati forniti dal Centro di monitoraggio aerobiologico di Roma – Tor Vergata.
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