Dopo l’analisi effettuata per la città di Torino e riportata nella notizia del 18 marzo Arpa Piemonte ha esteso l’analisi a tutti i capoluoghi della regione.
Nel mese di marzo si è assistito, anche in Piemonte, ad una generale tendenza alla diminuzione dei valori di PM10 e biossido di azoto, i due inquinanti caratteristici dei mesi invernali perché con l’avvicinarsi della primavera aumenta la capacità dell’atmosfera di disperdere gli inquinanti.
Quest’anno sono entrate in vigore le misure di limitazione delle attività e degli spostamenti (e quindi delle emissioni, principalmente quelle legate al traffico) introdotte a livello nazionale e regionale per l’emergenza Coronavirus. Viene quindi spontaneo chiedersi se esista un legame diretto tra i due fenomeni.
Per rispondere a questa domanda occorre prima sottolineare che generalmente non si ha un collegamento diretto tra emissioni di inquinanti e le loro concentrazioni in atmosfera, in quanto nel processo intervengono anche le caratteristiche stagionali dell’atmosfera, le forzanti meteorologiche a grande scala e a scala locale, nonché le proprietà ed i processi di trasformazione chimica degli inquinanti stessi.
PM10 e Biossidi di azoto hanno origini e caratteristiche diverse: per il biossido di azoto, che risponde più rapidamente alle variazioni delle emissioni, il traffico veicolare è di gran lunga la fonte prevalente, mentre per il PM10 il quadro emissivo è più complesso: una parte significativa è di origine primaria, emessa principalmente dal settore del riscaldamento civile (in particolare dalla combustione della biomassa legnosa), un’altra invece di natura secondaria, in larga parte prodotta dalla trasformazione di altre sostanze reattive, quali l’ammoniaca, gli ossidi di azoto, i composti organici volatili, emesse da molte fonti diverse. Le limitazioni alla mobilità entrate in vigore in questo periodo, a seguito dell’emergenza coronavirus, possono quindi aver effetti diversi per i due inquinanti.
Per valutare gli effetti di quanto sopra esposto è necessario considerare una serie sufficientemente lunga di dati che consenta di separare gli effetti della meteorologia da quelli legati alla riduzione delle emissioni. A tal fine sono stati analizzati gli andamenti giornalieri delle concentrazioni di PM10 e biossido di azoto misurate dalle stazioni della rete di monitoraggio della qualità dell’aria nelle principali città piemontesi dal primo gennaio alla fine di marzo del 2020, rispetto a quelli misurati nelle stesse stazioni e nello stesso periodo negli anni che vanno dal 2012 al 2019.
Sottolinea il direttore generale Angelo Robotto, “la diminuzione delle concentrazioni di biossido di azoto delle ultime settimane, legata alle mutate condizioni meteorologiche che dal periodo primaverile sono maggiormente favorevoli alla dispersione degli inquinanti, può essere collegata anche agli effetti dei provvedimenti di limitazione delle attività entrati in vigore a seguito dell’emergenza coronavirus. In quanto alla diminuzione della concentrazione di PM10, anch’essa legata principalmente alla fenomenologia stagionale dell’inquinamento, invece, la maggiore varietà di sorgenti e la maggiore complessità dei processi di formazione ed accumulo del particolato, rende meno valutabile l’effetto dei provvedimenti. Evidenzio infine che l’anomalo rialzo dei valori di PM10 dello scorso fine settimana è stato invece originato da un episodio di polveri desertiche”.