Nell’ambito del programma europeo Interreg Italia-Croazia 2014-2020 – asse Blue Innovation, nel 2019 è partito il progetto ADRIREEF, al quale partecipa Arpa Puglia, per valorizzare i reef naturali ed artificiali in Adriatico.
Con i termini anglofoni “natural reef” e “artificial reef”, sono denominate rispettivamente le strutture sommerse naturali o create dall’uomo che vengono nel tempo colonizzate da specie marine animali e vegetali, rappresentando così habitat favorevoli per lo sviluppo della vita marina. In questo contesto, l’azione degli organismi biocostruttori e biodemolitori consente a queste barriere di mutare sempre il loro aspetto, ovvero di evolversi, accrescersi e rinnovarsi nel tempo.
Per quanto attiene i “natural reef”, nel Mediterraneo le biocostruzioni più rappresentative e presenti generalmente tra i 15 e i 50 metri di profondità, in virtù della loro particolare natura assimilabile al substrato duro, determinano un complesso di ambienti ricchi di biodiversità. Per questo particolare habitat, contraddistinto da un paesaggio di organismi animali e vegetali caratterizzati da vari livelli di concrezionamento, nel 1883 fu coniato il termine “Coralligeno”. L’habitat in questione, che ospita a sua volta molteplici microhabitat, è caratterizzato da superfici rugose, cavità e passaggi che costituiscono il substrato perfetto per l’insediamento di molte specie di invertebrati e organismi sessili; il coralligeno peraltro, oltre a fornire rifugio e a costituire aree di nursery per molti organismi, è anche fonte di richiamo per le specie ittiche di maggior pregio.
Per tali ragioni il coralligeno è tutelato dalla Direttiva Habitat (n. 92/43/CEE), rientrando nella categorie più ampia dei “Reefs” (codice habitat 1170). Inoltre, essendo uno dei più importanti hot spot per la diversità specifica del Mediterraneo, costituisce una delle mete di maggior interesse per la subacquea sportiva e non.
Il progetto “ADRIREEF” nasce dunque con lo scopo di promuovere questi hot spot subacquei nel Mare Adriatico al fine di creare opportunità di sviluppo economico tra le quali spicca un turismo che possa offrire, agli appassionati del mondo marino subacqueo, una nuova prospettiva.
Sulla base di questi presupposti e sfruttando il potenziale delle barriere sommerse adriatiche, il progetto contribuirà alla crescita dell’economia “Blu”, ovvero l’insieme delle attività umane che utilizzano il mare, le coste e i fondali come risorse per le attività produttive e lo sviluppo di servizi. Con questo obiettivo, ed essendo come detto molto importanti le prestazioni strutturali ed ecologiche delle barriere sommerse (sia naturali che artificiali), il progetto include anche azioni per l’implementazione e il collaudo di tecnologie idonee, e a basso impatto, per il monitoraggio ambientale in immersione subacquea.
L’innovazione progettuale riguarda anche la possibilità del riuso di strutture artificiali, ovvero di quelle costruite dall’uomo, già presenti in mare, per renderle sostenibili dal punto di vista ambientale e utili alla collettività. Infine, uno degli output del progetto è rappresentato dalla predisposizione di linee guida utili agli stakeholder per lo sviluppo di attività imprenditoriali sostenibili, attraverso la mappatura e classificazione dei reef naturali e artificiali presenti nel Mare Adriatico.
Il capofila del progetto è il Comune di Ravenna, e oltre ad ARPA Puglia tra altri partner sono presenti l’ARPA Emilia Romagna con la Struttura Oceanografica Daphne di Cesenatico, il CNR-IRBIM di Ancona, l’OGS di Trieste, l’Università di Zara, la Facoltà di Studi Marittimi dell’Università di Rijeka, l’Agenzia di Sviluppo Locale Zadra Nova di Zara, l’Associazione SUNCE di Spalato, l’Agenzia RERA di Spalato, e l’Istituto Ruder Boskovic di Zagabria.
Il progetto ha una durata complessiva di trenta mesi, sino a maggio 2021, salvo proroghe. Sono previsti n. 5 Work Packages (WPs) e ARPA Puglia, tra le varie attività, contribuirà in particolare alla realizzazione del WP4 “Monitoring phase of Adriatic reefs”.
In riferimento agli aspetti progettuali di dettaglio, ARPA Puglia, con il coordinamento del “Centro Regionale Mare” (CRM) dell’Agenzia, ha identificato come caso di studio un banco di coralligeno presente nell’Area Marina Protetta (AMP) di Torre Guaceto (BR).
All’interno dell’AMP, la barriera naturale da studiare si trova al traverso della Torre simbolo della riserva, ad una profondità tra i 27 e i 29 m; la struttura di coralligeno si eleva dal fondo per circa 5 m, è lunga circa 100 m e larga circa 60 m. Il sito è stato in precedenza mappato, con indagini geofisiche multibeam e sidescansonar, dal progetto BIOMAP (P.O. FESR 2007/2013 – ASSE IV – LINEA 4.4 – Azione 4.4.1). Successivamente l’area è stata indagata dagli Operatori Scientifici Subacquei del CRM di ARPA Puglia con alcune immersioni preliminari nell’estate 2019 per meglio definire l’area di monitoraggio.
Nell’autunno 2019, per la caratterizzazione dell’area e la descrizione delle biocenosi presenti sul fondale, sono state eseguite diverse immersioni dal team subacqueo di ARPA Puglia, utilizzando sia le tecniche di campionamento suggerite dalle linee guida del progetto che quelle di altri protocolli ufficiali relativi ad altri programmi, come esempio quelli previsti dal D. Lgs. 190/2010 e s.m.i. di recepimento della Direttiva Quadro Strategia marina.
Nell’immediato futuro le attività in campo pianificate prevedranno anche l’utilizzo di tecnologie innovative quali ad esempio tecniche di videoripresa subacquea 3D e stereoscopica, in aggiunta al ROV (Remotely Operated Vehicle), con il fine di acquisire filmati ed immagini di alta qualità sia per le valutazioni scientifiche, che per un utilizzo promozionale nonché per l’educazione ambientale.