Arpa Sicilia da alcuni anni ha avviato le attività per dare attuazione alle previsioni del Dlgs 190/2010 (Attuazione della direttiva 2008/56/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino), che comprende, all’art. 11, una serie di “Programmi di monitoraggio”.
Si riportano le azioni di ARPA Sicilia per il descrittore 6 di tali monitoraggi, finalizzate a verificare “L’integrità del fondo marino è ad un livello tale da garantire che la struttura e le funzioni degli ecosistemi siano salvaguardate e gli ecosistemi bentonici, in particolare, non abbiano subito effetti negativi”.
Il Monitoraggio è stato realizzato dalla struttura Area Mare di Arpa Sicilia per evidenziare e valutare l’Habitat di fondo marino sottoposti a danno fisico (modulo 9 del Programma Operativo delle Attività – POA – della Strategia Marina).
Nel triennio 2015-2017 sono state indagate lungo le coste siciliane tre aree, Trabia (PA), Sciacca (AG) e Portopalo di Capo Passero (SR), ciascuna delle quali di 25 km2 alla profondità compresa tra i 30 e i 100 m. Le aree di indagine sono state scelte in zone di fondi mobili sottoposte a danno fisico, ossia interessate da abrasione dovuta ad attività di pesca con mezzi che interagiscono in modo attivo sul fondo.
Le attività in campo sono state effettuate mediante l’uso di strumenti dedicati (ecoscandaglio multifascio MBES e sonar a scansione laterale SSS) che hanno consentito la ricostruzione tridimensionale dei fondali marini ed il riconoscimento delle morfologie legate ad attività antropica (Fig. 1a). Nelle aree individuate mediante i rilievi acustici, sono state eseguite indagini utilizzando tecniche di rilievo video/fotografico da piattaforma remota georeferenziata (ROV) con foto e filmati in full HD, al fine di raccogliere informazioni di dettaglio sui fondali investigati (Fig. 1b) e sulla presenza/abbondanza delle specie che vivono sul fondo (specie epibentoniche).
Contestualmente, sono stati raccolti campioni di sedimento (mediante benna Van Veen) per la caratterizzazione biocenotica del macrozoobenthos (organismi animali bentonici di dimensioni comprese tra 1 mm e 1 cm) e per l’analisi granulometrica.
Infine, sono stati effettuati campionamenti per lo studio dell’epimegabenthos (organismi animali di dimensioni superiori a 20 mm), mediante l’uso della rete a strascico con maglie al sacco di 20×20 mm, al fine di determinare le specie e il numero di individui per specie presenti (Fig. 2).
Le indagini condotte hanno evidenziato che le reti per la pesca a strascico alterano i fondali marini modificandone l’aspetto e la composizione/abbondanza delle specie bentoniche presenti.
A cura di : Dott. Vincenzo Ruvolo – UOC ST3 Area Mare – ARPA Sicilia
mail: vruvolo@arpa.sicilia.it
Come mai nel sito Area Mare dell’ARPA Sicilia non c’è traccia dell’attività riportata nell’articolo e i dati del monitoraggio chimico fisico delle acque, che consistono in una serie di tabelle di numeri riportati sempre senza alcun commento, sono “aggiornati” a circa 3 anni fa? La conclusione dell’articolo riguardo al fatto che la pesca a strascico altera i fondali con le conseguenti modifiche delle biocenosi bentoniche sembra suonare come la scoperta dell’acqua calda e sui mari solcati dalle due imbarcazioni dell’Agenzia…è meglio non commentare e lasciare stare.