La realizzazione di infrastrutture in contesti di particolare criticità ambientale richiede molta attenzione e un monitoraggio costante. L’esperienza di Arpa Sicilia nell’ambito del progetto “Banda ultra larga (Bul) e sviluppo digitale in Sicilia” nel SIN di biancavilla (Catania), caratterizzato dalla presenza di fibre di fluoro-edenite.
Situato alle pendici dell’Etna, il comune di Biancavilla (Catania, Sicilia) è ormai noto anche a livello internazionale per gli effetti di una diffusa contaminazione ambientale dovuta a un anfibolo naturale presente nel materiale lavico impiegato inconsapevolmente, a partire dagli anni 50 e per decenni, per la costruzione di edifici privati e pubblici, per la copertura di strade, piazze e come rinterro.
La scoperta del nuovo anfibolo, in seguito denominato fluoro-edenite (1), risale alle indagini geo-mineralogiche iniziate nel 1997 a cura del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Roma “La Sapienza”, in collaborazione con ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, a seguito dell’osservazione di un eccesso di mortalità per tumore maligno della pleura nel comune di Biancavilla (2). Il nuovo minerale è stato ritrovato nei suoi tre habitus – aciculare, fibroso e prismatico – nei prodotti vulcanici a composizione benmoreitica in località Monte Calvario, alle porte del paese di Biancavilla, ove si trovano le cave da cui si estraevano i materiali utilizzati per decenni nell’edilizia locale. Ulteriori indagini hanno dimostrato che il nuovo minerale, nella forma fibrosa, ha caratteristiche chimico-tossicologiche riconducibili all’asbesto e, di fatto, è la causa del mesotelioma a Biancavilla (3).
È nota la pericolosità delle fibre di fluoro-edenite, definitivamente acclarata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) che le ha classificate come “sicuramente cancerogene” (4).
Nel 2001 l’agglomerato di Biancavilla è stato inserito nel Programma nazionale
di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati quale Sito di interesse nazionale (Dm 468/2001); con il successivo Dm 18/07/2002 (GU 231/2002) è stato definito il perimetro al cui interno eseguire gli interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza d’emergenza, bonifica e ripristino ambientale stabiliti dal ministero dell’Ambiente (Mattm), sentiti gli enti scientifici nazionali… Leggi l’articolo completo di Roberto Grimaldi, Maria Rita Pinizzotto (Arpa Sicilia), in Ecoscienza 1/218
Vai a Ecoscienza 1/2018, presentazione del numero
La scoperta del nuovo anfibolo, in seguito denominato fluoro-edenite (1), risale alle indagini geo-mineralogiche iniziate nel 1997 a cura del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Roma “La Sapienza”, in collaborazione con ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, a seguito dell’osservazione di un eccesso di mortalità per tumore maligno della pleura nel comune di Biancavilla (2). Il nuovo minerale è stato ritrovato nei suoi tre habitus – aciculare, fibroso e prismatico – nei prodotti vulcanici a composizione benmoreitica in località Monte Calvario, alle porte del paese di Biancavilla, ove si trovano le cave da cui si estraevano i materiali utilizzati per decenni nell’edilizia locale. Ulteriori indagini hanno dimostrato che il nuovo minerale, nella forma fibrosa, ha caratteristiche chimico-tossicologiche riconducibili all’asbesto e, di fatto, è la causa del mesotelioma a Biancavilla (3).
È nota la pericolosità delle fibre di fluoro-edenite, definitivamente acclarata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) che le ha classificate come “sicuramente cancerogene” (4).
Nel 2001 l’agglomerato di Biancavilla è stato inserito nel Programma nazionale
di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati quale Sito di interesse nazionale (Dm 468/2001); con il successivo Dm 18/07/2002 (GU 231/2002) è stato definito il perimetro al cui interno eseguire gli interventi di caratterizzazione, messa in sicurezza d’emergenza, bonifica e ripristino ambientale stabiliti dal ministero dell’Ambiente (Mattm), sentiti gli enti scientifici nazionali… Leggi l’articolo completo di Roberto Grimaldi, Maria Rita Pinizzotto (Arpa Sicilia), in Ecoscienza 1/218
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