Pietro Rubellini, Direttore generale di ARPAT, ha introdotto il corso “Ambiente e Costituzione: un binomio da ripensare“ organizzato, venerdì 25 marzo 2022, dall’Ordine dei Geologi della Toscana. Oltre al Direttore generale di ARPAT, sono intervenuti Dario Parrini, Senatore della Repubblica, che ha presentato l’iter di riforma costituzionale degli articoli 9 e 41 della Costituzione, Marcello Cecchetti, Professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Cagliari e Agostino Zanelli Quarantini, Avvocato del Foro di Firenze.
Pietro Rubellini ha sottolineato l’importanza di avere introdotto nella Costituzione l’ambiente e soprattutto di avere previsto una tutela dell’ambiente a favore delle future generazioni. Quest’ultimo aspetto, secondo il Direttore di ARPA Toscana, spinge ad un avviare un patto intergenerazionale fondato sullo sviluppo sostenibile per garantire a chi verrà, alle future generazioni, di potere fruire delle stesse risorse di quelle che hanno avuto e ancora hanno a disposizione le attuali e precedenti generazioni.
Il Direttore generale di ARPAT plaude alla riforma costituzionale con la quale si è colmata una lacuna del nostro ordinamento giuridico: l’ambiente, gli ecosistemi e la biodiversità entrano a fare parte dei valori fondanti della Costituzione italiana. La riforma rende la nostra Carta costituzionale più attuale e al passo con le altre, alcune delle quali hanno già da tempo contemplato la tutela dell’ambiente, come la Costituzione francese, tedesca, portoghese e svizzera.
Di fronte a questa positiva novità per l’Italia, dobbiamo però registrare che ancora molti paesi del mondo, anche diversi paesi in via di sviluppo, non sono allineati nel raggiungimento di uno sviluppo sostenibile, a basse emissioni di CO2, in grado di tutelare il nostro ambiente e preservarlo per le future generaazioni.
Dario Parrini, Senatore della Repubblica, ripercorre l’iter che ha portato all’approvazione della riforma costituzionale degli articoli 9 e 41, evidenziando come questa sia stata voluta a larghissima maggioranza, tanto da non essere necessario sottoporre la riforma a referendum consultivo. In questa legislatura si è riusciti ad arrivare in fondo a un percorso che, in altri momenti storici, si era interrotto.
La modifica della Costituzione, con l’introduzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, sancisce, secondo il Senatore Parrini, in maniera solenne la necessità di salvaguardare l’ambiente, oltre che il paesaggio. Si tratta di una novità importante, realizzata per la prima volta, che va ad incidere nella parte dei principi fondamentali della Costituzione italiana, ovvero nei primi 12 articoli.
Quanto è stato fatto rispetta pienamente i pronunciamenti della Corte costituzionale – precisa Parrini – che hanno definito in maniera tassativa a quali condizioni si può intervenire sul corpo dei principi fondamentali della Costituzione, sancendo qualche anno fa che la parte che contiene i principi fondamentali (artt 1-12) sia da ritenersi intoccabile, nel senso che i valori protetti non possono essere ridotti rispetto a come sono enunciati. Questo non vale se si amplia la sfera di tutela dei principi fondamentali, cioè se si aggiungono valori protetti, in questo caso, l’intoccabilità viene meno.
La revisione costituzionale, calata nella parte dei principi fondamentali, non si è limitata al riferimento legislativo dell’ambiente, ma ci sono almeno altre tre concetti chiave, secondo Dario Parrini, che meritano di essere citati: da una parte le due parole: ecosistemi e biodiversità, dall’altra il riferimento alle future generazioni. Quest’ultimo aspetto è molto importante perché si sottolinea il fatto che quando si interviene sugli habitat naturali e sulla dotazione di risorse naturali, lo si deve fare con riguardo non soltanto agli effetti nel presente ma anche agli effetti nel futuro.
Altrettanto importante è stato, secondo il Senatore, incidere sull’articolo 41 della Costituzione, intervenendo, tra l’altro, in un titolo, contenuto nella seconda parte della Carta costituzionale, rispetto al quale non erano mai intervenute modifiche in passato. Anche in questo caso la riforma pone attenzione agli effetti presenti e futuri sulla salute e sull’ambiente derivanti dall’iniziativa economica. La formulazione del novellato art. 41 è stata ampliamente condivisa dalle diverse parti politiche e non ci sono ganci per interpretazioni restrittive.
Il riferimento al rispetto dell’ambiente non comporta, in alcun modo, di legare le mani a chi svolge l’attività di tipo economico, non si tratta di inserire nella Costituzione approcci vincolistici o paralizzanti ma di seguire e fare proprie le linee interpretative già contenute in molte sentenze della Corte costituzionale sul tema del bilanciamento tra valori diversi ma interconnessi come ambiente ed iniziativa economica.
L’unico punto di stallo, in Parlamento, ha riguardato il modo di considerare la tutela degli animali, ad un certo punto tra due forze politiche si è creato un clima di contrapposizione che ha portato alla presentazione di una quantità enorme di emendamenti aventi funzioni ostruzionistica. Lo stallo è stato poi superato con la formulazione di remissione alla legge statale (riserva di legge) delle forme nelle quali si dovrà arrivare alla tutela degli animali, quindi una tutela meno diretta ed esplicita di quella che si è avuta per l’ambiente, gli ecosistemi, la biodiversità e l’interesse delle future generazioni.
Anche Parrini ritiene che questa riforma abbia l’importante merito di avere colmato il ritardo dell’ordinamento costituzionale italiano, dopo circa trent’anni di tentativi di modifica sempre falliti. Esistono molte Costituzioni in Europa che prevedono la tutela esplicita dell’ambiente, come quella della Francia e della Germania, che hanno provveduto a inserire questa tutela molti anni fa ma anche la Costituzione spagnola che ha contemplato fin dall’inzio, nella metà degli anni 70, la tutela dell’ambiente nella sua Carta costituzionale.
Dario Parrini conclude il suo intervento sottolineando che l’ampio accordo sulle modifiche costituzionali è dovuto al fatto che le questioni ambientali legate alla cosiddetta transizione ecologica hanno assunto un rilievo grandissimo, sostenuto dall’eccezionale intervento di solidarietà tra paesi europei, a seguito dell’emergenza pandemica, da cui è scaturito il Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza (PNRR) che trova nel digitale e nella transizione ecologica i due interventi trasversali fondamentali, le due “gambe” su cui si fonda l’imponente sforzo di modernizzazione sia della società che delle economie europee.