Cambiamento climatico e transizione energetica: il punto di vista del mondo economico, sociale ed ambientalista in occasione della presentazione dei dati ambientali di ARPA Toscana
La presentazione dell’Annuario 2023 dei dati ambientali della Toscana ha offerto la possibilità di un confronto su uno dei temi cruciali del nostro tempo, prioritario nelle Agende internazionali, quello del cambiamento climatico.
A tal proposito, aprendo la tavola rotonda, il Direttore generale Pietro Rubellini ha ricordato l’eredità di un grande scienziato, padre dell’ambientalismo scientifico, Marcello Buiatti, di cui ricorre proprio in questi giorni il terzo anniversario dalla scomparsa. Buiatti, fin dai primi anni 2000, usava parole chiare e dirette sull’argomento: “Per ridurre il cambiamento climatico bisogna, da un lato, aumentare l’adattamento (…) e dall’altra parte, mitigare il cambiamento climatico, e cioè riconvertire l’economia reale in modo da ridurre l’effetto serra, il che significa energie alternative, ridurre la produzione di CO2, cambiare i cicli di produzione per ridurre gli sprechi di energia nei diversi punti del ciclo produttivo”.
Rubellini ha ricordato come Buiatti abbia posto molte delle basi che hanno condotto all’interdisciplinarietà e multisciplinarietà propria degli studi sull’emergenza climatica. “Oggi – ha affermato il Direttore generale – la sfida urgente del cambiamento climatico ci obbliga a rimanere saldi sul cammino illuminato dalla scienza. Il manifesto che deve guidare le nostre azioni in qualità di soggetti istituzionali, rappresentanti economici datoriali, sindacali o esponenti di associazioni ambientaliste, è la consapevolezza di essere tutti sulla stessa barca.”
“Prendendo spunto dall’immagine iconica del cavalluccio marino aggrappato ad un cotton fioc – ha proseguito il Direttore – che il fotografo Justin Hofman ha immortalato nelle acque inquinate sull’isola indonesiana di Sumbawa, quale allegoria delle condizioni dei nostri oceani, presenti e future, oggi l’Agenzia che rappresento propone un’altra immagine iconica ed allegorica della condizione che accomuna tutti gli umani e gli esseri viventi sulla terra, quella dello stesso cavalluccio marino aggrappato ad una bandiera con la scritta “siamo tutti sulla stessa barca”, perché spetta a ciascuno di noi, in relazione ovviamente anche al ruolo che si riveste, assumersi la responsabilità della cura del pianeta”.
Il quadro rappresentato nell’Annuario 2023 dei dati ambientali della Toscana è, come descritto nel corso della presentazione di lunedì 23 ottobre, un quadro di sostanziale stabilità della qualità ambientale, che, se confrontato con gli effetti di amplificazione ed estremizzazione degli inquinamenti dovuti proprio ai fenomeni di cambiamento climatico, testimonia la necessità di un approccio che superi la visione antropocentrica. Ricordando le parole di Papa Francesco, che esorta tutti all’azione per rispondere all’emergenza ambientale e climatica, il Direttore ha ricordato come l’essere umano non sia “più padrone dell’ecosistema terra, ma parte e componente simbiotica, che si assume la responsabilità della cura del pianeta, attento alle problematiche del cambiamento climatico e resiliente per una giusta equità intergenerazionale ed intersociale”.
Rubellini ha dunque aperto la riflessione con uno dei temi cruciali legati all’emergenza climatica, ovvero l’influenza del cambiamento climatico sul ciclo dell’acqua, chiedendo ai partecipanti alla tavola rotonda quali strategie ed azioni siano necessarie, anche in riferimento ai costi di distribuzione, per ottimizzare la gestione del ciclo dell’acqua e come i concetti di Risparmio Riuso e Riutilizzo possano essere declinati in questo contesto.
Risparmio Riuso e Riutilizzo, come ha affermato Tiziano Pieretti di Confindustria Toscana, sono alla base della performance delle aziende e ne sono testimonianza, ad esempio, i distretti toscani del cartario e del tessile per i quali il risparmio delle acque è un fattore determinante sul quale è stato fatto tanto, in termini di investimenti ed azioni. Nelle cartiere, infatti, si è avuta negli anni una forte riduzione delle acque utilizzate all’interno del processo produttivo e nelle aziende tessili si è lavorato molto sul riutilizzo delle acque depurate all’interno del processo. Nel settore industriale è la tecnologia che permette di fare passi avanti in queste direzioni e le aziende hanno investito molte risorse e stanno continuando a farlo.
Rossano Rossi, in rappresentanza delle Segreterie Confederali CGIL, CISL, UIL Toscana, ha confermato quanto rappresentato da Confindustria circa l’evoluzione nella gestione delle acque da parte delle aziende cartiere e ricorda come siano molti i settori toscani che utilizzano tanta acqua, in primis l’agricoltura. Si tratta in tutti i casi di settori che rappresentano in Toscana dei fiori all’occhiello, delle eccellenze, e che richiedono, quindi, un impegno collettivo per cercare di bilanciare sviluppo e lavoro con tutela ambientale, superando gli estremismi e le contrapposizioni per arrivare a risolvere così le criticità.
Sara Landi del WWF Toscana, citando il recente rapporto di UNEP “Wastewater: Turning Problem to Solution”, ha richiamato l’importante tema delle acque reflue, che, se gestite in modo sostenibile, possono costituire una risorsa fondamentale e preziosa per aiutare ad evitare i costi dell’inquinamento e la perdita di biodiversità. Un ruolo essenziale in questo percorso lo possono svolgere le soluzioni basate sulla natura, che secondo l’associazione ambientalista è necessario incentivare.
Alle parole Risparmio Riuso e Riutilizzo, Sergio Gatteschi di Amici della Terra Toscana ne ha volute aggiungere altre due che devono essere entrambe incentivate per rispondere all’emergenza climatica e ai suoi impatti sul ciclo dell’acqua: tecnologia ed investimenti. Se si è riusciti a coltivare l’uva nel deserto, è sicuramente possibile trovare soluzioni e superare le criticità anche in Toscana, ma solo se si investe in ricerca e tecnologia. Gli investimenti servono poi anche per risolvere i problemi di dispersione della rete idrica che costituiscono una grossa criticità per gli sprechi che ne conseguono.
Per Fausto Ferruzza di Legambiente Toscana nessuna azione quotidiana, dalla più piccola come chiudere il rubinetto, è inutile e banale e tutti dobbiamo fare menzione di sobrietà per rispondere alla crisi idrica. Altra strada da perseguire è lo stoccaggio: raccogliere ogni millimetro d’acqua, dal cortile di casa all’azienda, è un impegno irrinunciabile per i prossimi anni. A tal proposito secondo l’associazione ambientalista è opportuno cominciare a concepire il territorio agricolo come una grossa spugna e dare il tempo e spazio alla natura di fare il suo corso. Il terzo concetto su cui lavorare è l’innovazione industriale: ci vuole infatti un plus di intelligenza e ricerca nell’industria.
La discussione nella tavola rotonda è poi passata su un’altra sfida dei prossimi anni, il tema della transizione energetica. La conversione energetica è infatti necessaria e urgente: senza una svolta radicale, un salto di qualità gli scenari sul cambiamento climatico ci descrivono un futuro drammatico. Partendo da questo dato, ai partecipanti alla tavola rotonda è stato chiesto cosa occorra fare per tenere in equilibrio la conversione energetica con la tenuta economica e sociale e quali siano i percorsi innovativi che consentano alla Toscana di fare un salto di qualità.
Nell’industria, come ha raccontato Pieretti, molto è stato fatto e molto ancora si può fare sul tema della conversione energetica in termini di investimenti. È necessario però distinguere tra aziende che hanno bisogno solo di energia elettrica e quelle che invece necessitano anche di calore. Per le prime, le tecnologie stanno andando avanti e potranno sicuramente aiutare a raggiungere gli obiettivi fissati per il 2050. Per le seconde è invece necessario aspettare ancora il pieno sviluppo tecnologico. Ad ogni modo nelle aziende c’è molta attenzione e consapevolezza sulla sostenibilità e sulla necessità di perseguirla.
I sindacati, dal canto loro, hanno sottolineato come la transizione energetica risenta della fortissima speculazione finanziaria che sta influenzando il costo delle materie prime e hanno suggerito la necessità di investire in educazione ambientale per supportare la transizione che si intende perseguire.
Per il WWF un percorso da intraprendere è sicuramente quello relativo alla biomassa e alla risorsa bosco la cui gestione deve essere improntata ad una maggiore sostenibilità; nel taglio è infatti importante lasciare piante che siano in grado di recuperare il bosco, soprattutto di fronte alla crescente siccità che costituisce un’ulteriore minaccia. Per una gestione più oculata della risorsa bosco è necessario investire anche in educazione.
Gatteschi, a tal proposito, ha ricordato le esperienze positive delle Foreste modello delle montagne fiorentine. L’economia del bosco fatta bene, però, può essere utile solo se si inserisce nel complesso del mix energetico. Dopo infatti il primo step, che consiste nel consumare meno, il secondo passo fondamentale è la diversificazione delle fonti, guardando anche al modello francese dove ogni forma di energia è presa in considerazione.
Sulla scia anche Legambiente, che auspica la riforma della Legge forestale regionale 39/20, necessaria per arrivare ad una gestione forestale sostenibile. Sul fronte normativo Ferruzza ha ricordato anche la Legge 90/13 sulla prestazione energetica nell’edilizia, che è oggi purtroppo disattesa e che se invece fosse applicata potrebbe costituire un contributo importante per la transizione energetica. La “rivoluzione” energetica necessita però di maggiore partecipazione e trasparenza, può essere infatti realizzata solo se portata avanti in modo armonico con i territori interessati.
Purtroppo, a causa di imprevisti, è mancata la voce dei Fridays for Future, la cui rappresentante non ha potuto partecipare alla tavola rotonda.