Dopo gli interventi del Direttore generale di Arpa Toscana, Pietro Rubellini, e del Direttore tecnico, Marcello Mossa Verre, riportiamo il contributo alla tavola rotonda su cambiamento climatico e transizione ecologica offerto dal rappresentante delle tre sigle sindacali Cgil-Cisl-Uil, Simone Porzio, e da quello di Confindustria Toscana, Tiziano Pieretti.
L’intervento del rappresentante delle tre sigle sindacali
Il contributo da parte di Simone Porzio, rappresentante delle tre sigle sindacali (Cgil – Cisl – Uil), sul tema della transizione ecologica ed il contrasto al cambiamento climatico si è concentrato sulle ripercussioni degli effetti di questi mutamenti in ambito lavorativo e sociale. Infatti, da tempo le organizzazioni sindacali si misurano con le questioni legate alla crisi climatica ed ai suoi risvolti sociali ed occupazionali. Le opportunità scaturiscono da uno sviluppo sostenibile che deve andare di pari passo con un reale sviluppo economico ed occupazionale.
Occorre rilevare – afferma Porzio – che in questa congiuntura, le fonti energetiche sono al centro di un cambiamento tecnologico migliorativo che impatta sia nel settore industriale della produzione sia sul mondo del lavoro. È compito della politica – continua Porzio – a livello locale, regionale ed internazionale governare questi processi. Oggi ci vediamo costretti ad operare delle scelte su quali tipi di processi di sviluppo sostenibile sostenere e quali invece occorre abbandonare. Nonostante i buoni propositi presentati e le visioni programmatiche che vengono sottoscritte nei consessi internazionali, il nostro paese sembra far fatica ad avviare azioni di riduzione d’impatto ambientale. È di pochi giorni fa la pubblicazione di un’indagine dove l’Italia compare ancora tra i 10 più grandi finanziatori del comparto industriale estrattivo di idrocarburi/combustibili.
In Toscana il comparto della geotermia sta attendendo da 4 anni che il Governo recepisca gli incentivi previsti da destinare agli impianti geotermici, nonostante le promesse e gli impegni dei tre governi precedenti. Dobbiamo inoltre constatare – continua Porzio – che una crisi di autorevolezza delle istituzioni e delle forze politiche unite ad una società sempre più individualista, impoverita ed egoista fa si che scelte importanti, concrete, capaci di imprimere un reale cambiamento nei territori, siano sempre più difficili da attuare. Purtroppo la politica che dovrebbe guidare il cambiamento si presenta sempre più spesso come autoreferenziale ed interessata solo ad un consenso che non contribuisce ad aiutare l’avvio di soluzioni che concretamente e compiutamente siano in grado di realizzare una transizione ecologica.
L’intervento del vicepresidente di Confindustria Toscana Nord con delega all’energia – Tiziano Pieretti
In Italia l’incidenza del comparto industriale nella produzione di CO2 si attesta su un valore del 20% ed è un valore molto basso rispetto ai contributi industriali degli altri paesi, asserisce Pieretti, Vicepresidente di Confindustria Toscana Nord. Sul fronte dei consumatori è stato rilevato che oggi un numero di 8 su 10 predilige prodotti sostenibili, questo indica che le aziende devono programmare con anticipo quali saranno i bisogni del mercato per avviare produzioni di successo che incontrino le preferenze del consumatore.
Oggi – continua Pieretti – il mercato esprime la preferenza dei consumatori per prodotti realizzati con processi di produzione sostenibili. Il comparto industriale e produttivo si trova però davanti al problema di non disporre di un sistema di misura della sostenibilità condiviso e riconosciuto, si hanno pertanto prodotti identificati come sostenibili dietro etichette “verdi” e che non dispongono di nessuna certificazione imitando la sostenibilità.
Gli indici ESG (Environmental Social & Governance) sono ritenuti oggi gli indici che forniscono maggiore certezza per conoscere l’impronta carbonica dei processi produttivi ed in grado di orientare gli investimenti delle aziende che devono essere capaci di programmre con un anticipo di almeno 10 anni gli scenari economici. Il comparto industriale della Toscana ha spinto moltissimo sulle energie rinnovabili anche se occorre ricordare, asserisce Pieretti, che la risposta alla decarbonizzazione non va in una sola direzione, non è solo il fotovoltaico od il geotermico di Larderello, sarebbe pertanto auspicabile che si potesse parlare di geotermico anche per le province di Pisa, Lucca, Massa. Il geotermico è infatti presente anche in quei territori e si tratta di un’energia sfruttabile anche per uso civile oltre che per il comparto industriale, magari utilizzando la geotermia di superficie e non di profondità come viene fatto in Svizzera, Svezia, Finlandia, Norvegia ed anche nel nord della Francia. Da noi questa soluzione non è percorsa per problemi burocratici oltre a ricevere sempre pareri negativi adducendo motivi paesaggistici salvo prevederne poi la realizzazione in altra sede. Il territorio toscano avrebbe bisogno di impianti di termovalorizzazione dei rifiuti realizzati con le più moderne tecnologie oggi disponibili piuttosto che far ripartire impianti obsoleti magari alimentati a carbone. Per quanto attiene al tema delle energie rinnovabili questo è un ambito che non impatta solo sui settori produttivi ed industriali ma più in generale in tutti gli ambiti della vita e dell’agire umano.
In questo senso il gas, a parere di Pieretti, deve essere visto come elemento di transizione, si tratta di predisporre una politica energetica che tenga conto di quelli che sono gli impieghi del gas nei settori industriali capaci di recepire tale vettore energetico. All’interno delle aziende è presente un’alta propensione ad utilizzare tutte le tecnologie necessarie per decarbonizzare e pertanto sarebbe auspicabile diminuire l’impatto dell’iter burocratico per installare il fotovoltaico a terra nelle aree industriali di proprietà quando risultano esaurite tutte le superfici delle coperture degli stabilimenti. Alla luce di questa norma nazionale, la Regione Toscana non ha previsto la possibilità di installare pannelli fotovoltaici a terra quando sono esaurite tutte le coperture.
A parere di Pieretti le comunità energetiche di privati rappresentano un altro spazio di manovra e sottolinea che bisognerebbe allargare tale concetto ed avviare azioni di sostegno per la costituzione anche di comunità energetiche industriali. Per quanto riguarda l’idrogeno alcune aree industriali della Toscana sarebbero già in grado di utilizzarlo previa processi di trasformazione che richiedono impianti (elettrolizzatori) che ad oggi sono mancanti perché è economicamente non sostenibile la loro realizzazione accanto agli stabilimenti.
Prendendo atto – continua Pieretti – che occorre imprimere un’inversione di tendenza se vogliamo agire con azioni di contrasto al cambiamento climatico è necessario impegnarci tutti in questa fase di transizione anche con con soluzioni ponte come il gas che rappresentano soluzioni miste ma che contemperano innovazione tecnologica e costi di realizzazione. Si tratta ad esempio di utilizzare il carbonio prodotto nella trasformazione dell’idrogeno per il riscaldamento delle serre idroponiche.
La collaborazione ed il coinvolgimento del settore agricolo nella gestione del biogas permetterebbe di avviare le prime formazioni di comunità energetiche industriali dove il fabbisogno energetico è il frutto ci collaborazioni, scelte condivise e partecipate.