ARPA Toscana partecipa a GeoThermix

Nell’ambito della conferenza GeothermiX, promossa dal Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università di Pisa, ARPAT ha portato il suo contributo frutto dell’attività di monitoraggio e controllo agli impianti geotermici presenti in Toscana

L’Agenzia è impegnata nella valutazione e nel monitoraggio degli impatti ambientali dei nuovi impianti in corso di autorizzazione e dei 36 gruppi geotermici produttivi in esercizio in Toscana, nella zona delle Colline Metallifere e in quella del Monte Amiata, due aree che presentano specifiche anomalie geotermiche che ne rendono particolarmente conveniente lo sfruttamento energetico.

ARPAT ha il compito di vigilare sul corretto funzionamento degli impianti e di monitorare l’ambiente al fine di tenere sotto controllo e contenere gli impatti ambientali, nel rispetto della normativa europea e nazionale e delle autorizzazioni rilasciate per la realizzazione e l’esercizio dei singoli impianti.

La Regione Toscana, al momento del rilascio dell’autorizzazione all’esercizio di ciascun impianto, ha richiesto ad ENEL Green Power Italia Srl, che gestisce tutte le centrali ad oggi esistenti, l’installazione di centraline fisse per il monitoraggio delle concentrazioni in aria di acido solfidrico, e in alcuni casi anche di radon, che vanno a costituire una rete di 18 stazioni di monitoraggio situate in prossimità delle centrali geotermiche. I dati raccolti da questa rete vengono mensilmente trasmessi anche ad ARPAT che li verifica ed integra con proprie indagini, condotte mediante una stazione fissa di monitoraggio della qualità dell’aria a Montecerboli e, soprattutto, mediante due laboratori mobili.

Oltre a questo, l’attività di controllo dell’Agenzia si esplica nel monitoraggio dei punti di emissione in torre e nei punti più significativi dell’impianto geotermico (es. collettore gas, uscita AMIS, etc.), senza tralasciare un monitoraggio diffuso sul territorio, in prossimità dei centri abitati più esposti.

Questa complessa attività di monitoraggio iniziata negli anni 2000, si è evoluta fino ad oggi. I dati raccolti negli ultimi 10 anni forniscono un quadro preciso della situazione e della sua evoluzione nel tempo, anche in riferimento ai limiti fissati dall’OMS per le concentrazioni di acido solfidrico, le cui emissioni in atmosfera costituiscono, oltre che uno degli impatti più rilevanti delle centrali geotermiche, anche un buon indicatore degli altri inquinanti correlabili con i gas geotermici.

Nel 2010 la Regione Toscana ha definito un quadro di regole coerenti per l’autorizzazione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica al fine di limitarne l’impatto sull’ambiente (Decreto della Giunta Regionale n. 344/2010), chiedendo ad ENEL di sviluppare un sistema di modelli per stimare le concentrazioni in aria dei vari inquinanti emessi, secondo le indicazioni metodologiche espresse da ARPAT. Pertanto, tra il 2014 e il 2016, CESI SpA, per conto di ENEL, ha realizzato due studi con tecniche di modellazione della dispersione degli inquinanti in atmosfera, grazie ai quali è stato possibile ampliare la conoscenza degli impatti anche ad aree ed inquinanti non monitorati da ARPAT e dalla rete ENEL (arsenico, mercurio), sia per l’area delle Colline Metallifere che per quella del Monte Amiata.

Questi studi, verificati anche da ARPAT, hanno evidenziato i significativi miglioramenti apportati dalle nuove tecnologie (con particolare riferimento all’installazione del sistema di abbattimento di acido solfidrico e mercurio, AMIS) e dalle modalità di gestione introdotte in conformità alle normative della Regione Toscana. Gli studi hanno evidenziato contributi alla qualità dell’aria diversi da quelli dovuti alle centrali geotermiche e attribuibili in larga parte a manifestazioni naturali (sorgenti calde, fumarole e lagune), che contribuiscono al “valore di fondo” delle concentrazioni in aria e, in determinate situazioni meteorologiche (soprattutto condizioni di vento e stabilità atmosferica), possono causare aumenti locali della concentrazione.

Partendo da questi lavori, l’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana (ARS) ha condotto alcune valutazioni epidemiologiche, con specifico riferimento alla zona del Monte Amiata, nell’ambito del Progetto InVetta, i cui esiti possono essere letti sul sito di ARS.

La produzione di energia geotermica è stata recentemente inclusa nella normativa europea e italiana tra i settori industriali che possono comportare un’esposizione per i lavoratori e/o per la popolazione non trascurabile dal punto di vista della radioprotezione. Infatti, nell’energia geotermica, l’uso di vapore con un contenuto d’acqua proveniente da pozzi profondi può produrre nell’impianto formazione di incrostazioni e di altri residui arricchiti in radionuclidi naturali provenienti da rocce della crosta terrestre. I solidi totali disciolti e i gas non condensabili nel fluido geotermico, infatti, possono potenzialmente essere una fonte di materiali radioattivi.

ARPAT ha sviluppato un protocollo con l’Inail per identificare le matrici e gli scenari di esposizione di interesse radiologico nell’energia geotermica. Questo protocollo è stato applicato agli impianti geotermici toscani sia durante la manutenzione che in fase di esercizio. Attraverso l’analisi di circa 100 campioni, l’Agenzia ha misurato la concentrazione di attività dei radionuclidi delle catene radioattive naturali dell’uranio-238 e del torio-232, insieme al potassio-40, radionuclide naturale di origine cosmogenica. Tutti i risultati hanno riportato livelli di attività inferiori alla soglia stabilita dalla normativa italiana per lo smaltimento in discarica.

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