L’area del Mediterraneo è identificata come un “hotspot” per l’aumento delle temperature e gli eventi estremi, con conseguenze negative su ecosistemi, biodiversità, produzione di cibo e sicurezza energetica.
Il progetto CO2 PACMAN mira, quindi, a rendere i territori climaticamente neutri, in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea. Infatti, l’obiettivo del progetto Interreg Euro-Med CO2 PACMAN è quello di rendere i territori, come le isole del Mediterraneo, climaticamente neutri e promuovere la sostenibilità e la resilienza delle comunità, supportando gli amministratori locali, i cittadini e tutti i portatori di interesse affinché, insieme, sviluppino e incrementino strategie per la mitigazione dell’impronta carbonica.
ARPA Toscana fornisce un appoggio esterno al progetto come fornitore di dati ambientali e di competenze scientifiche, come sottolineato dal Direttore generale di ARPA Toscana, Pietro Rubellini, in occasione del terzo Rooting Lab del progetto CO2 PACMAN (COoperation and CO-designing PArtnership for CliMAte Neutrality), tenutosi a Firenze in data 13 febbraio 2025.
Dalla raccolta costante di dati ambientali – ricorda Rubellini – emerge un peggioramento sia quantitativo che qualitativo di alcune matrici ambientali dovuto anche agli effetti del cambiamento climatico. ARPA Toscana e tutte le Agenzie del sistema nazionale protezione ambientale, SNPA, stanno portando avanti un lavoro molto interessante per comprendere come i cambiamenti climatici incidano sulla qualità delle matrici ambientali. Questa mole di dati, raccolta quotidianamente dal personale, è cruciale per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici e monitorare l’efficacia delle strategie di mitigazione.
Tra i dati raccolti, particolarmente utili per il progetto CO2 PACMAN, risultano essere quelli sulla Posidonia oceanica, monitorata per conservare e proteggere il suo stato di salute. Antonio Melley, dirigente dell’Area Mare di ARPA Toscana, durante l’incontro organizzato all’Isola dell’Elba, in data 11 febbraio 2025, si è soffermato su
- la “blue carbon” su cui ISPRA ed altre Agenzie ambientali stanno lavorando all’interno del progetto Sea Forest LIFE
- l’importante contributo che la Posidonia oceanica può fornire all’economia ad emissioni zero. Questa pianta, infatti, svolge un ruolo importante per la sua capacità di stoccare anidride carbonica, mostrandosi cruciale per la mitigazione del cambiamento climatico, in quanto accumula carbonio negli apparati radicali, rendendolo in gran parte inutilizzabile dal resto dell’ecosistema e, quindi, immagazzinandolo.
Nel tempo, si è avuta una riduzione della prateria di Posidonia oceanica in Toscana. Ad esempio, davanti a Livorno, sono stati realizzati una serie di interventi (canale scolmatore, canali industriali, infrastrutture portuali e urbane, ecc.) che hanno alterato, in svariati anni, la linea di costa e le dinamiche litorali (correnti, trasporto solido, trasparenza, immissione e dispersione degli inquinanti, ecc.). Questi fattori hanno portato ad una distruzione o degrado di oltre 7 kmq dei posidonieti antistanti. Dalle mappe, infatti, sui fondali più prossimi al porto di Livorno, risulta la presenza di una prateria un tempo molto più estesa e fiorente, di cui, ora, sono rimasti solo alcuni residui (matte morta o degradata).
La riduzione delle praterie di Posidonia, a causa dell’impatto antropico, come nel caso di Livorno, comporta la perdita di significative capacità di sequestro del carbonio, da qui la necessità nonché l’urgenza di preservare le praterie esistenti e promuovere azioni per migliorare l’ambiente marino costiero.