L’obiettivo della giornata di presentazione dei dati ambientali 2021 della Toscana è stato quello di illustrare lo stato dell’ambiente nella nostra regione, approfondire alcuni importanti temi ambientali che si intersecano con i dati raccolti ma soprattutto comprendere, insieme a tutti gli ospiti, quali siano gli indicatori ambientali a cui rivolgere particolare attenzione per capire se abbiamo intrapreso e a che punto siamo nel percorso verso la sostenibilità e la transizione ecologica come prospettata dalle Nazioni Unite con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e dall’Unione Europea con il New Green Deal.
La presentazione dell’Annuario si è articolata in più momenti: la parte istituzionale si è aperta con i saluti del Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, a cui è seguito l’intervento dell’Assessora regionale all’ambiente, Monia Monni e del Presidente del Sistema Nazionale Protezione Ambientale (SNPA), Stefano Laporta, mentre i vertici di ARPAT, il Direttore generale, Pietro Rubellini e il Direttore tecnico, Marcello Mossa Verre, hanno chiuso la prima sezione della mattinata.
“L’Annuario è uno strumento ben concepito e realizzato. Grazie a grafici, illustrazioni, testi comprensibili e dati statistici permette di avere, ormai da dieci anni, una fotografia accurata dell’ambiente in Toscana” ha affermato il Presidente Giani – “Proprio per questa sua chiarezza e facilità di comprensione non deve essere limitato e confinato ad addetti ai lavori, ma va diffuso”. Il Presidente ha così posto l’accento sul ruolo dell’informazione e della comunicazione nel fornire i dati ambientali ai cittadini che devono conoscere lo stato della qualità ambientale strettamente connessa con la qualità della vita nella nostra regione. L’Annuario riesce a offrire un quadro esaustivo dello stato dell’arte delle matrici ambientali: “Ci aspettano importanti sfide che riguardano la transizione demografica, tecnologica e climatica, a cui ARPAT può fornire il suo contributo per le competenze e l’autonomia acquisita” – ha concluso Giani.
L’assessora Monia Monni (leggi relazione, vedi intervento) ha apprezzato l’impianto dell’Annuario confermando la facilità di accesso ai dati, garantendo l’accesso del pubblico all’informazione ambientale previsto dalla Direttiva 2003/4/CE. I numerosi indicatori forniscono una chiave di lettura dell’ambiente toscano, delle sue criticità, ma anche dei suoi punti di forza, a tutti coloro che, non solo vogliono conoscere il territorio in cui vivono, ma anche porre in atto azioni e comportamenti per tutelarlo e migliorarlo.
“La sfida della transizione ecologica è segnata, a livello nazionale, anche dal Piano Nazionale del quale è oggi disponibile la proposta avanzata dal Ministero. La Toscana – ha continuato Monni – rappresenta una piccola fonte emissiva rispetto ai grandi paesi inquinanti, ma non può e non deve esimersi dal fare la propria parte, nella consapevolezza che non si può risolvere un problema globale se non grazie al contributo di tutti gli attori locali”. “È il momento di proporre una vera e propria strategia che renda attuali, precisi e misurabili gli interventi di riduzione delle emissioni. L’obiettivo è quello di mettere in atto azioni immediate e raggiungere, ancor prima del 2050 fissato quale termine dall’Unione Europea, un bilancio emissivo pari a zero e quindi una Toscana Carbon Neutral“.
L’Assessora ha concluso dicendo che la Regione Toscana sta lavorando alla strategia per la transizione ecologica perchè la sfida della transizione ecologica non è più soltanto una questione di opportunità ma una necessità.
Il Presidente SNPA Stefano Laporta (leggi relazione), al suo secondo mandato, nel suo intervento ha fornito alcune anticipazioni del quadro nazionale che sarà presentato il 13 dicembre 2021 a Roma, raffrontando i dati toscani con quelli nazionali e mettendo in evidenza i trend positivi della Toscana sulla qualità dell’aria e delle acque superficiali (fiumi e laghi) rispetto a quelli nazionali, ma anche le criticità relative al consumo di suolo e la considerevole produzione di rifiuti urbani, le cui cause sono da approfondire. Il Presidente ha concluso sul ruolo strategico del SNPA, con ISPRA e le Agenzie, nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), nel supportare agli enti locali nelle politiche di tutela ambientale nell’attuazione dei progetti, nel fornire dati e indicatori che sono frutto dei monitoraggi ambientali e nel facilitare l’interlocuzione tra ricerca istituzioni e cittadini.
Pietro Rubellini, Direttore generale di ARPAT, ha sottolineato (leggi relazione, vedi intervento) la necessità di introdurre nell’annuario dei dati ambientali nuovi indicatori ambientali, come quelli legati ai gas climalteranti visto che una delle sfide più importanti da affrontare nei prossimi anni è prorio quella ai cambiamenti climatici, che comportano anche impatti socio-economici in grado di influire sui processi migratori ma anche sull’approvvigionamento e sostentamento alimentare.
In questa prospettiva, la nostra Agenzia vuole contribuire al quadro conoscitivo sul cambiamento climatico, mettendo a disposizione i dati contenuti nell’inventario IRSE: la banca dati degli inquinanti emessi da tutte le sorgenti industriali, civili e naturali presenti sul territorio regionale. Questa banca dati, esistente dal 2000 e recentemente aggiornata da ARPAT per conto della Regione Toscana, contiene informazioni dettagliate sulle fonti regionali di inquinamento e sulle quantità e tipologia degli inquinanti emessi, compresi i gas climalteranti: anidride carbonica, metano e monossido di azoto. Il quadro ragionato sui dati e i trend riferiti ai gas serra, stimati in CO2 equivalente, costituirà una sezione dedicata del prossimo annuario. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessario stringere forti sinergie con altri soggetti istituzionali, primo fra tutti, la Regione Toscana che ha, di recente, predisposto il documento “Toscana Carbon neutral”, la strategia regionale per il contrasto ai cambiamenti climatici.
“Si è appena conclusa la Cop26, i cui esiti sono percepiti come fallimentari, ma non possiamo permetterci di essere catastrofisti ma dobbiamo continuare a confrontarci sui dati. L’Agenzia, in questo senso, si pone come una casa di vetro, improntata a criteri di trasparenza e fruibilità delle informazioni” – ha affermato Rubellini – “La sfida ambientale e climatica richiede forti sinergie tra enti e istituzioni di ricerca anche quelle del settore sanitario, per individuare, sotto l’egida della Regione Toscana, le migliori strategie per contrastare i mutamenti del clima ed i suoi effetti e per garantire un ambiente salubre, in cui si gode di un maggiore benessere psico-fisico, come indicato dall’approccio olistico One Health che lega indissolubilmente la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema ”
Marcello Mossa Verre, Direttore tecnico di Arpat ha fornito (leggi relazione, vedi intervento) un quadro esaustivo e dettagliato sullo stato dell’ambiente nella nostra regione, mostrando nel suo intervento lo stato delle singole matrici, aria, acqua, mare, agenti fisici e suolo nonchè i trend emersi dall’analisi dei dati ambientali frutto del monitoraggio e controllo realizzato da ARPAT nel 2020.
La giornata di presentazione è poi proseguita con gli interventi dei rappresentanti del mondo accademico, Università degli Studi di Firenze e Pisa, che hanno approfondito alcuni importanti temi ambientali.
Enio Paris dell’Università degli Studi di Firenze si è soffermato (leggi relazione, vedi intervento) sulla questione della presenza di plastica nei corsi d’acqua e nei mari, problema molto discusso ma di cui ancora sappiamo poco, soprattutto in termini di soluzioni tecniche applicabili.
Gli studi che indagano questo tema si concentrano su tre fasi: produzione, intesa come fonti che originano le plastiche), trasporto e deposito, ovvero i quantitativi rinvenuti sugli argini dei fiumi e sulle spiagge.
La riduzione degli accumuli di plastica nei corsi d’acqua e nei mari può essere raggiunta solo limitando gli apporti, da qui la necessità di individuare criteri e tecnologie per quantificare e intercettare il materiale plastico. Le conoscenze raggiunte sinora non forniscono soluzioni soddisfacenti ma ci sono i primi risultati delle ricerche svolte. Tra questi anche quelli del gruppo di lavoro dell’Università degli Studi di Firenze che ha lavorato sugli obiettivi di identificazione e quantificazione dei volumi di materiale plastico che vengono immessi nei corsi d’acqua, sui rilasci di particelle plastiche generati dagli effluenti degli impianti di depurazione, sulla quantificazione delle immissioni nel corso d’acqua provenienti dai sistemi fognari in ambito urbano, sull’analisi delle modalità di trasporto e sul deposito delle plastiche all’interno dell’alveo fluviale.
L’intervento di Monica Carfagni, dell’Università degli Studi di Firenze, invece, si è incentrato (leggi relazione, vedi intervento) sul clima acustico, in particolare sul rumore prodotto dal traffico stradale e dalle attività produttive, problema che affligge le nostre aree urbane.
La ricerca universitaria ha già individuato possibili soluzioni al rumore prodotto dal traffico, che migliorerà con l’implementazione del parco-auto elettrico. Oggi dobbiamo lavorare sull’ottimizzazione delle tessiture delle pavimentazioni, come evidenziato nel progetto Leopoldo, applicabili con successo anche in ambito urbano, su strade con condizioni di traffico fluido a velocità non elevate e sulle pavimentazioni a tessitura ottimizzata con l’utilizzo, nel bitume, del polverino di gomma proveniente dal riutilizzo di pneumatici esausti, oggetto dei progetti europei Life NEREIDE, Life E-VIA, Life SNEAK.
Per quanto riguarda, invece, il rumore prodotto dalle sorgenti commerciali/industriali, le criticità sono collegate alle emissioni stazionarie nel tempo dei macchinari ed alla presenza di componenti tonali in bassa frequenza, fonti di particolare disturbo per la popolazione. In questo caso, oltre alla soluzione classica, quale la chiusura della sorgente in specifici locali tecnici o box, se possibile, oppure l’utilizzo di barriere anti-rumore (che tuttavia hanno una ridotta efficacia in particolare se la sorgente ha componenti in bassa frequenza). Al momento sono anche oggetto di studio le soluzioni legate al controllo attivo del rumore, quali i sistemi prototipali per il controllo attivo del rumore di reattori e trasformatori delle stazioni elettriche sviluppati dal Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze.
Infine Riccardo Petrini dell’Università degli Studi di Pisa, si è soffermato, nel suo intervento (leggi relazione, vedi intervento), sul destino dei contaminanti nell’ecosistema attraverso le reazioni gas-roccia-suolo influenzate dai cambiamenti climatici, che hanno impatti sui processi di alterazione delle rocce e minerali caratterizzanti i diversi comparti ambientali, con implicazioni sul ciclo di questi inquinanti. Infatti le cinetiche delle reazioni di alterazione sono influenzate dalla temperatura e dall’aumento della CO2 nell’atmosfera prodotta da emissioni antropiche che si sovrappongono a quelle delle sorgenti naturali.
Attraverso l’analisi dei dati e la loro interpretazione in termini di processi è dunque possibile fornire il supporto scientifico ai decisori per promuovere la transizione ecologica, intesa come processo di innovazione tecnologica che rispetta la sostenibilità ambientale.
La terza sessione della presentazione dell’annuario dei dati ambientali 2021 è stata, invece, un’occasione d’incontro e scambio di opinioni, una “tavola rotonda” che ha visto Istituzioni pubbliche, Confindustria Toscana, Sindacati (CGIL,CISL, UIL) ed Associazioni ambientaliste confrontarsi sui temi della sostenibilità ambientale e della transizione ecologica.
La tavola rotonda è stata introdotta e coordinata da Barbara Bonomi Romagnoli, giornalista free lance di Gi.U.Li.A (acronimo di GIornaliste Unite LIbere Autonome), che ha apprezzato la l’Annuario, ottimo strumento anche per i giornalisti per la comunicazione e la divulgazione ambientale specialmente in questo momento in cui c’è urgenza di comunicare e informare sull’ambiente, questione più al centro dell’attenzione, nonostante i diversi appelli già lanciati trent’anni fa da Laura Conti, pioniera, in tempi non sospetti, dell’ambientalismo scientifico in Italia.
Diversi i contributi, gli spunti e le riflessioni emerse nella tavola rotonda.
Tiziano Pieretti di Confindustria Toscana (Registrazione intervento Tiziano Pieretti) si è soffermato sul problema del greenwashing, oggi, alla ribalta, ma ritenuto dalle imprese ormai quasi superato in quanto le aziende si stanno rendendo conto, almeno in Italia, con una velocità estremamente rapida che tutti dobbiamo essere all’altezza della sfida ambientale. Questo sta portando ad una coscienza importante a livello industriale, la Toscana industriale è all’avanguardia e già da molti anni lavora in maniera partecipata a progetti di sostenibilità, pertanto il rischio del greenwashing è meno presente perché si è capito che fare questo tipo di percorso non sarà solo un aggravio di costi ma rappresenterà la possibilità di sopravvivere e andare avanti. Per scongiurare il rischio che le imprese, anche involontariamente, accreditino come “green” prodotti o processi che non lo sono o lo sono solo marginalmente occorre adottare in maniera diffusa indicatori scientifici, oggettivi, che misurino la sostenibilità.
Roberto Pistonina (Registrazione intervento Roberto Pistonina), in rappresentanza Segreterie Confederali CGIL-CISL-UIL Toscana, ha messo in evidenza come la sfida ambientale rappresenti una opportunità per una transizione ecologica con innovazioni di carattere tecnologico, per il lavoro e anche per il percorso scolastico.
Il sindacato confederale è disponibile al dialogo purché si facciano dei passi avanti sull’efficacia del monitoraggio; rispetto ai dati importanti e precisi presentati da Arpat con l’Annuario, il sindacato chiede che i monitoraggi siano svincolati da ogni indicazione esterna e quindi una Agenzia autonoma e indipendente dalla politica. Purtroppo i dati desunti dal bilancio mostrano che il monitoraggio sul territorio è diminuito in modo consistente, così come gli addetti e che l’attività è scesa del 18% tra il 2005 e il 2020.
Occorre rendere più solida l’attività dell’Agenzia, investire sul personale e sull’attività di monitoraggio e di controllo, che può essere anche collegato ad una attività sanzionatoria con entrate economiche importanti sia per l’Agenzia che per la comunità locale di riferimento. Infine Roberto Pistonina ha affermato che anche l’aspetto culturale è rilevante per poter aiutare la cittadinanza a capire e progredire in avanti su temi delicati relativi all’ambiente, sottolineando che “occorre una vera rivoluzione culturale, non più un approccio settoriale e lineare alle criticità, ma un’educazione sempre più intersettoriale”.
Alice Franchi (Registrazione intervento Alice Franchi), intervenuta in rappresentanza di Fridays for Future Toscana (FFF), si è soffermata sulla distinzione tra i due termini: conversione ecologica e transizione ecologica. Langer parlava di conversione ecologica pensando ad un cambiamento interiore, profondo della società e della persona mentre con transizione ecologica si sottolinea il passaggio verso il cambiamento. FFF è consapevole che il cambiamento sia un cammino, un percorso che deve essere intrapreso. Il mutamento per la conversione ecologica deve essere individuale rispetto agli stili di vita ma non basta; è necessario anche e soprattutto un cambiamento dall’alto da parte delle istituzioni, del mondo del lavoro, dei sindacati, dell’università, un cambiamento strutturale cercando di fare rete per affrontare anche questa sfida del cambiamento climatico che affligge il nostro tempo. La tutela delle risorse naturali influenza notevolmente il futuro delle generazioni presenti e future. Affrontare questa sfida è una opportunità di cambiamento, da qui un accorato appello al ruolo che ciascuno di noi ha all’interno della società per andare tutti nella stessa direzione.
Fausto Ferruzza (Registrazione intervento Fausto Ferruzza), Legambiente Toscana, ha evidenziato come la situazione sia abbastanza stazionaria e stabile da anni, con incrementi o decrementi di decimali, però quest’anno l’Annuario avrebbe dovuto registrare un decremento dovuto ai tre mesi del 2020 caratterizzati dal lockdown, ma i dati non registrano questa realtà, non c’è stato, infatti, un grande miglioramento nella qualità dell’aria. Anche il presidente di Legambiente Toscana sottolinea l’urgenza delle azioni da intraprendere per contrastare la crisi climatica, che si sta aggravando come dimostra la concentrazione media giornaliera di CO2 registrata a Manua Loa (Hawaii) pari a 419 parti per milione (ppmv). Questo è il vero problema, abbiamo mesi per agire, la situazione è davvero molto grave e preoccupante e richiede un’azione immediata, ognuno di noi deve fare qualcosa per porre in essere tutte le necessarie contromisure, atteggiamenti, stili di vita e decisioni nella risposta al dramma della crisi climatica.
Letizia Andreini (Registrazione intervento Letizia Andreini), WWF Toscana, ha ricordato che il testo finale della conferenza per il clima ha lasciato i rappresentanti della sua associazione profondamente insoddisfatti per i cambiamenti apportati all’ultimo momento, a partire dal fatto che non si parla più di fine del carbone ma solo di decremento. Soddisfatti, invece, per la volontà di porre fine al finanziamento agli investimenti nelle fonti fossili all’estero ma la stessa cosa deve essere fatta per i finanziamenti interni e purtroppo anche il nostro paese non ha attuato delle politiche così forti. Rispetto all’adattamento ai cambiamenti climatici il ruolo della natura è fondamentale per mitigare gli impatti e se guardiamo la dimensione locale, i dati presentati con l’Annuario mostrano delle criticità, che guardando i grafici non si notano perché la mezza “torta” buona è condizionata dal fatto che il territorio toscano è caratterizzato in buona parte da riserve naturali di qualità. Andreini precisa che guardando le cartine presentate nell’Annuario si nota che lo stato non buono dei corpi idrici sotterranei è sovrapponibile con la componente antropica, dove c’è l’uomo c’è l’inquinamento, ad es. l’impatto del comparto vivaistico ed agricolo che si ritrova in molti corsi d’acqua e, nonostante la componente laghi risulti meno colpita, si nota come il Padule di Fucecchio, maggiore area palustre interna d’Italia, risulti particolarmente impattata e classificata non buona dal punto di vista chimico e sufficiente dal punto di vista ecologico. Bisogna andare avanti nella protezione del territorio e del suolo sia a livello locale che nazionale, e a livello regionale siamo purtroppo lontani dalle percentuali di aree protette che ci chiede l’Unione Europea.
Infine Sergio Gatteschi (Registrazione intervento Sergio Gatteschi), presidente dell’associazione ambientalista Amici della Terra Toscana, ha precisato l’importanza del presidio dei territori anche per tutela della biodiversità. Il percorso per la lotta al cambiamento climatico è iniziato da molto tempo e sono stati tanti gli attori coinvolti. Il protocollo di Kyoto prevedeva un taglio delle emissioni del 5,2% al di sotto dei livelli del 1990 entro il 2008. Fu all’epoca poco più che una scelta unilaterale Europea, che è arrivata nel 2019 ad un calo del 31%, negli Stati Uniti del 21%, con un aumento del PIL del 55%. Lo stato italiano ha contribuito incentivando le rinnovabili ma il quadro è complicato perché mentre l’Europa diminuiva le emissioni climalteranti, miliardi di persone nel mondo stanno cercando di uscire dalla povertà energetica anche con fonti fossili per cui non dipende più dalla sola Europa, se non in piccola parte, tanto che adesso è al terzo posto, con l’8% di emissioni, tra i grandi inquinatori e l’Italia contribuisce alle emissioni prodotte dall’Europa con l’1%. Nel mondo, tra il 1990 e il 2019, il PIL globale è cresciuto del 75%, mentre le emissioni sono cresciute del 10%, grazie al tumultuoso sviluppo delle aree ex povere del pianeta, come la Cina, che ha aumentato il PIL di dieci volte, aumentando le missioni di tre volte, e l’India su tutti. Adesso c’è quindi l’esigenza culturale, etica di fare qualcosa ma non dipende più da noi se non per alcuni elementi che vengono anche dal nostro territorio e che dobbiamo valorizzare. Non molti, ad esempio, sanno che Firenze sta diventando una delle città più smart d’Italia grazie alla smart city control room, dotata di sistemi satellitari di rilevazione del traffico. Il progresso tecnologico e forti investimenti hanno disaccoppiato la crescita economica rispetto alle emissioni. Per proseguire nella transizione ecologica ed arrivare a livelli superiori e risolutivi dobbiamo investire nella ricerca tecnologica, diminuire l’intensità energetica di ogni attività umana, utilizzare un mix di energia da fonti tradizionali, calcolando sempre il miglior rapporto costi benefici, senza tabù di tipo ideologico. In Toscana, oltre alle considerazioni che valgono nel resto d’Italia, occorre valorizzare la geotermia. Rispetto ai cambiamenti climatici in atto, Gatteschi ha condividendo la necessità indicata Direttore di Arpat, Pietro Rubellini, di introdurre nell’Annuario il peso delle emissioni climalteranti, così da quantificare e vedere chi produce questi gas e dove impattano e misurarne le performance nel tempo.
Il format adottato quest’anno per la presentazione dei dati ambientali toscani è stato nel suo complesso utile, secondo il Direttore Rubellini, che ha chiuso la giornata di presentazione affermando che, in prospettiva, diventerà un appuntamento ricorrente di ascolto e confronto tra i soggetti istituzionali, l’associazionismo ambientalista, l’imprenditoria e i sindacati relativamente al monitoraggio e alla lotta al cambiamento climatico.
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