In Toscana la maggior parte degli impianti di riscaldamento sono alimentati a gas metano, ma sono presenti, anche se in basse percentuali, impianti alimentati con combustibile solido, sia rinnovabile, ovvero biomassa (legna e pellet), sia non rinnovabile, ovvero carbone in tutte le sue forme, come torba, coke, antracite (vedi infografica).
Più della metà dei riscaldamenti a biomassa si trovano nel territorio della provincia di Lucca, che registra la percentuale più alta di tali impianti (4,7%) rispetto alle altre tipologie di combustibile, seguita da Arezzo (1,2)%, Pistoia, Massa Carrara e Grosseto (1%), Livorno (0,7%), Firenze (0,5%), Siena (0,4%), Pisa (0,3%) e Prato (0,2%).
Ancora meno diffuso il carbone, che registra una percentuale significativa solo nelle province di Pisa, con lo 0,4%, e Prato e Arezzo, con lo 0,1% (tutti i dati sugli impianti di riscaldamento in Toscana sono aggiornati a gennaio 2019 e provengono dal Catasto impianti termici della Toscana).
La scelta del combustibile e del tipo di apparecchio usato per riscaldare le case giocano un ruolo importante per determinare il contributo del riscaldamento domestico all’inquinamento atmosferico.
La combustione domestica rappresenta infatti un’importante fonte di inquinamento atmosferico urbano da polveri, sia a livello mondiale che locale: in Toscana il 70% del PM10 primario è prodotto proprio dal riscaldamento domestico e più del 99% delle emissioni di polveri da riscaldamento domestico/terziario derivano dalla combustione di legna; di queste circa l’84% è imputato alla combustione in caminetti aperti e stufe tradizionali. La combustione della stessa quantità di combustibile (in termini energetici) produce, nel caso della legna, emissioni di PM10 e PM2,5 anche tre volte superiori rispetto agli altri combustibili, nel caso di sistemi di combustione a media-bassa efficienza (fonte dati I.R.S.E. 2010).
Gli studi effettuati su composizione chimico-fisica del particolato PM10 e PM2,5 e identificazione delle principali sorgenti, nell’ambito del Progetto regionale PaTos, Particolato Atmosferico In Toscana, hanno fatto emergere risultati interessanti in merito all’impatto della combustione domestica e in particolare della combustione domestica di biomasse, sui livelli di concentrazione in atmosfera di tali inquinanti.
In generale, per tutti i siti oggetto di indagine è stato rilevato che la combustione domestica, insieme al traffico locale, sono le maggiori sorgenti del particolato; in particolare, il contributo percentuale di tale sorgente alla massa del PM10 varia tra il 20 e il 50%. Il contributo della sorgente combustione domestica risulta essere dominante da novembre a marzo, periodo in cui diventa il principale responsabile durante i giorni in cui si verifica il superamento del valore limite giornaliero di 50 μg/m3, mentre diventa praticamente nullo durante il resto dell’anno. In particolare, le indagini effettuate presso alcuni dei siti di monitoraggio della qualità dell’aria coinvolti nel Progetto PaTos su PM10 e PM2,5 hanno identificato la fonte combustione domestica di biomasse tra le principali sorgenti dell’inquinamento da polveri; il contributo percentuale di tale sorgente alla massa del PM10 varia tra il 20 e il 40%, mentre tra il 20% e il 30% per il PM2,5. Nel periodo autunno/inverno tale fonte contribuisce in maniera importante nei giorni in cui si verifica il superamento del limite giornaliero: il contributo percentuale alla massa di PM10 raggiunge anche il 60% e circa il 40% nel caso del PM2,5.
Il riscaldamento domestico ha un impatto, oltre che sulla qualità dell’aria, anche sulla salute umana: nel 2010 si stima che 61.000 morti premature in Europa siano state causate da PM2.5 outdoor proveniente da riscaldamento residenziale con combustibili solidi (legna e carbone) (fonte Unece, 2014).
Oltre alla scelta del combustibile e del tipo di apparecchio, un altro elemento importante per ridurre l’inquinamento da polveri fini causato dagli impianti di combustione domestica è sicuramente quello di assicurare nella pratica un corretto funzionamento ed una corretta manutenzione degli impianti nuovi o già esistenti, indipendentemente dalla qualità del combustibile utilizzato e dal livello tecnologico degli apparecchi, evitando inoltre che vengano bruciati rifiuti o altri prodotti non ammessi (vedi esiti progetto Airuse e studio Innovhub – Stazioni Sperimentali per l’Industria).
La campagna informativa “Brucia bene la legna, non bruciarti la salute” del progetto europeo PrepAir, che in Italia interessa Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento, intende sensibilizzare i cittadini proprio sull’uso corretto delle biomasse per il riscaldamento domestico. Grazie alla campagna sono stati realizzati diversi prodotti, tra cui un video e una brochure informativa focalizzata sull’utilizzo della legna come combustibile e sulle strategie per ridurre l’inquinamento da legna.
ARPA Friuli Venezia Giulia, dal canto suo, ha realizzato anche una propria scheda informativa ed un video esplicativo per informare i cittadini sulle modalità più corrette e meno inquinanti per l’utilizzo della legna: cosa bruciare, cosa non bruciare, come ottenere la migliore combustione possibile e gli accorgimenti da attuare per ottenere una migliore qualità dell’aria.
APPA Bolzano ha invece realizzato una specifica campagna (Riscaldare con la legna, ma bene!), con consigli pratici per una combustione corretta, veicolati tramite brochure e video dimostrativi.
Su questo tema citiamo anche il contributo di ENEA con le sue regole per rendere più sostenibile il riscaldamento degli edifici con interventi di riqualificazione energetica e sostituzione degli impianti di riscaldamento meno efficienti. Un uso razionale ed efficiente degli impianti, infatti, non solo consente di evitare bollette pesanti ai singoli consumatori, ma può contribuire in modo decisivo a contenere le emissioni in atmosfera.
Oltre agli accorgimenti e alle buone pratiche che il singolo utente può intraprendere nella gestione del proprio riscaldamento domestico, dal canto loro le amministrazioni possono inserire – nei propri atti – alcune misure relative al riscaldamento a biomasse nelle abitazioni. Tali misure possono essere sia a carattere di “emergenza” (vedi interventi contingibili), che strutturali.
In Toscana, tra i possibili interventi strutturali da introdurre nei Piani di Azione Comunale per ridurre l’inquinamento atmosferico nel proprio territorio, la Regione ha proposto ai Comuni alcune misure relative al riscaldamento, inserendole nel Piano regionale per la qualità dell’aria (PRQA), come, ad esempio, il divieto di utilizzo di biomassa per il riscaldamento nelle nuove costruzioni o ristrutturazioni o la prescrizione di efficienza minima per gli impianti termici a biomassa ad uso civile o ancora il potenziamento dei controlli sugli impianti domestici destinati al riscaldamento, in modo prioritario quelli a biomassa. Tra gli interventi contingibili ed urgenti, il Piano individua poi le Ordinanze di limitazione dell’utilizzo di biomassa per il riscaldamento, da prevedere nei Piani di azione comunale.
Testo di Maddalena Bavazzano