Si è svolto il 6-7 giugno 2019, presso la Fortezza Vecchia di Livorno, il primo congresso dedicato al mare MS SeaDay, organizzato da Società Chimica Italiana e patrocinato da ARPAT, che ha riunito ricercatori nazionali ed internazionali provenienti dal mondo accademico, organi istituzionali, enti di ricerca pubblici e privati, per un confronto multidisciplinare in ambito chimico, biologico e ingegneristico finalizzato alla tutela dell’ambiente marino e costiero.
Nei due giorni si è parlato di monitoraggio dello stato di salute dell’habitat marino, strumenti innovativi per il campionamento robotizzato, monitoraggio e studio fotografico dei fondali marini, qualità delle acque marine, tossine algali, metodiche e strumentazioni, tra cui le applicazioni di spettrometria di massa in alta risoluzione, da utilizzare per ottenere precise ed attendibili determinazioni dei livelli di contaminanti presenti nell’ambiente marino derivanti dalle attività umane (pesticidi, antivegetativi per navi, prodotti farmaceutici, metalli pesanti e micro-plastiche) affinché rimangano contenuti almeno entro i limiti di legge in acqua di mare, biota e sedimenti.
ARPAT ha presentato due comunicazioni orali e poster sull’attività di monitoraggio sull’ambiente marino con l’attenzione ai vecchi e nuovi inquinanti e su quella svolta dal 2015 ad oggi, nell’ambito della direttiva Quadro sulla Strategia Marina (2008/56/CE).
Gioia Benedettini, responsabile del Settore Mare, (vedi presentazione) ha ricordato l’obiettivo della direttiva sulla Strategia Marina che impegna gli stati membri a sviluppare strategie, da aggiornare ogni sei anni, per raggiungere il buono stato ambientale (Good Environmental Status GES) entro il 2020 con lo scopo finale di avere mari puliti, sani e produttivi. I punti cardine di questo processo ciclico si basano sulla conoscenza dello stato ambientale delle proprie acque marine, sulla valutazione degli impatti ambientali che gravano sulle stesse, sull’analisi socio economica delle attività umane responsabili di tali impatti.
Per determinare il raggiungimento del buono stato ambientale delle acque marine vengono stabiliti traguardi ambientali (target) e indicatori, vengono altresì attivati programmi di monitoraggio e definiti ed avviati idonei programmi di misure.
La Direttiva sulla Strategia Marina, recepita in Italia con il Dlgs n.190 del 13 ottobre 2010, individua il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) come autorità competente per la sua attuazione che si avvale dei suoi organi operativi: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e agenzie per la Protezione dell’Ambiente che insieme costituiscono il Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA).
Alla fine del primo ciclo, nel luglio 2018, è stata pubblicata la relazione della Commissione europea redatta per il Parlamento europeo ed il Consiglio, nella quale l’Italia è inserita tra gli otto paesi membri che hanno molte probabilità di raggiungere gli obiettivi fissati dalla direttiva per il 2020.
Durante questi sei anni si è messo in moto un approccio sistemico per la protezione dell’ambiente marino attraverso la cooperazione regionale. Il 25% delle misure promulgate dagli stati europei sono state sviluppate per questa direttiva. Altre misure messe in atto per ottemperare alle normative vigenti (quali protezione delle acque o la gestione dei fertilizzanti in agricoltura) hanno avuto effetti benefici anche sull’ambiente marino.
Il territorio nazionale è stato suddiviso in tre sottoregioni: Adriatico; Ionio e Mediterraneo centrale; Mediterraneo occidentale, di cui la Toscana fa parte.
ARPAT come le altre agenzie costiere ha svolto programmi di monitoraggio per i 13 moduli operativi previsti ed inviato i risultati al MATTM attraverso gli standard informativi predisposti per tutte le Agenzie. ISPRA ha redatto i report per ciascun descrittore in ottemperanza a quanto previsto dal Dlgs.190/2010 per l’aggiornamento della valutazione ambientale.
È stata quindi presentata l’attività di monitoraggio svolta dal 2015 ad oggi in Toscana ed i risultati di tali attività, con particolare riferimento ai seguenti aspetti:
– microplastiche,
– letti di rodoliti (noduli di alghe calcaree),
– coralligeno,
– specie non indigene (NIS),
– fitoplancton,
– habitat di fondo marino sottoposti a danno fisico dall’attività di pesca;
-habitat e specie protette ai sensi delle Direttive 92/43/CE-Habitat e 2009/147/CE Uccelli (Posidonia oceanica, Patella ferruginea, Pinna nobilis, tursiope, uccelli marini).
Le microplastiche nel mare di Toscana
Le microplastiche fanno parte del cosiddetto microlitter che comprende tutto il materiale solido con dimensioni inferiori ai 5 mm, prodotte direttamente in dimensioni microscopche (origine primaria)o originate in seguito a processi di frammentazione di oggetti di dimensione maggiori (origine secondaria).
Il monitoraggio viene effettuato dal luglio del 2015, nell’ambito della direttiva sulla Strategia Marina, con campagne condotte in 4 aree: Fiume Morto, Donoratico, Carbonifera, Collelungo.
Tali indagini sono effettuate nel periodo marzo-aprile e settembre-ottobre grazie all’utilizzo di un particolare strumento campionatore, il retino manta, trainato per 20 minuti dalla motovane Poseidon di ARPAT.
Per ciascuna area sono stati effettuati prelievi per raccogliere tutti i frammenti di microplastica di dimensioni inferiori a 5 mm in corrispondenza di 3 stazioni localizzate a 0,5, 1,5 e 6 miglia lungo transetti ortogonali alla costa.
Nei quattro anni di monitoraggio si rileva un numero medio di microplastiche di 0,38 per metro cubo e di 0,09 per metro quadrato, dato indicato come media aritmetica e quindi confrontabile con quelli rilevati nelle altre sottoregioni italiane (Mediterraneo Occidentale di cui la Toscana fa parte, Adriatico, Ionio e Mediterraneo centrale). Rispetto alle altre sottoregioni il dato toscano risulta più basso.
I valori più alti sono stati osservati in 6 campionamenti della campagna di aprile 2016 dovuti alla presenza di un nucleo di concentrazione di microplastiche nei giorni 6 e 7 aprile nella zona a sud dell’Elba (Follonica e Foce Ombrone); concentrazione che è assente sia nella zona settentrionale che negli altri campionamenti annuali.
Microplastiche valore medio
Nella Toscana meridionale si registra un aumento di microplastiche allontanandosi dalla costa, fenomeno non osservabile nel tratto di mare a nord. Generalmente ci sono concentrazioni maggiori in primavera.
Alcuni dettagli sulla forma e sul colore degli oggetti rilevati: trasparente e bianco sono i colori dominanti (70%), ma tra i frammenti più colorati, il blu è il più comune e il rosso è il meno comune; la forma degli oggetti più comuni è quella di frammenti (90%).
Sebbene questi risultati riflettano in genere la situazione nel Mediterraneo, è necessaria una maggiore raccolta di dati, soprattutto in mare aperto al fine di identificare potenziali modelli di distribuzione di micro-litter in plastica e la presenza di gyres nelle acque del Mediterraneo occidentale.
Guido Spinelli, Direttore tecnico dell’Agenzia, (vedi presentazione) ha illustrato l’attività di monitoraggio sull’ambiente marino con l’attenzione ai vecchi e nuovi inquinanti.
Secondo la legislazione europea settoriale, ARPAT ha la responsabilità di monitorare le attività sui corpi idrici della Regione Toscana.
Relativamente all’ambiente marino, l’analisi di particolari tipi di contaminanti sull’acqua e, in particolare, sul biota (triglie e molluschi) ha fornito un quadro interessante delle spiccate pressioni antropogeniche nell’ambiente costiero.
Nel corso del 2018 ARPAT ha effettuato una campagna di monitoraggio relativa alla presenza di contaminanti ambientali, definiti come inquinanti organici persistenti, sulle matrici citate in precedenza, come le Policlorodibenzodiossine (PCDD), i Policlorotrifenili (PCT), i Policlorodibenzofurani (PCDF), il Mercurio, ed in particolare su quelli vietati come il Tributilstagno (TBT) e Policlorobifenili (PCB), su quelli limitati come Polibromodifenileteri (PBDE) e il perfluorottano sulfonato (PFOS), e su quelli emergenti come le Sostanze Perfluoro Alchiliche (PFAS) e ambientali.
I limiti di concentrazione per le sostanze (SQA), stabiliti nelle normative comunitarie e recepite nella legislazione nazionale, sono estremamente bassi e i relativi metodi analitici devono soddisfare elevati requisiti in termini di prestazioni.
Le strategie ARPAT in questo campo mirano a ottimizzare i metodi basati sulla spettrometria di massa, al fine di ottenere le prestazioni stabilite dalla legislazione dell’UE.
I risultati ottenuti indicano che i campioni di acqua di mare sono diffusamente contaminati dal TBT (80% dei campioni analizzati) e in misura minore dal mercurio, dall’altra parte in tutti i campioni di biota sono state rilevate concentrazioni ben rilevabili dell’intero pool di sostanze con eccezione di TBT che non è analizzato in questo tipo di matrice.
In particolare PBDE, PCB, PCDD/PCDF e mercurio sono stati trovati, a concentrazioni che eccedono l’SQA stabilito dalla direttiva 2013/39, mentre riguardo l’acido perfluoroctansolfonico (PFOS), le concentrazioni rilevate, sebbene risultino inferiori al valore SQA specifico indicato dalla norma, mostrano dei superamenti se normalizzate rispetto al livello trofico e al contenuto lipidico della specie indagata.
I risultati sottolineano la necessità di continuare e migliorare questo tipo di monitoraggio, in particolare sul biota che sembra altamente vulnerabile alla contaminazione chimica.