Arpa Toscana coordina la rete toscana di monitoraggio aerobiologico – analogamente a quanto fanno altre agenzie ambientali che compongono il Snpa e che collaborano fra loro nell’ambito del progetto POLLNET – che permette di evidenziare le variazioni stagionali del contenuto atmosferico dei pollini e delle spore fungine e di elaborare calendari per la zona oggetto del campionamento, utili per la gestione delle patologie allergiche respiratorie.
I dati raccolti dalla Rete vengono utilizzati anche per la compilazione del bollettino settimanale dei pollini e delle spore fungine aerodisperse di interesse allergologico con i dati di tutte le stazioni di monitoraggio. (bollettino che viene pubblicato sul sito dell’Agenzia, sulla APP di ARPAT per i dispositivi mobili, e contribuisce al bollettino nazionale di POLLNET).
Per la stazione di campionamento posta a Firenze viene redatto anche un bollettino di previsione pollinica, in collaborazione con il Centro interdipartimentale di bioclimatologia (CIBIC) dell’Università di Firenze, che integra i dati del monitoraggio aerobiologico con il commento dell’allergologo e le previsioni meteo/aerobiologiche.
Con l’avvio della stagione primaverile, abbiamo deciso di porre qualche domanda a Maria Giovanna Marchi responsabile del laboratorio di aerobiologia di ARPAT.
Quale sarà quest’anno l’impatto dei pollini sulle persone e soprattutto sugli allergici?
Difficile fare una previsione specifica ma in linea generale stiamo osservando negli anni una tendenza all’aumento di pollini di piante sensibili all’innalzamento delle temperature come carpini, faggi e cipressi. Inoltre negli ultimi 10 anni anche pollini di specie erbacee come piantaggine e graminacee presentano un trend in aumento. Da non dimenticare la presenza di pollini di specie invasive come la composita Ambrosia, molto allergizzante, anche se nel nostro territorio toscano non ancora presente in quantità preoccupanti, ma la tematica delle specie invasive va comunque tenuta sotto controllo. Ci sono anche spore fungine, come ad esempio Alternaria, che al pari dei pollini sono fonte di allergie importanti.
In questo primo scorcio dell’anno, possiamo mettere sicuramente in evidenza un notevole aumento di pollini di cipresso.
Rispetto allo scorso anno, cosa cambia in termini di impatto?
I cambiamenti in natura non sono così repentini, sono lenti e vanno monitorati negli anni; questo è il senso della attività di monitoraggio che viene svolta dai servizi ambientali, registrare gli eventi nel tempo, valutare i trend di dati, oltre ovviamente ai rilievi settimanali e alla diffusione tempestiva dei dati.
La stagione in Toscana è iniziata in ritardo rispetto allo scorso anno (ma lo scorso anno era sorprendentemente in anticipo), perché quest’anno le basse temperature hanno bloccato le fioriture. Indicativamente i primi pollini si sono trovati tra la fine di gennaio 2019 e l’inizio di febbraio, mentre nel 2018 a inizio gennaio la stagione era già cominciata.
La stagione è da poco cominciata, per ora sono in fioritura solo alcune piante, difficile fare previsioni per il resto dell’anno. In ogni caso gli individui allergici ai pollini lo sono a gruppi di specie e non a tutti i pollini. Ad esempio chi è allergico al polline di cipresso, nelle zone in cui questo è presente, viste le quantità che stiamo rilevando, quest’anno potrebbe avere una sintomatologia importante. Non è possibile al momento prevedere ad esempio quanto polline di olivo sarà disperso in atmosfera, ma occorrerà aspettare la stagione giusta per la fioritura dell’olivo e così per piante ed erbacee non ancora fiorite.
Quali sono le piante che danno più problemi agli allergici? Dove le troviamo (giardini pubblici, parchi, o altro)?
Le specie arboree che producono pollini a dispersione aerea, quindi che “respiriamo”, rilevanti ai fini allergici sono quelle appartenenti alle famiglie delle Cupressaceae (cipresso), Corylaceae (Nocciolo e carpini), Betulaceae (ontano e betulla), Oleaceae (sopratutto olivo). Queste specie arboree sono ampiamente presenti nel nostro territorio regionale. Non dimentichiamo però le piante erbacee con la parietaria in testa e altre erbacee come le graminacee e le ortiche in generale. Piante e erbe si trovano ovunque, in giardini pubblici e privati, ovunque vi siano aree verdi.
Per limitare i problemi, ci sono dei luoghi che si possono evitare?
La prima informazione da acquisire è la conoscenza delle specie a cui il soggetto allergico è sensibile, successivamente è importante sapere quali sono i periodi di fioritura corrispondenti e la presenza sul territorio; utile a questo proposito la consultazione dei calendari pollinici. Infine, evitare più possibile di sostare in aree e luoghi interessati da fioriture.
Quale e quando è il periodo più critico per l’impatto dei pollini sulle persone?
In primo luogo ogni allergico ha la sua categoria di specie verso le quali è sensibilizzato e quindi ognuno ha il suo periodo critico con i relativi picchi. I calendari pollinici che vengono elaborati per ogni stazione di rilevamento descrivono le specie (di pollini e spore fungine) e le concentrazioni raggiunte nel corso del periodo analizzato (calendari annuali o pluriennali).
Non esiste quindi un picco comune a tutti i pollini ma tanti picchi, ogni specie pollinica o spora fungina allergizzante ha un periodo in cui è presente (stagione pollinica), all’interno del quale vi possono essere valori di concentrazioni elevate che si evidenziano graficamente con picchi.
Nel quotidiano cosa è possibile fare per difendersi dagli effetti dei pollini?
Si possono applicare buone prassi comportamentali come ad esempio:
- prediligere momenti per stare all’area aperta in cui c’è minor quantità di polline in atmosfera come la mattina presto o il tardo pomeriggio
- evitare tagli d’erba in corso di fioritura
- scegliere località di vacanza e periodi adatti
- chiudere le finestre nelle ore centrali della giornata o i finestrini dell’auto durante i viaggi
- riconoscere le piante che possono essere fonte di allergia e starne lontani
Cosa possono fare invece le amministrazioni locali per contenere questo tipo di problemi?
Chi si occupa di verde pubblico, così come ogni cittadino nel privato, dovrebbe scegliere e progettare aree verdi in modo oculato evitando di introdurre specie dannose o invasive di cui non si conosce il valore allergizzante.
Diverso è il caso di coltivazioni che interessano specie allergizzanti o delle specie distribuite in natura e proprie di ogni territorio, in questi casi poco si può fare.
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