Regione Toscana e Arpat impegnate a favore di una corretta informazione sui dati ambientali e sugli interventi in atto.
Nel corso della recente conferenza stampa presso la sede della Protezione civile regionale, l’assessora all’ambiente, Monia Monni, ha reso una puntuale ricostruzione su due questioni: la vicenda “keu” e lo stato di avanzamento dell’Accordo quadro finalizzato alla riorganizzazione del sistema di depurazione civile nell’area del comprensorio del cuoio, con l’obiettivo di fornire un quadro comprensibile dei fatti ai cittadini.
“Recenti narrazioni condotte alla ricerca del sensazionalismo – ha esordito Monni – hanno generato confusione attorno ad una vicenda certamente grave e complessa”, che merita, invece, di essere compresa negli aspetti più prettamente tecnici.
Con lei Pietro Rubellini, Direttore generale Arpat e Renata Laura Caselli, Commissario straordinario per il presidio e coordinamento delle attività in materia di ambiente, insieme hanno fornito i dettagli tecnici dei controlli realizzati e degli iter amministrativi che coinvolgono Regione e Comuni.
Nel ricordare che è stato proprio un controllo effettuato da Arpat, nel 2018, presso il Green Park di Pontedera, a rilevare le prime anomalie, dando avvio all’indagine da parte della DDA di Firenze, Monni ha poi precisato di aver mantenuto sempre rapporti costanti con i Comuni interessati, perché “la salute dei cittadini è la priorità della Regione, e la salute passa dal controllo e dalla protezione dell’ambiente. “Su questo mi sento di rassicurare pienamente tutte e tutti i cittadini in considerazione dell’operato di ogni livello istituzionale coinvolto”, ha continuato Monia Monni, aggiungendo che “non c’è mai stata sottovalutazione della situazione, semmai grande attenzione soprattutto ai dati elaborati da Arpat, fonte principale sulla quale abbiamo basato le decisioni assunte finora”.
A seguito delle anomalie rilevate poi è partita la diffida degli uffici regionali alla ditta Ecoespanso (produttore del “keu”) e la successiva modifica dell’autorizzazione che ha previsto come destinazione del keu lo smaltimento in discarica.
La filiera dei controlli ha quindi funzionato. Al tempo stesso i recenti studi di Arpat confermano che gli interventi definiti nell’Accordo di programma sulla depurazione civile nel comprensorio del cuoio stanno determinando significativi miglioramenti dello stato dell’ambiente e che l’impegno delle istituzioni è volto a diminuire ulteriormente gli impatti ambientali.
“Il rischio di infiltrazione delle realtà criminali è concreto e non deve essere sottovalutato” – ha precisato Monni – “ma troverà istituzioni e comunità determinate a perseguire la strada della legalità”. Il coordinamento formato da Regione, Arpat e Comuni coinvolti ha definito, infatti, il piano di intervento che punta, in primis, alla realizzazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza (attraverso la copertura, l’impermeabilizzazione del suolo, la regimazione delle acque superficiali e il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee) e, poi, alla realizzazione di interventi permanenti (a carico del soggetto responsabile dell’inquinamento e, in caso di inadempienza, a cura delle amministrazioni competenti per la bonifica, il risanamento delle matrici ambientale e la rimozione dei rifiuti).
Allo scopo di assicurare il massimo presidio della vicenda è stato ricordato che la Regione Toscana ha provveduto alla nomina di un commissario straordinario per il presidio e coordinamento delle attività in materia di ambiente ed inerenti alle problematiche connesse al keu, mentre ARPAT ha costituito una task force formata da personale di tutti i Dipartimenti interessati e coordinata a livello direzionale al fine di garantire controlli costanti.
Il secondo tema di approfondimento in sede di conferenza è stato l’avanzamento delle attività definite sulla base dell’Accordo quadro del 2013, finalizzato alla riorganizzazione del sistema di depurazione civile nell’area conciaria, con lo scopo di migliorare la gestione dei reflui civili e diminuire l’impatto antropico nell’intera zona, come dimostrato dalle ultime analisi e dagli studi realizzati dall’Agenzia.
In relazione allo scarico del depuratore e al canale Usciana, il Direttore Arpat Rubellini ha reso noto che dai campionamenti effettuati nei primi due trimestri risultano rispettati i valori limiti di emissione ed ha illustrato il recente studio condotto sui sedimenti del canale stesso, richiesto dal Comune di Castelfranco di Sotto, per ricostruire la storia del canale stesso.
Lo studio ha reso evidente che “lo stato qualitativo della matrice sedimenti nel canale Usciana risulta impattato dalle attività antropiche presenti e passate, senza però identificare nello scarico attuale del depuratore Aquarno una significativa sorgente di contaminazione a monte e a valle”, come meglio specificato in una recente notizia pubblicata da Arpat.
Rispetto allo stato delle acque nelle aree limitrofe ai 13 siti è stata confermata l’assenza di contaminazioni. In questo senso è stato ricordato che al monitoraggio ordinario delle acque sotterranee la Regione Toscana ha provveduto ad estendere immediatamente le attività di controllo, sia attraverso l’Agenzia per quanto riguarda i pozzi ad uso domestico, in particolare nei pressi della SR429, sia con il coinvolgimento dell’Autorità Idrica Toscana relativamente ai pozzi dai quali viene attinta l’acqua pubblica. La Regione ha sostenuto integralmente, anche con ulteriori risorse, i costi relativi alle attività aggiuntive di monitoraggio dei pozzi ad uso domestico e alla loro prosecuzione nei prossimi mesi.
In merito alla qualità delle acque ed agli aspetti chimico-fisici, il direttore Rubellini, riprendendo quanto detto dall’assessoraMonni relativamente al sostanziale mantenimento di una qualità dello scarico conforme a quanto autorizzato, ha precisato che, relativamente alle deroghe consentite dalla normativa, la concentrazione solo su alcuni parametri, in particolare solfati e cloruri, pur essendo superiori a quelle delle acque dolci superficiali, raggiungono, però, valori paragonabili a quelle di acqua salmastra, dove i due parametri sono presenti naturalmente, anche in concentrazioni superiori.
Infine Rubellini, su richiesta di Monni, ha fornito una spiegazione del cambio di colore delle acque del canale Usciana, che, in particolari stagioni, subisce variazioni: da verde, prima dello scarico, assume poi il colore marrone, a valle dello stesso. La causa principale è dovuta quasi certamente all’effetto di mescolamento della portata del refluo scaricato sul canale, la cui portata è molto bassa specialmente in estate, quindi il colore verde a monte è dovuto quasi certamente alla presenza molto diffusa di piccole piante galleggianti, mentre il colore rossiccio-marrone è attribuibile ai sali di ferro utilizzati nel trattamento chimico-fisico finale del depuratore. Quindi, sia il fenomeno del mescolamento sia la portata del canale, molto simile alla portata dello scarico, provocano questa variazione di colore, pur restando fermo che lo scarico è sempre risultato conforme ai limiti normativi previsti per il ferro.